In memoria di Bill Tsamis

Bill Tsamis ci ha lasciato già qualche giorno fa, anche se queste righe escono solo oggi. Sono in crisi creativa: avevo chiesto a Piero Tola di scrivere qualcosa, ma lui non ce l’ha fatta. Ma io sono in crisi creativa, e sono disperato. Posso scrivere la recensioncina, posso scrivere l’articoletto, però tentare di rendere tributo a Bill Tsamis quando sei in crisi creativa diventa un tormento interiore. Perché in questi casi cerchi di scrivere qualcosa di definitivo, di enciclopedico, che restituisca davvero ciò che l’artista ha rappresentato, per te in primis ma anche in generale, e non ci riesci mai; non ci riesci quando sei ispirato, figuriamoci quando non lo sei.

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Ma Bill Tsamis è stato veramente un artista di caratura superiore. Gli Warlord sono stati un gruppo enorme, che non ha raggiunto neanche un millesimo della fama che meritava sia per motivi intrinseci (l’epic metal non è fatto per piacere alle masse oceaniche, e anche gli stessi Manowar hanno iniziato ad avere davvero successo quando hanno cominciato a suonare tutt’altro) sia perché, molto semplicemente, il mondo è una merda e la gente che lo popola è perfettamente degna dell’ambiente circostante. L’ispirazione divina di Bill Tsamis è palpabile in ogni cosa a cui abbia messo mano: nei primi fondamentali Warlord, nei Lordian Guard, in quell’abbozzo di reunion con Joacim Cans alla voce e nella reunion vera e propria del bellissimo The Holy Empire. Un genio compositivo strabordante che si distingueva anche in circostanze avverse: da un lato la presenza dell’ingombrantissimo Mark Zonder, probabilmente uno dei migliori batteristi metal di tutti i tempi, che avrebbe oscurato pressoché chiunque; dall’altro, specularmente, la voce di sua moglie, lei sì la peggior voce mai registrata su un disco metal, protagonista di quei due, nonostante tutto splendidi, album dei Lordian Guard. Tutto questo però è materiale più adatto ad uno speciale, che prometto solennemente che un giorno scriverò. Ora l’unica cosa che sento che valga la pena dire è che, senza Mark Shelton e Bill Tsamis, l’heavy metal è molto meno metal di prima.

Ho pensato anche molto a che canzone mettere qui in calce. Ho deciso per Battle of the Living Dead, dal disco della prima reunion del 2002 (ma originariamente sul secondo dei Lordian Guard), per vari motivi: primo, è stata la prima canzone degli Warlord che io abbia mai ascoltato; secondo, per far passare il concetto che gli Warlord sono belli tutti, non solo quelli dei primissimi anni ’80; terzo, che anche i pezzi dei Lordian Guard, con Zonder alla batteria e un cantante decente dietro al microfono, meritano di stare sull’Olimpo. Grazie davvero di tutto, Bill. (barg)

2 commenti

  • Band dalla carriera inspiegabile. Dopo il primo, maestoso album (EP?), non ho mai capito nulla. Un album live senza pubblico, con gli stessi pezzi? Poi un altro album con un nuovo cantante, che però comprendeva anche pezzi vecchi e pezzi dei Lordian Guard? Poi un nuovo album di inediti (ma con alcuni pezzi già apparsi prima), e infine un ultimo disco di… best of? Boh. Per me esistono solo in virtù di Deliver Us, il resto (a parte qualche pezzo di Holy Empire) non esiste. Ma quel singolo disco vale più di una carriera. Esistono altre band che sono entrate nella leggenda facendo di fatto un solo disco? I Sex Pistols, forse, ma chi altro?

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