HERETOIR @Traffic, Roma – 19.04.2025
Una serata di comfort black metal (termine da me coniato ormai quasi due anni fa in occasione del live report degli Ellende, proprio qui al Traffic) non poteva che iniziare con il gruppo meno comfort della serata (perché l’agio e la pace dei sensi vanno conquistati, nessuno regala niente a nessuno): i romani KYBALION. Il loro black è rozzo e aggressivo, mai troppo veloce, ma graffia e lacera gli involucri delle vostre uova di Pasqua che è una bellezza. Sembrano molto a loro agio i ragazzi (sarà il giocare in casa), tanto che due membri della band, cantante e chitarrista, lasciano a casa gli ingombranti e scomodi abiti e gadget tipici del loro genere e sfoderano degli smanicati neri da bagnini metallari che gli valgono a mani basse l’ambito premio Tor San Lorenzo Lido della serata. Chissà il cantante quanti infanti col costumino che vanno a giocare col Super Santos nell’acqua alta col mare mosso avrà traumatizzato, richiamandoli con le sue urla belluine.

Dopo i Kybalion cambiano decisamente le carte in tavola con i loro concittadini EN DECLIN. Più dark rockers che metallari, anche solo esteticamente: tutti con eleganti camicie nere e pantaloni attillati. Probabilmente il declino che si sono messi nel nome è quello del loro ristorante (del resto dopo il Covid è stato un po’ un macello per tutti). Un ristorante che serve un interessante dark rock malinconico che di metal ha ben poco, anzi a un certo punto parte (come contorno) una base elettronica che avrei potuto sentire benissimo in un disco, boh, dei Subsonica.
Dopo due band casalinghe, ci spostiamo nel frozen north con i mantovani BLAZE OF SORROW, e qui il black torna de prepotenza a rubarvi la sorpresina dentro l’uovo di cui sopra e a scagliarvela giù da una montagna, sghignazzando diabolico. Anche loro elegantissimi, in camicia nera (era una festa a tema, si è capito), ma la loro azienda deve aver fallito di brutto, altro che il declino di quelli prima: black metal tiratissimo e pestone, con una batteria che è un terremoto, da cui ogni tanto fanno capolino lo shoegaze e momenti più riflessivi e malinconici.

Menzioni speciali per il chitarrista/cantante dalla plettrata più veloce del West (vi giuro che ho avuto paura che la mano a un certo punto si staccasse e partisse a mo’ di fuoco d’artificio) e per il suo compare, sempre chitarrista, che di tanto in tanto ci delizia con degli assolini vagamente slayeriani. Nella tv davanti al bar c’è la partita della Roma ma in pochi se la stanno filando; e di solito, come ho già scritto in passato, questo è sempre un punto in più per la band sul palco, la prova del 9 che i musici sono stati convincenti.
Si ritorna nella capitale con i SVNTH, già visti di spalla agli Ellende due anni fa e con un disco pronto ad uscire, dicono. Per quanto riguarda il genere confermo quanto detto in quel report (siamo dalle parti degli statunitensi Panopticon, soprattutto nelle accelerazioni ho notato quella stessa furia devastatrice che non perde però mai il gusto per la melodia), per quanto riguarda il look, invece, cambiano le carte in tavola: camicie e polo BIANCHE. Si, l’azienda dei Svnth sta andando meglio, non c’è dubbio. Poi mo’ esce pure il disco nuovo, vedrete gli utili come schizzeranno. E’ bella l’atmosfera creata dal quintetto romano, e il pubblico sotto al palco (esiguo ma che spazia da un età che va dai 45 ai, boh, 17) apprezza e applaude. Dopo un set che è una siringa di malinconia non distillata piantata nella schiena, il cantante/bassista Rodolfo tira un fuori un “Come va?” che mi ha ricordato l’ormai storico “Are you happy?” di Alexander degli October Tide, passati di qui di spalla agli Swallow the Sun nell’ormai lontano 2019.
I tedeschi HERETOIR, headliner di questa lunga serata, sono molto bravi e professionali, e non sono solo una band di comfort black metal: loro SONO il comfort black metal, molto più degli Ellende a mio avviso. La loro missione (loro e di tutta questa nuova wave post/atmospheric/comfort/memory foam/black metal) non è spaventare, disturbarti, levarti il sonno, farti venire la cacca addosso o semplicemente farti inneggiare a Satana a buffo come dei boomer black metal qualsiasi, tutt’altro: gli Heretoir vogliono cullarti su un supermaterasso volante e con esso farti planare sopra i pini della Foresta Nera, di notte, per farti sentire (da lontano però) i guaiti delle bestie notturne. E se il growl è troppo forte e invadente, via con massicce dosi di voce pulita, che altro non sono che i canti degli eremiti che abitano nei tronchi e, di notte, a gambe incrociate, meditano sugli irrisolvibili misteri del bosco. Eklatanz, leader della band, verso la fine del set ringrazia emozionato il suo pubblico di aspiranti depressi sotto al palco, dicendo che è la prima volta che vengono a suonare lì.
Ekla, io ti ringrazio, ma devi tornare al più presto che io il mal di schiena ancora ce l’ho. Ho bisogno di dosi ancora più massicce del tuo comfort black metal, e ne ho bisogno ora. (Gabriele Traversa)

