Metallo per annientare i nemici: AQUILLA – Sentinels of New Dawn

Immaginate di tornare, per quasi un’oretta, indietro nel tempo, diciamo al 1995 o 1996, quando la grande Cermania tornava prepotentemente sulla cresta dell’onda metallica con i gruppi che sappiamo, ed il cosiddetto “power metal tedesco” era diventato molto di più che un genere in voga, quasi una moda. Tutto ad un tratto l’aria era satura di doppie casse e cantanti castrati, e, come successe nel decennio precedente per l’hair metal, il giochino si esaurì una volta che iniziarono ad uscire sessanta dischi al giorno di gruppi tutti uguali.

Oggi come oggi farei una preghiera al giorno per tornare a quello standard, considerando la roba che esce in media. Infatti, se prima l’offerta era “filtrata” da un minimo di talent scouting, grazie alle case discografiche dell’epoca, oggigiorno il mercato è impazzito e la tecnologia offre, davvero a chiunque, possibilità che allora erano impensabili.

Non è il caso degli Aquilla, ovviamente, che sulla tavola ci sbattono il loro pugno guantato di pelle avvolto nel filo spinato, e con questo Sentinels of New Dawn ci offrono, ve lo dico subito, quello che per me è il top album del 2025.

Lo so che ora direte: “Ma questo è scemo! È uscito Dissonance Theory quest’anno!”. Lo so. E perdonatemi se questa volta voglio premiare l’immediatezza, quella cosa che ti fa stare attaccato a una transenna agitando il pugno in aria e cantando a squarciagola una manciata di canzoni che hanno tutte una cosa in comune: spaccano culi. Dissonance Theory ti farà pure piegare le forchette e spostare gli oggetti con il pensiero, dopo che lo ascolti, ma è un potere che va lentamente acquisito, controllato ed imparato ad usare nel momento appropriato. Non fraintendetemi: i Coroner sono uno di quei gruppi per cui potrei uccidere. Solo che mi ci vorrà del tempo, seppure il disco sia molto bello, per poterlo accostare ai loro classici. Invece non c’è mai un momento non appropriato, nel tempo presente, per cantare a squarciagola il ritornello di Plunder and Steel o Battalion 31.

Ma in soldoni, come sono questi Aquilla? Prendere una buona dose di Gamma Ray, quelli delle cose spaziali del 1996 o giu di lì, e aggiungete una dose di Scanner (quelli di Hypertrace e Terminal Earth), condite con quel tappeto ritmico un po’ alla Thomen Stauch a tratti e qualche riffino preso in prestito ai RVNNING WILD! E vedrete che uscirà esattamente questo secondo album, che per inciso è un bel passo rispetto al già bell’esordio Mankind’s Odissey del 2022, che l’amico Mateusz Drzewicz aveva distribuito con la sua inossidabile Ossuary.

Questi cinque ragazzi direttamente da Varsavia hanno poi preso un nuovo cantante, Kacper Kuczyński, dagli ottimi Metallus (di cui vi ho già parlato e vi riparlerò), ed è stata una mossa vincente: vi sfonderà i vetri di casa con la sua veemenza vocale.

Insomma, gli ingredienti per un album “classico” ci sono tutti. E attenzione: non si limitano certo a prendere un po’ da qua e un po’ da là, ma rielaborano con personalità e carattere. Cosa che manca ad un buon 90% (e mi sto tenendo basso) dei gruppi odierni, di qualsivoglia sottogenere. Se non gli date un ascolto e vi piace l’heavy metal, quello rovente e affilato, siete degli stolti. (Piero Tola)

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