Un passo indietro: BORGNE – Renaître de ses Fanges
Se vivessimo in una realtà parallela nella quale l’unica musica conosciuta e apprezzata fosse l’heavy metal in ogni sua forma e declinazione, non esaltare un disco che ricalca quanto suonato dai perduti eroi Lunar Aurora, soprattutto quelli di Andacht e Ars Moriendi, risulterebbe sgradito alle masse quanto il nuovo film su Biancaneve. Qual è il problema di Renaître de ses Fanges, dunque? Per quale motivo un disco che si colloca di prepotenza ai vertici del black metal del 2025 può suscitare perplessità in un orecchio più attento e scafato? Principalmente per via di chi lo ha composto: non degli esordienti che, giocoforza, rendono tributo alle loro influenze bensì i veterani svizzeri Borgne, autentici pionieri dell’industrial/ambient black metal, attivi sin dal 1998 e titolari (tra le altre cose) di ben 12 full, tutti di lunghezza considerevole e ben radicati in uno stile personale, progredito di album in album e divenuto inconfondibile.
Ecco perché a mio modo di vedere il disco è un passo indietro, perché di fatto altro non è che black atmosferico tradizionale che prevede una drum machine e non un batterista in carne ed ossa – eppure il suono della stessa è abbastanza standard, non ossessivo e asettico come usualmente avviene nell’industrial black. Ovviamente l’album è ben fatto e ben studiato, i pezzi sono veloci, oscuri ed aggressivi, i riff contorti impregnati di oscure e malsane melodie ammantati di quell’aura di catastrofico, di caotico che i tedeschi Lunar Aurora hanno sempre infuso nelle loro opere. Rifatte pari pari, tastiere sinfoniche comprese e pure con gli stessi suoni. Ma quello stile se lo sono inventati loro, non hanno sempre suonato uno specifico sottogenere salvo poi cambiare di punto in bianco per imitare qualcosa fatto prima da qualcuno altro.
Pertanto, ben conoscendo le potenzialità degli svizzeri ed ascoltando altresì i pezzi di ottima fattura qui presenti, non comprendo i motivi che li hanno portati a ignorare bellamente il loro illustre passato per dedicarsi ad altro. È ben vero che i Lunar Aurora hanno lasciato un vuoto che fino ad oggi nessuno ha colmato (nemmeno i Kohlrabenschwarz, gruppo neonato nel quale suona Sindar, autori di un esordio l’anno scorso intitolato Im Finstren Tal, molto più innocuo di quanto tutti noi sperassimo; e pure i Mortuus Infradaemoni sono stati parecchio incostanti), giusto non si capisce perché siano stati i Borgne a decidere che l’onere di riempirlo toccasse a a loro. Li seguo da sempre, compro ogni loro disco a scatola chiusa ma non è questo che mi aspetto quando metto nello stereo un loro LP, per quanto riuscito e indubbiamente gradevole. Per questo reputo Renaître de Ses Fanges un passo indietro, e fa niente se la maggior parte dei blackster non sarà d’accordo con me, tanti saluti alla realtà parallela. (Griffar)
