Rogga Johansson non dorme mai: REVOLTING – Night of the Horrid

Non facciamo in tempo a recensire l’ultimo dei Paganizer che Rogga Johannson ha già pubblicato un nuovo Lp dei Revolting, il nono in quindici anni per quello che è diventato il gruppo su cui spende più energie – energie di cui ha una riserva apparentemente infinita – dopo i Ribspreader (dieci full in vent’anni: il più recente, Reap Humanity, è del gennaio 2024) e gli stessi Paganizer (tredici full in venticinque anni al netto di uno sterminato catalogo di Ep, live e split). Avevo perso di vista il trio di Kalmar dopo Monolith of Madness e lo ritrovo cambiato, e non in meglio, almeno per i miei gusti. Prima i Revolting esprimevano il lato più, ehm, ricercato dell’estro di Rogga, puntavano più sulla melodia che sull’aggressione, si concedevano persino qualche strizzata d’occhio alla scuola black nazionale. Night of the Horrid è invece appiattito su un canonico death metal svedese, fedele alla tradizione di Stoccolma, gradevole ma senza veri guizzi. 

Parte Seven Severed Heads, tupa tupa e solito giro in si minore. Se non conoscessi il nome in copertina, penserei di trovarmi di fronte a un inedito dei Dismember, tanto quel suono viene riprodotto in modo fedele. Il che va benissimo, per carità, giusto non capisco perché l’iperattivo chitarrista senta il bisogno di mettere su sempre nuovi progetti (Metal Archives ne conta al momento attivi circa quarantacinque) che per lo più finiscono per diventare intercambiabili, infinite variazioni di quel che già fanno i Paganizer. Forse perché, altrimenti, uscirebbero quattro album dei Paganizer all’anno, chissà.

A fare la differenza rispetto alle altre decine di formazioni simili che vedono coinvolto Johansson sono ormai, nella maggior parte dei casi, le caratteristiche dei musicisti che lo accompagnano di volta in volta. La sezione ritmica composta da Grotesque Tobias e Mutated Martin ha assunto, con il tempo, un approccio hardcore, D-beat verrebbe da dire, considerata la provenienza geografica. Blades Will Cut fa venire in mente i Disfear, Hell From the Sky richiama addirittura i Goatwhore. Io preferisco gli episodi che si rifanno alla produzione precedente, come Final Journey, dagli spunti solisti risaputi ma efficaci. 

Che una quantità di uscite eccessiva vada a detrimento della qualità è cosa ovvia, quindi non mi cruccio se Night of the Horrid è poco più di un piacevole sottofondo da palestra per gli appassionati. Anzi, colpisce come Johansson riesca comunque a non scendere mai al di sotto del minimo sindacale, a fronte di una prolificità senza eguali, almeno in campo death. Mi lascia invece un po’ di amaro in bocca che sia venuta meno quella personalità che, in passato, aveva distinto i Revolting dalle mille altre creature dell’irrequieto zio Rogga. Chissà, quando scrive un riff, come decide per quale band usarlo. (Ciccio Russo)

2 commenti

  • Avatar di Fredrik DZ0

    mi pare comunque un buon lavoro, non è all’altezza dei mie preferiti (visages of the unspeakable, veramente ispirato, e monolith of madness) però spacca per bene.

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    • Avatar di Ciccio Russo

      Visages e Monolith sono i migliori anche per me. Questo è un disco ben fatto, fila, formalmente non c’è niente che non vada ma prima i Revolting avevano un’identità, oggi non più, per me è un problema dato che li avevo apprezzati parecchio in passato.

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