R.I.P. Mauro Di Francesco [1951 – 2025]

Addio anche a te, Maurino. Figlio della comicità avventurosa degli anni del Derby Club e della Milano ironica, sorniona e già molto disincantata, Mauro Di Francesco è stato il volto simpatico delle commedie urbane, balneari e fantastiche: era il personaggio amico di tutti, entusiasta, sempre un po’ ingenuo che s’inventava elegante, esperto di mondo, ma capace di rivelarsi imbranato e sfortunato come ciascuno di noi. Si è spento a 74 anni dopo una lunga malattia, nella notte tra il 24 e il 25 ottobre, in ospedale; aveva affrontato in passato anche un trapianto di fegato, che si era risolto positivamente. La notizia della morte è stata raccolta e rilanciata da più testate, con i saluti commossi di colleghi attori che gli erano stati vicini, come Jerry Calà, Diego Abatantuono e Alba Parietti. In mezzo a quel mondo c’era lui: Renatino ne I fichissimi, Mauro in Chewingum e in Abbronzatissimi, Uberto in Sapore di mare 2, Jena ne Il ras del quartiere, Fetuffo in Attila flagello di Dio, senza dimenticare la stagione ne I ragazzi della 3ª C.

Non era il protagonista, non sempre, ma svolgeva spesso un ruolo importante, specialmente aggiungendo quel raccordo umano che equilibrava una scena e la rendeva memorabile. Era anche una spalla nobile: milanese, pratico, tenero e tagliente quando serviva. Personalmente sono cresciuto guardando e riguardando (anche) questi film, in cui spessissimo Mauro Di Francesco era uno dei personaggi; non posso che averne un ricordo positivo, familiare e rassicurante. Ricordo che li davano in prima serata e i miei genitori a volte mi chiedevano se dovessi proprio vedere “quei film lì”; a distanza di quarant’anni rispondo ancora un perentorio sì, eccome: per quanto non fossero capolavori, né pretendevano di esserlo, restano ottima, spassosa, a tratti geniale comicità, il cui limite stava e tuttora resta solo nell’essere un genere denigrato a priori dalla critica, ma di certo non dal pubblico. Oggi che Maurino è scomparso ci accorgiamo di quanto figure come la sua, misurate, affabili, spontanee, manchino sempre di più nel cinema e nel mondo di oggi. (Stefano Mazza)

 

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