Sopravvivere alle ferie estive con l’esordio dei BRONZE HALL

L’estate fa caldo e ci si arriva spompati. Chi può stacca e se ne va in vacanza. Poi l’Italia è stretta e lunga e praticamente il mare è entro due ore di macchina da quasi ogni parte del Paese. Ci sta che la spiaggia sia lo sfogo prediletto della maggioranza. Non il mio, che in spiaggia, davvero, a mio agio non so starci. Poi noi siamo gente un po’ particolare e la nostra modalità di escapismo prediletto è spesso immaginarci, se non proprio su vette innevate grim & frostbitten, sferzate da tempeste di neve terrificanti, per lo meno sulle sponde di un bel Mare del Nord, di quelle che non puoi rilassarti un attimo perché devi scrutare l’orizzonte, casomai si scorgesse un drakkar vichingo in avvicinamento (ricordatevi di darvela a gambe, in caso). Mi immagino di non essere il solo. Poi, se preferite immaginarvi persi in una brughiera inglese o tra le paludi di Tampa o New Orleans, beh, fa lo stesso. Anzi, vi vedo quasi, che vi si siete fatti convincere ad unirvi alla macchinata diretta al mare, a Torvaianica o a Riccione. Protezione 50, si sa mai che poi qualcuno poi a settembre pensi che siete andati al mare. Ombrellone, berretto, ciabatte. La maglietta di un bel gruppo del Nord o dell’Est, di quelli beceri, e pazienza se la stampa sul davanti fa un caldo boia e non fa traspirare. Almeno qualcosa bisogna concedersela. L’arrivo in spiaggia è un trauma, la gente, l’afa, la radio dei vicini. L’acqua, che non è gelida e color ferro come quella che deve esserci, su al Nord. Difficile la vita. E dire che siamo in vacanza, bisognerebbe davvero poter rigenerarsi. Come quando nel corso dell’anno sogniamo ad occhi aperti, per lo meno, di essere al galoppo per le steppe ad est di Aquilonia, diretti al prossimo campo di battaglia. Beh, signori, ho una notizia per voi, un disco che porta il refrigerio di venti e vele spiegate e l’odore dell’acciao che si mischia a quello della salsedine. Si intitola Honor & Steel e ne sono artefici i Bronze Hall. O meglio ne è artefice un finlandese, tale Yöpyöveli (Yöpy per gli amici), che fa tutto da solo.

Non aspettatevi di trovarlo al juke box vicino al frigo dei gelati, o in diffusione alla radio dello chalet. Honor & Steel non lo trovate nemmeno su Spotify, solo su Bandcamp o YouTube. La nostrana Canti Eretici Productions si è appena peritata di farne una stampa in formato Lp. Che non sarà agevole portarselo dietro e poi la sabbia non credo faccia bene al vinile, ma magari quando tornate a casa la sera una copia in vendita su Bandcamp la trovate ancora. Provate intanto nelle cuffiette che effetto che fa. Quei riff epici, a velocità media, quel suono lercio della chitarra, casalingo, saturo e barbarico. Fa subito avvampare il sangue e salire la pressione, proprio quando pensavate che, ormai, stavate per svenire per il caldo. E le ritmiche, su tempi medi, tosti, vi fanno passare la voglia di sciabattare e di tornare invece alla cadenza di un passo più marziale, ché si è mai visto un vichingo sbarcare dal suo drakkar con fare sciatto e ciondolante. Ci sono anche delle tastiere semplicissime, ma evocative. Rigenerano, abbassano la temperatura corporea ben più di quanto farebbe un ghiacciolo all’anice. Intendiamoci: Bronze Hall non inventa nulla, certo non per quelli come voi, che ieri sera, mentre il disco andava, usavate una copertina dei Bathory o dei Summoning come ventaglio. Certo che il suono del mare che si sente a inizio di alcune tracce non è quello di Torvaianica, certo che gli intermezzi di chitarra acustica ve li immaginereste per la sera al falò, assieme ad altri barbari guerrieri, ma sapete che non andrà così, purtroppo. Il rantolo maligno di Yöpy però vi chiama all’ordine, alla belligeranza, ed è un attimo che non sfiliate l’asta dell’ombrellone per brandirla e sfidare così le schiere dei vostri nemici in costume da mare.

Non saranno mai dei tormentoni estivi, certo, titoli come Triumph of Honor & Steel, We Follow the Ravens, Land in Solitude (Questo for Blood), ma sarebbe bello che lo fossero. Eppure, non c’è bisogno della massa. Un manipolo di guerrieri determinati può tenere in scacco un impero, ad oltranza, ce lo insegnano la storia ed i fumetti. Quindi non aspettatevi di condividere questo ascolto coi vicini di lettino o asciugamano. Perché Bronze Hall, come dicevo, non inventa nulla, ma Honor & Steel è un atto di amore per il metallo antico, grezzo, barbaro, fatto con pochi mezzi, registrato come meglio riesce, ma comunque buttandoci dentro chissà come una dose di mistero. Mica con un plugin, un filtro o altro. O almeno spero. È un disco oltranzista. E, in quanto tale, difficile non apprezzarlo. Difficile non volercelo avere ancora in testa a fine giornata, quando sfiniti affrontate gli ultimi metri di sabbia per raggiungere l’auto parcheggiata, rovente, mentre magari alle spalle il sole al tramonto si tinge di rosso e sulla spiaggia la gente ormai è decimata, dispersa, come fosse passata un’orda a sistemare le cose. In fondo dai, poteva andare peggio, questa estate. (Lorenzo Centini)

Un commento

  • Avatar di Fredrik DZ0

    notevolissimi, presi subito su bandcamp. Se devo trovare proprio un unico limite (che magari è solo mio), è la voce…qualche passaggio in growl mi avrebbe esaltato.

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