Scopriamo il russian dark sound degli WIZARDS (e recuperiamo pure i MYSTIC STORM)
Andiamo con ordine. In principio (più o meno) c’erano i Mystic Storm, di San Pietroburgo, ed erano un gruppone, una figata, uno di quelli che vai in giro a vantarti con gli amici in paese perché conosci solo tu un gruppo russo davvero gagliardo che ti ha consigliato un compare russo (così è stato). I Mystic Storm erano un gruppo thrash. Ma particolare. Mica perché cantassero in russo (mai sentiti gli Аспид?), ma perché su chitarre e ritmiche thrash stendevano atmosfere macabre ed epiche che non sono sempre molto comuni nel thrash. Ma più ancora il fatto era che avevano una cantante, Anya, una totale invasata. Strillava, perfida, e dalle foto che si trovano in giro saliva sul palco con mantelli lunghi e scheletri e candele. C’era un’aura maledetta, drammatica e apocalittica che rendeva Из хаоса древних времён (From the Ancient Chaos), del 2021, la bombetta clamorosa che era. E vi consiglio davvero di recuperarla.
Poi un soffio d’aria fa riaccendere le braci di una guerra che pareva solamente sopita. Mi sa che ne sapete qualcosa. Bene, prima che il governo russo trovasse alternative da mandare al massacro (quali mercenari, galeotti, coscritti coreani) assieme alle tribù centroasiatiche del proprio impero, tanti giovani russi “europei” hanno approfittato delle possibilità offerte dalle maglie larghe dei confini e degli accordi con le ex repubbliche federate (talvolta ex repubbliche e basta) per espatriare e non farsi trovare dalla terribile cartolina. Tra questi, i tre quarti maschili dei Mystic Storm. Anja non so se era già uscita o meno, ma da quel momento sicuro è uscita del tutto dai radar. L’ultima foto insieme i tre la fecero con un monumento di Tbilisi sullo sfondo e un proclama contro la guerra diffuso su Instagram. Poi diversi giovani che erano espatriati, tra cui proprio loro tre, sono tornati nel Paese, non so come, ma penso legalmente, confidando che non ci sarebbero state altre cartoline o ritorsioni. Lo spero.

Oggi Metal Archives dà i Mystic Storm nuovamente attivi, ridotti a terzetto e senza cantante. Credo (spero) che si stiano attrezzando per tornare veramente, scrivendo materiale nuovo e cercando una nuova Baba Yaga che possa farli suonare ancora sinistri come suonavano pochi, lontanissimi anni fa. Ma intanto Konstantin “Galochkin” Kotsuba, detto Kostya, il chitarrista, non se ne sta restando con le mani in mano. Noi in realtà lo abbiamo già incontrato, di recente, perché dietro i Дежавю (Dejà-vu) c’è anche lui, oltre ad Artem Fleyter degli Electric Crown. Ma la notizia migliore è che Kostya ha deciso di riprendere un altro suo progetto, un duo (il compare Alexander ci mette la batteria) chiamato Wizards, con la esse, che nel ’22 aveva fatto uscire un demo, Тайный мрак грядущих дней (L’oscurità Segreta dei Giorni a Venire). Demo che recuperai dopo un po’ tempo, temendo che sarebbe rimasto senza seguito. Sarebbe stato un peccato, perché mi faceva pensare ad una sorta di manifestazione di un nuovo russian dark sound. Spiego meglio: gli Wizards suonano un heavy metal ancestrale, cupo, in bassissima fedeltà, forse registrato in scantinati, o meglio spero, spero non siano plugin ed effettacci. Suonano heavy metal ancestrale, cupo, magico, macabro, tendente al doom a volte e sconfinante spesso e volentieri nel dungeon synth. Tendenza ad entrare ed uscire dai confini sfumati del genere. E quindi per certi versi ad assomigliare a una sorta di versione russa dell’italian dark sound originale e antico, appunto. Almeno in termini di semplici suggestioni. Più ancora però, musicalmente e non, un legame ancora più forte pare esserci con un’altra forma di sound dark, quello del proto black-metal boemo di Master’s Hammer e Root. E quindi gli Wizards, anche se meno pesanti e molto, ma molto più lo-fi, li affiancherei come potenziali affiliati all’operazione messa in piedi recentemente dai Malokarpatan. Anche perché l’idea di evocare storie folk cupe e stregate dell’Europa slava non è così dissimile.

La notizia quindi, dicevo, è che quel demo ha avuto un seguito e si chiama Бесконечные бездны скитаний (Abissi Infiniti di Vagabondaggio). È un album, nominalmente, ma nei fatti autoprodotto, grezzo e incompromissorio come un demo, appunto, in tutto e per tutto come un demo. La libertà assoluta di non dover rendere conto a nessuno, non so se mi spiego. Le note riportate su Bandcamp (siano benedetti i traduttori automatici) sembrano confermare l’impressione. Si tratterebbe di un collage di impressioni e pezzi (più o meno) definiti nel corso di jam e ripresi così come si sono manifestati. Sarà vero? Loro dicono:
Questo fenomeno sonoro è stato creato in uno stato strappato alla realtà, o meglio in uno stato che non ha nulla in comune con la realtà.
Ancora:
L’idea era un gioco di coscienza: senza prove preliminari, affidandosi all’intuizione e alla naturalezza di ciò che accadeva, era necessario avviare due dispositivi di registrazione del suono e cominciare a suonare gli strumenti.
Sarà vero? Sicuro il risultato suona amatoriale e quindi è lecito sperare che lo sia, ma non si sa mai, visto che è venuto fuori che gli Hail Darkness non esistono e che il loro suono vintage è generato dell’intelligenza artificiale.

Non penso sia questo il caso. I personaggi coinvolti sembrano davvero dediti a un’idea e un’immaginario analogico, antico, di grafiche fatte a matita e china e chitarre suonate e microfoni e poca elettronica vintage che pare ormai medioevo pure quella. Spero sia così. Quindi una forma di resistenza al mondo moderno, questo, un fuggirsene in un bosco di fantasia (e metallo, e maledizioni). Purtroppo non sa di scena, questa storia qua. E la definizione di russian dark sound è fin troppo ottimista. Chi seguirà questa strada, più difficile di farsi registrare un riff banale e scontato in uno studio semiprofessionale per poi farlo processare in modo da sembrare una produzione “seria”? Penso in pochi. Qualcuno in Finlandia sta prendendo strade simili, penso a Iron Griffin/Meduusa e forse Chevalier. Qualcun altro magari in altre parti del mondo. Pare un po’ Fahrenheit 451, gruppi sparsi, semiclandestini, che tramandano un modo antico di concepire la musica e suonarla (non necessariamente metal, non necessariamente occulta), mentre attorno è tutto autotune, produzioni Nuclear Blast e intelligenza artificiale.

Quindi, ecco, non credo più possano nascere generi musicali o vere e proprie scene, in un contesto così balcanizzato, iperesposto, iperconnesso, eterodiretto e isolante. Però sarebbe bello crederci. Perché la musica degli Wizards, con tutti i limiti (tecnici e non), ha un profumo a suo modo antico. Di dejà-vu e non solo. Di passati possibili, più che reali. Ma anche di incenso che brucia in vecchie chiese di campagna, assediate dal malocchio. Così come di antiche battaglie eroiche. Il primo pezzo metal vero e proprio che si incontra è il terzo brano, Когда клинок был обнажён (Quando la lama è stata estratta) ed è un pezzo metal antico con tutti i crismi. Solo che pare provenire da un passato sconosciuto. O da un mondo di pura fantasia, o fantasy (Ульяна запуталась в сорняках). E la voglia di suonare come un vecchio demo, una specie di cassetta ritrovata per caso dentro un vecchio cassetto o scrigno, non so quanto sia un artificio. O quanto piuttosto la maniera più naturale e libera per evocare una musica che col mondo moderno non ha nulla a che vedere. (Lorenzo Centini)
