Avere vent’anni: BATTLEROAR – Age of Chaos

Quello che solitamente ci si chiede dopo un debutto particolarmente devastante è se ci si riuscirà a ripetere già a partire dal secondo. In questo caso specifico, però, io non avevo troppi dubbi, perché gruppi come i Battleroar di solito tendono a mantenere l’asticella molto alta. Non che ci siano in giro troppi gruppi come i Battleroar: qui si parla della carica epica, il fuoco, l’avere le influenze giuste e il saperle rielaborare con una giusta formula e un tocco personale. E infatti vent’anni fa Age of Chaos non mi deluse, pur se c’è stato bisogno di un po’ di tempo per assimilarlo davvero.

È molto simile e allo stesso tempo diverso dal predecessore, perché più intenso, complesso, difficile da digerire; è più un blocco unico a cui manca magari il pezzone che riesce a stare in piedi da solo, come fu per Morituri Te Salutant (ma pure qui il paragone è ingeneroso, perché Morituri Te Salutant è probabilmente una delle canzoni più epiche mai scritte da mano umana). Chi amò il debutto, e più in generale chi ama l’epic metal, che ricordiamo è il punto più alto raggiunto dalla musica dai tempi in cui la prima scimmia iniziò a battere un osso contro il cranio di una scimmia nemica, non potrà che costruire un altarino in casa pure per Age of Chaos, devoto atto d’amore all’Epico dei maestri greci (con cantante italiano).

Il disco ha una struttura circolare con due pezzi semiacustici, dai ritmi lenti e dall’atmosfera rarefatta posti in apertura e chiusura: The Wanderer, completamente composta, suonata e cantata da Mark Shelton (eh già), e poi Dreams on Steel, che conclude l’opera. Queste due tracce sembrano quasi rappresentare le nebbie oniriche che il guerriero deve attraversare per entrare e quindi uscire dal mondo fatato di sangue e battaglie così magnificamente rappresentato dal resto del disco. Age of Chaos è una marcia a tappe forzate tra inni di battaglia ispirati agli universi di Moorcock, Howard e Tolkien, un incedere cadenzato e inesorabile che esplode con la catarsi di Calm Before the Storm, nove minuti che sarebbero capace di far salire il furor bellicus pure a un figlio dei fiori con le infradito. Age of Chaos non è un disco per tutti, perché questo non è un genere inteso ad accontentare tutti, ma, come si suol dire, you know who you are: se non conoscete l’album e vi siete riconosciuti in queste mie poche e indegne righe, correte ad ascoltarlo. (barg)

PS: L’unica piattaforma su cui è reperibile è Bandcamp, ma occhio, perché per qualche motivo l’ordine dei pezzi risulta modificato.

2 commenti

  • Avatar di Epicmetal

    Lo ascolto con regolarità dall’uscita. E mi piace molto più del primo, parimerito col terzo. Sword of Crom è probabilmente la più bella canzone mai dedicata a Conan.

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  • Avatar di Cattivone

    Che gruppo della Madonna, signori.
    A livello personale il mio preferito resta “Blood of Legends”, ma viaggiamo sempre su livelli altissimi.

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