Il Super Bowl del metallo: Philadelphia Vektor contro Kansas Angelcorpse

Nella notte tra domenica e lunedì (ora italiana) a New Orleans si è giocato il Super Bowl, la finale del campionato NFL, la lega di football americano. Sarebbe stato bello essere allo stadio per raccontarvela dal vivo, ma quest’anno l’editore di questo blog ha tagliato il budget per i report sul campo, e quindi il divano di casa è l’unica opzione. “Quanto potrà mai costare un biglietto per il Super Bowl?”, vi chiederete. Diciamo che i biglietti più sfigati, quelli più in alto, partivano da una media di 3000 dollari, secondo quanto riportato da diversi giornali; i più costosi arrivavano a 12000 dollari, con i quali eri praticamente seduto in fianco alle riserve delle squadre. Ma siccome per i biglietti dell’evento vigeva il cosidetto “dynamic pricing”, cioè un costo dei biglietti che non è fisso ma cambia a seconda della richiesta (un po’ come per i biglietti aerei), è facile che qualcuno abbia speso anche più di così. Ora, io non pretendevo i biglietti a bordo campo, ma almeno quelli a metà. Voglio dire, con 6-7000 dollari ce la si poteva fare a mandarmi a vederla.

Lo stadio dell’incontro

A giocarsela ci sono i Philadelphia Eagles e i Kansas City Chiefs, attuali campioni in carica. Praticamente i Vektor contro gli Angelcorpse (ok, ci sono stati degli spostamenti di città, ma non mi venivano in mente altre band rilevanti). DiSanto e i suoi arrivano alla finale con la miglior difesa del campionato, mentre Helmkamp e Palubicki hanno il miglior quarterback in circolazione, e comunque una squadra fortissima, vincitrice degli ultimi due titoli. I Vektor dominano la partita da subito, DiSanto fa guadagnare campo alla squadra, e a metà del primo quarto di gioco il chitarrista riccioluto segna il primo touchdown. 7 a 0 per i Vektor. Gli Angelcorpse, nonostante la presenza in campo di fuoriclasse assoluti come John Longstreth, Tony Laureano e Bill Taylor non riescono a combinare niente di rilevante. La band di Philadelphia segna poi un calcio piazzato. 10-0. Il secondo touchdown dei Vektor arriva ad opera del simpaticissimo Erik Nelson che fotte la palla agli avversari intercettando un passaggio di Helmkamp. 17-0. Verso la fine del secondo quarto i techno-thrasher segnano il terzo touchdown: 24-0. Risultato che di fatto è (quasi) una sentenza.

La squadra in uscita dagli spogliatoi

Il secondo tempo non cambia la situazione in campo: gli Angelcorpse fanno fatica, non trovano spazi, perdono palle e pagano gli errori. Un altro calcio piazzato e il quarto touchdown portano il risultato sull’incredibile 34-0 per i Vektor. Se fosse una partita di calcio sarebbe un 4-0. Troppo in là da recuperare. Quello che puoi fare, se sei sotto di così tanto, è per lo meno provare a segnare il cosiddetto “gol della bandiera”. Ma la partita, lo sai tu, lo sanno gli avversari, lo sanno gli spettatori, è ormai chiusa. La partita si conclude infatti 40–22 per i Vektor. DiSanto vince pure il premio di MVP della finale, ovvero il migliore in campo. Ora speriamo che prenda coraggio pure per fare un nuovo album, anziché andare a margherite. (Luca Venturini)

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