Ma vi ricordate quanto spaccavano i THE DARKNESS?
Grazie ai potenti mezzi di Metal Skunk scopro il nuovo disco di uno dei gruppi che più mi hanno colpito e che ricordo sempre con affetto. Un po’ come quel vecchio compare di cui ti ricordi a malapena il nome, ma che incontravi sempre e ovunque, alle serate, alle feste, ai concerti. Vi siete conosciuti a una festa qualsiasi, avete fatto subito il delirio, sai quelle persone con cui ti senti in sintonia da subito. Una notte da leoni. Poi le compagnie si dividono, lui va da un altra parte, ma ti capita spesso di beccarlo di sfuggita frequentando più o meno gli stessi posti. Ogni volta che lo incroci “Uè, grande! Bombeeeer! Idoloooo! Grandissimo ma ti ricordi quella serata, oh stammi bene zio ciao ciao” e ogni volta però ti sembra sempre più distante, spento, diverso, non ha quel luccichio che gli avevi visto quella prima volta. Quella brillantezza.
Col passare del tempo gli incontri si fanno più sporadici, finché un giorno te lo ritrovi con i capelli corti, la cravatta, un anello al dito e lo sguardo di un adulto. Sembra stia bene, ma si vede che ha perso la scintilla. Le sue battute non fanno più ridere. La sensazione nell’ascoltare Dreams on Toast, l’ultimo lavoro dei The Darkness, è esattamente questa.
Mi è capitato di ascoltare qualche singolo in questi anni, ma niente che mi abbia colpito particolarmente. Idem con patate alla luce di questo nuovo lavoro. Boh… carino? Riascolto un pezzo qualsiasi di Permission to Land, e penso a quanto cazzo erano fighi. Io me lo ricordo il botto che avevano fatto, mi ricordo che si dicevano cose tipo “i nuovi capisaldi del rock classico” o “i salvatori del rock”, “una ventata di aria fresca” e tutte queste frasi che si dicono appena un giovane gruppo azzecca un singolo.
Sta di fatto che loro erano veramente una ventata di aria fresca, avevano quella scintilla che ha portato a un album praticamente perfetto, fatto di tutti potenziali singoli. Oltre a quelli che sono poi diventati effettivamente singoli, come Love is Only a Feeling (quanto è bello nella sua semplicità l’assolo finale?) o, banalmente, I Believe in a Thing Called Love che è stata un crack, c’era molto poco di simile all’epoca. Holding my Own è una bellissima ballatona strappamutande. Get your Hands off my Woman un gran pezzo rock. C’erano tutte quelle piccole particolarità che nell’insieme formavano una cosa fresca, nuova, divertente, buffonesca ma al tempo stesso seria. C’erano un po’ di AC/DC, un po’ di Zeppelin, un po’ di Queen mischiati col falsetto totale di Justin, le chitarre ariose, i costumi ridicoli. Non inventavano niente ma erano dannatamente belli. Quell’album ha 22 anni ormai. VENTIDUE. Ed è invecchiato benissimo, devo dire.
È un vero peccato che si siano persi per strada. Già col secondo album la scintilla si era persa. Recuperando la discografia si nota tanta confusione, la continua ricerca di quella ricetta perduta. Così come in questo ultimo lavoro. Un po’ di AC/DC, un po’ di Zeppelin, un po’ di Queen, un falsetto qua e là, qualche pezzo riuscito, qualche pezzo dimenticabile, un po’ di humor, ed eccoci qua.
Comunque, tra una peripezia e l’altra, sono ancora qui tra noi, come quel vecchio compare. Non riesco a non volergli bene, ma allo stesso tempo il ricordo migliore che ho di lui è quella magnifica, meravigliosa, inarrivabile prima serata in cui ci siamo conosciuti. Forse, semplicemente, è stato un botto talmente grande da non essere replicabile. (Alessandro Colombini)



concordo, dopo lo spettacolare debutto non mettono insieme una dozzina di pezzi sopra il carino. In compenso dal vivo spaccano di brutto!
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Mai piaciuti più di tanto ma all epoca del debutto (2003-2004) li trovavi in radio/Mtv insieme a linkin park, limp bizkit e altra roba un minimo decente, altri tempi. Sembra che il passare del tempo non porti nulla di buono, dalla scomparsa della Musica dal mainstream, alle band che peggiorano al compagno di sbronze che si sposa e si uniforma alla società.
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vero, in Live rendono meglio oche su album
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no
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BE NON SONO DIVENTATI NE POP NE TRAP
GIA SIAMO SALVI A METÀ
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alla lista degli ingredienti aggiungerei un po’ ZZ Top anni 80.
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Nessun interesse.
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Di gente che si vestiva male fuori tempo massimo ho sempre preferito i Space Age Cowboys (comunque inferiori ai mitici Warrior Soul). Ricordo pure la bella figura di merda che facemmo noi italiani quando vennero a suonare qui
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quanto cazzo era (ed è) bello Permission to land?
mi ricordo anche che vennero a suonare al Chico Bum a Borgaro Torinese e fecero un grande show (e pure una delirante cover di Ok Computer)
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Minchia, appena ho letto “come Love is Only a Feeling (quanto è bello nella sua semplicità l’assolo finale?)” ho chiuso tutto e sono andato a riascoltarla subito in cuffia! Io penso che dietro ci sia altro, com’è che negli anni dopo Permission to Land non si sono visti né sentiti, eppure ne hanno fatti di album…non so, fuoco di paglia oppure bistrattati senza che potessero imporsi…mi spiace molto, all’epoca lo erano si, una ventata di aria fresca!
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Gruppetto
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i the darkness li ho sempre snobbati volentieri…. sono peggio della FIAT di agnelli quando prendeva i soldi dallo stato italiano a gratis….figli di papà con zero talento hanno raggiunto il successo perché figli ,nipoti ,amici dell’establishment musicale inglese….una band nata a tavolino in un periodo dove il rock era ai minimi storici…gli hanno scritto sempre i pezzi altri e sono stati mantenuti forzatamente sulla breccia…. qualcuno era stato inserito nella band perché figlio di Roger Taylor?…..e poi pensiamo che la mafia sia solo in Italia….ahahah….please….ascoltate bands serie come i nostri clamorosi Gotthard nati con grande talento nella nostra Svizzera italiana, che hanno sudato ogni centimetro del loro successo stra meritato!….son stati in grado di scrivere 10 capolavori assoluti con il grande Steve Lee alla voce!
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ottimo album anche il 2° a mio parere. Pezzi brevi ma con ritornelli che si stampano in testa all’istante.
Poi si sono trascinati stancamente . Visti 2 volte dal vivo, davvero divertenti.
Hanno fatto la stessa fine dei Buckcherry.
peccato
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in realtà, gli ultimi album sono davvero validi. Dopo l’esordio , sappiamo che Justin ha avuto un bel po’ di problemi, fortunatamente ora sta benissimo: visti a Roma l’estate scorsa, spaccano di brutto, pura essenza rock.
Easter Is Cancelled è un disco potente e originale, non so se ai livelli di Permission, ma è sostanzialmente diverso (ed è giusto così). Bellissimo anche Motorheart, il disco più “metal”..
Forse si deve solo smettere di cercare il nuovo Permission to Land, e semplicemente lasciarsi prendere dal nuovo percorso di una band che, come poche ormai, fa rock genuinamente.
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