Frattaglie in saldo #68
Nelle ultime settimane è uscita un sacco di roba interessante di cui varrebbe la pena parlare singolarmente, ma, per colpa di quello stronzo che per primo, all’alba dell’umanità, una mattina, si è alzato col culo pesante e, anziché andare a caccia o a raccogliere bacche e frutta, ha deciso di piantare un seme sottoterra aspettando di vedere cosa sarebbe successo, decretando l’inizio della sedentarietà e sostanzialmente del lavoro così come ancora lo intendiamo oggi, tocca farne una recensione multipla per mancanza di tempo.
Partiamo da una vecchia leggenda del death europeo, ovvero i madrileni AVULSED, che arrivano all’ottavo disco dal titolo Phoenix Cryptobiosis. Era dal 2016 che non facevano un disco e il loro è sempre un gradito ritorno. Anche quest’ultimo lavoro dimostra come Dave Rotten, unico membro fisso rimasto, abbia ancora molto da dire e sia ben lontano dallo sfornare album inoffensivi. Quello che a me è sempre piaciuto di loro è che mantengono uno stile personale a metà via tra americani e svedesi, puntando molto sull’aggressività e mantenendo uno spiccato senso melodico; il tutto con personalità da vendere. I pezzi di questo ultimo disco sono tutti molto belli, molto riconoscibili, molto intrinsecamente death metal. Per chi potrà, vada a vederseli al Frantic Fest. Avrete tutta la mia invidia.
Rimaniamo a Madrid con i TEITANBLOOD che fanno uscire il loro cattivissimo e ruvidissimo quarto disco che, ovviamente, spacca i culi. Anzi, mi spingo addirittura a dire che questo sia il loro migliore lavoro perché, finalmente, la registrazione è un po’ meno caciarona e da scantinato, e, pur rimanendo decisamente più grezza della media (dato il genere non potrebbe essere diversamente), permette ascolti più soddisfacenti. L’atmosfera è parecchio mefitica e le composizioni sono molto muscolari; inoltre la band ha una capacità tutta sua di non perdere mai il controllo pur pestando di brutto, mantenendo anche una vena melodica che distingue i pezzi l’uno dall’altro. Album da consumare.
Vi ricordate i Cerebral Rot? Ecco, in attesa che il Masticatore finisca la recensione dell’ultimo (in tutti i sensi) disco, loro si sono sciolti. Sarà perché la mancata recensione ha creato un danno economico causato dalla mancata visibilità su queste gloriose pagine? Può essere. Alcuni economisti ne stanno discutendo, ma non è semplice arrivare a una conclusione. I due chitarristi della band però non avevano intenzione di fermarsi e così hanno formato i CORPUS OFFAL, sostanzialmente la continuazione dei primi. Per loro è ovviamente il disco d’esordio, ma, se conoscete i due dischi dei Cerebral Rot, vi accorgerete come la musica riprenda il discorso interrotto nel 2021. Rimane la stessa anche l’etichetta, ovvero la mitica 20 Buck Spin. Death un po’ Incantation e un po’ Demilich, questo è quello che suonano. Il connubio è quanto di più figo si possa sentire tra le nuove leve, anche perché i Corpus Offal ci mettono del loro, e l’album è una bomba. D’obbligo l’ascolto sia di questo, ovviamente, come pure dei due Cerebral Rot.
Cambiamo totalmente lidi ora con l’esordio dei FROGG. Questo disco è stato segnalato sulla chat Telegram di MS, e sinceramente ringrazio chi l’aveva suggerito, perché a me era sfuggito. Metto le mani avanti: se volete approcciare questo disco, dal titolo Eclipse, dovete essere pronti a tempi dispari, tecnicismi, barocchismi (pochi in realtà), e canzoni contorte. I Frogg sono di New York e suonano un death molto metal e poco core, per precisare quanto troverete scritto su Metal Archives. Ci vuole pazienza all’inizio, ma vi assicuro che, una volta passato lo stordimento dei primi ascolti, l’album si svela in tutta la sua potenza e acquisisce senso, ed è davvero molto fico. Ma molto molto fico. E poi, con quella copertina lì come fa a non essere accattivante? (Luca Venturini)
