E poi il buio: TOWER – Let There Be Dark

Tempi bui. E i duri, in tempi come questi, si rabbuiano pure loro. Avevamo già notato col primo singolo del nuovo album dei Tower che i newyorchesi si sarebbero votati ad un metallo più oscuro e forse un po’ meno energico rispetto a quello parossistico di Shock the System. Quindi un album più meditabondo, questo Let There Be Dark? Mica tanto. Ha le sue ballate, ma poi viaggia spedito anche questo qui, per cui non temete, anche stavolta si suda per benino. Magari si abbassano le luci, si tirano giù le tende e ci si accontenta del lume di una candela. Io con tutto quello che è cupo e gotico (anche in senso lato) ci vado a nozze. Per cui diciamo che questa veste leggermente rivista dei Tower me la godo per bene. Non sarò il solo. Certo, gli algoritmi mi conoscono bene e fanno sembrare tutto attorno un po’ più nero, ma ho notato che certa estetica mesta (solo l’estetica, sia mai) è come se fosse diventata un po’ meno minoritaria di prima. Pure al cinema, a vedere i film di grido, non ci si vede più nulla. Un velo nero, stiloso, ammanta pure prodotti inaspettati. Magari è ora che il dark si rammoderni pure un po’, ma no, non i Tower, che nella Nuova Onda del Metallo Tradizionale sono tradizionali ortodossi.

Certo, contano su una regina dell’urlo come Sarabeth Linden, che pare proprio una peculiarità. Pare un po’ una Chèr vampiresca. A ben guardare però, l’attitudine è quella di certe esperienze minori e “al femminile” del vecchio metallo americano e canadese (Lee Aaron, Bitch, Blacklace). Nel frattempo però, sotto la presenza della Linden, le due chitarre fanno anche un gran lavorio da NWOHM britannica. Primi o primissimi Maiden, Samson, Tigers of Pan Tang, quel modo lì di suonare. Sentite su Let There Be Dark, la canzone che ha lo stesso titolo del disco, come non danno respiro. Sotto una cassa che raddoppia tipo elica. Brano da ABC, da scuola del Metallo. Esemplare. E le fughe degli assoli su Holy Water? In sostanza, quindi, anche stavolta è la dimensione più spedita, veloce (pur sempre melodica) quella che domina per la maggior parte del minutaggio. Non solo, però. Ad un paio di ballate strappalacrime da nostalgia del rock classico non rinunciano. La prima ha un titolo che è tutto un programma: And I Cry. Buona, eh, e quando la Linden singhiozza “and I cry, oh baby, I cry”, che c’è di più classico. Nulla. Solo che non è proprio una lacrima piaciona, di quelle che servono a spostarsi in camera da letto e poi proseguire… O forse non solo. No, perché, l’atmosfera è comunque abbastanza macabra. Vagamente (mooolto vagamente), ha una cupezza un po’ danese, non so se mi seguite. Come se Samantha Fox volesse fare colpo su quel bell’uomo di Kim Bendix Petersen. Più classica ancora, una specie di blues, Don’t You Say, quasi in chiusura. E qui proprio una cascata di lacrime prima della coda rock del brano. Non sono chiaramente questi due i brani che preferisco dell’album.

Album che la sua cifra principale ce l’ha nel connubio tra metallo classico e veloce e atmosfera da cripta. Un paio di intermezzi strumentali prometterebbero di più, una fascinazione orientale e si sa che il Male che viene da Oriente è sempre più affascinante. Quindi i due episodi acustici, quasi folk mediorientale, chiamati The Well of Souls e Legio X Fretensis, non hanno il minutaggio per spostare di molto la bilancia del disco in una direzione più che in un’altra. Però mettono appetito e quando ripartono le sgroppate, ripartono meglio. Sempre a livelli meno parossistici rispetto a Shock the System, ma io non mi lamento, perché questo disco è bello e si mantiene tale con gli ascolti. Quaranta minuti (scarsi) è la durata giusta per un disco, per lo meno per questa specie di dischi qui, ma davvero, vola via. La conclusione è un inno, The Hammer, una specie di dimostrazione finale di Metallo gagliardo, melodia mesta, chitarre tutte al posto giusto, una batteria eccellente. Ah, ecco, gran suono, la batteria di questo disco qui, gran suono tutto, ma in particolare la batteria. E suonata pure bene. È un bel disco, questo qua. Aspettavo da un bel po’, dal 2022, che si rifacessero vivi i Tower. L’hanno fatto e sono in forma. Un po’ più mesti, visti i tempi bui. Mica è un male, anzi. (Lorenzo Centini)

3 commenti

  • Avatar di Bonzo79

    visti live un mese fa… una cattiveria importante!

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    • Avatar di Bonzo79

      dopo qualche ascolto, sono abbastanza convinto che sia un gran bel disco, e il migliore loro: eliminerei le due inutili strumentali e book of the hidden, per il resto tutti ottimi pezzi, lentoni compresi. sarabeth canta in modo decisamente più vario e rispetto allo scientifico parossismo del predecessore, e il risultato ne giova palesemente

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  • Avatar di leda_666

    “Come se Samantha Fox volesse fare colpo su quel bell’uomo di Kim Bendix Petersen.”

    mi ha steso 😂

    Comunque mi fa piacere leggere bene del ritorno dei Tower !

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