GAME OVER / TYRANEX / BLIZZARD HUNTER @Bethaniendamm, Berlino, 26.07.2025
È un pezzo che Berlino non è più quella “povera ma sexy” magnificata dall’ex sindaco Klaus Wowereit. Quando avevo iniziato a visitarla con regolarità, ormai quasi vent’anni or sono, un bilocale qua a Kreuzberg lo trovavi anche a 30 mila euro. Oggi dovete aggiungere uno zero e avrete solo la base d’asta. Gli allegri perdigiorno da tutta Europa che venivano qua a godersi la bohème (e magari attaccarsi per un po’ all’allora generosa tetta del welfare locale) sono stati sostituiti da rampanti startuppari pronti a sborsare con noncuranza cifre spropositate per loculi degna tomba di stirpi determinate a suicidarsi per denatalità. Però la birra continua a costare meno dell’acqua. Al negozietto siriano, equivalente locale dei nostrani bangla, compro apposta quella più scrausa per scoprire se fa schifo o la tradizione germanica è davvero così inattaccabile. Fa schifo ma non troppo. Poi altro che equivalenti dei bangla, gli spätis, sono un’autentica istituzione berlinese che risale alla Ddr, quando gli operai che facevano il turno serale in fabbrica uscivano e cercavano subito dove berne un paio.

Uno ‘Spati’ ai tempi della Ddr
Entrato nel sozzo squat che ospita il concerto, uno dei tanti spazi occupati che continuano a costellare il quartiere, mi oriento quindi su una cara vecchia Berliner Kindl, anch’essa birra del muratore. Davvero due euro mezzo litro? Per sicurezza, me lo faccio ripetere due volte, per quanto il mio tedesco maccheronico fin lì arrivi. Ramazzo per mio figlio un po’ di adesivi dell’Union Berlino che trovo in giro e mi domando perché mi scordo sempre di portare quelli di Metal Skunk da attaccare nei cessi nonostante ne abbia ancora a casa una notevole scorta. Ho addosso la solita giacca sportiva (come fate voi a girare col cellulare nei pantaloni? Io quel coso vicino al padre delle creature non lo tengo) e ricevo complimenti per la mia eleganza dalle classiche tipe alle quali, da sbronzo, non temi di dare una chance bensì di chiedere un autografo perché le hai scambiate per Tom Angelripper. Il posto è di quelli talmente lerci che mi dispiace non sia con me il Masticatore, anche lui sempre a suo agio in questo genere di degrado. Del tipo che se ti appoggi al muro ti viene l’Aids. Spettacolo. E poi, oh, c’è la Berliner Kindl a due euro. Mi siedo su un divano rosso in finta pelle che ha visto tempi migliori, quelli di Bismarck. Inizio a scribacchiare sul taccuino. Un panzone a torso nudo, dall’età indefinibile e le trippe solcate da profonde smagliature, mi chiede se sono un poeta. Perché, sapete, indosso una giacca sportiva. Io gli chiedo l’autografo perché lo scambio per Gerre dei Tankard.

Il concerto doveva iniziare alle 19. A Berlino adesso ci sono regolamentazioni sul rumore rigidissime, alle 10, massimo le 11, si chiude tutto, mi aveva spiegato Julia, l’amica che ci ospita. Ovviamente alle 20 e 30 stanno ancora al soundcheck. Il primo gruppo ad attaccare sono i peruviani BLIZZARD HUNTER. Provenienza esotica, suono più Nwothm che thrash, animali feroci sulle copertine. Il genere è una sorta di versione ipervitaminizzata dei Judas Priest, influenza rivendicata con una cover di Breaking the Law, un accenno di Painkiller e un paio di citazioni abbastanza esplicite. Una Lost in my Madness fa invece pensare a dei Twisted Sister sparati al doppio dei giri. Il cantato è piuttosto melodico, quasi power, e le linee vocali acchiappano il giusto. Ed è tutto nobilitato dalla commovente dedizione dei gruppi sudamericani, nonché da titoli migliori del mondo come The King of Raging Steel. E i pezzi ce li hanno, così come il tiro e la cazzimma. Il palco consta di una stretta pedana dove è sistemata la batteria, gli altri musicisti stanno ad altezza pavimento, direttamente davanti al pubblico. Purtroppo non si possono fare foto (non capisco perché, dark room in giro non ne vedo), quindi quelle che corredano l’articolo sono immagini pescate dai profili Facebook dei gruppi. Quella in apertura è di Thered Alain Rebours.

Tocca quindi ai TYRANEX, già segnalati in passato dall’inclito Belardi, e pure questa è una bella esibizione. Il livello di intensità e violenza è maggiore ma, rispetto alla resa in studio, dal vivo gli svedesi hanno un suono più caldo e rotondo, a tratti rasente territori più vicini all’heavy metal classico, per quanto intrucidito, che al thrash tout-court. I brani sono secchi, brevi e puntuti, quasi fossero dei D.R.I dello speed metal. Ritmi molto più sostenuti e riff perentori. Si appollaiano tutti sulla pedana perché sono scandinavi e quindi più riservati. Però fanno il loro lavoro benissimo e il lezzo di ascella si sente a distanza. Linnea Landstedt è una tignosa erinni dall’ottima presenza scenica, per quanto la palma di membro più carismatico spetti all’occhialuto bassista, che a un certo punto azzarda un assolo simil-burtoniano. Come dici Centini, la vera parità è arrivata ora che le cantanti metal non sono più artificiose bonazze ma lercione che ruttano birra come i loro equivalenti maschili. Hail. Dopo averci spettinati con Pyromaniac, estratto dal recente Reasons for the Slaughter, Linnea annuncia una “power ballad”. Tutti mugugnano ma poi è carta vetrata pure quella. Che pezza ‘sti Tyranex, cari signori.

Torno un attimo sul divano a scribacchiare. Una ragazza ha il pupazzo di una puzzola che sbuca dalla borsetta. Lo spirito guida di Metal Skunk è nell’aria. Avrei dovuto chiedere al pupazzo, con cui qualche avventore si fa selfie, di fare il saluto ai lettori. È molto tardi rispetto alla tabella di marcia. Quando è il momento dei GAME OVER il pubblico si è già diradato ma rende il giusto tributo di pogo e cornine al cielo a quello che è una delle migliori bande retro-thrash italiane, una realtà solida con una ricca discografia alle spalle e una reputazione consolidata dal vivo che questa sera viene ribadita con vigore. Face the End è il sesto episodio di una serie finora senza passi falsi, coinciso con l’ingresso di un paio di nuovi membri. I suoi estratti, da Lust for Blood, che apre le danze, a Neck Breaking Dance, inchiodano e fanno volare le teste alla pari dei brani più datati. Massicci e incazzati, con una tecnica non comune che rende i loro assalti ancora più gagliardi: la nuova formazione appare già bella rodata. Lieto di aver recuperato i ferraresi dal vivo dopo essermeli persi a Roma la scorsa primavera.

Mia moglie, non vedendomi tornare, chiede mie notizie alle forze dell’ordine locali
A metà set, controllo il telefono, la batteria è al 10%. Non mi sono portato dietro né powerbank né caricatore. Dieci anni fa giravo con le mappe cartacee e questi problemi non li avevo. Mi riprometto di tornare alle mappe cartacee. Scendo alla fermata del treno giusta, mi incammino verso casa ma a metà strada il telefono si scarica. Non mi ricordo il nome del vicolo preciso ma della via principale sì. Tocca chiedere a qualcuno ma non c’è un cane in giro. Karlshorst è letteralmente un quartiere dormitorio, non c’è una birreria aperta, giusto un paio di ristoranti che ormai sono chiusi. E, come tutte le aree di case popolari costruite negli anni ’30, ogni isolato è uguale all’altro, quindi orientarsi è complesso. Incrocio, dopo un lungo vagare, un passante che mi offre di chiamare la mia signora con il suo telefono. Gli rispondo che non ricordo il suo numero anche se stiamo insieme da dieci anni e lei non lo ha mai cambiato. Con un’espressione di sommesso sconcerto mi guida verso quella cazzo di Qualcosastrasse. Giro l’isolato in attesa di ispirazione e a un certo punto mi corre incontro mia moglie, scarmigliata, gridando “Francescoooh” come Anna Magnani in Roma Città Aperta. Nel frattempo doveva aver elaborato le seguenti possibilità: tuffo accidentale nella Sprea causato dall’eccesso di alcol, accoltellamento durante rissa per futili motivi, omicidio stradale, attentato dell’Isis. Le avevo detto che sarei tornato verso le undici ma sono quasi le due. Chissà come, anche questa notte, riuscirà a resistere alla tentazione di soffocarmi nel sonno. (Ciccio Russo)

Ciccio scrive davvero bene.
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Che avventura!
Come si possono avere gli adesivi di MetalSkunk da attaccare in giro?
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Puoi mandare una busta già affrancata con il tuo indirizzo in un’altra busta indirizzata a Francesco Russo, via del Risaro 83a, 00127, Roma
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Affranco una sola busta, con il sistema “underground”… Send back my stamps!
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