L’abisso che guarda dentro di te: COLD IN BERLIN – Wounds
Elettronica, post-punk, death rock e metallo gotico in nove canzoni fredde e introspettive. Malinconia senza consolazione. Graffi sui muri. Una manna.
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Elettronica, post-punk, death rock e metallo gotico in nove canzoni fredde e introspettive. Malinconia senza consolazione. Graffi sui muri. Una manna.
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L’incredibile nuova vita delle vecchie glorie brit, oggi più attuali che mai con un disco post-punk che è uno schiaffo in faccia. Quegli antidepressivi li butterete nel cesso.
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Si ricomincia a parlare di un suono (doom ma non solo) italiano, anarchico, oscuro e matrilinerare. E per l’esordio dei torinesi si scomoda la Season of Mist.
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Primavera inoltrata, tempo di gite e scampagnate fuori porta. Noi vi proponiamo la colonna sonora ideale a base di Blood and Sun, King Dude, Dorthia Cottrell, Poison Ruin, Cult of Youth e Twenty Thousand Days.
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Il titolo del terzo album di questi irlandesi trapiantati a Londra significa “la dannazione del cervo”, espressione che indica una mutazione ineluttabile. Come il passaggio (anche artistico) all’età adulta.
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