Avere vent’anni: DARK TRANQUILLITY – Character

Credo esistano poche band che fanno discutere il pubblico metal sulla loro discografia come i Dark Tranquillity. Se parlate con dieci persone, ognuna vi dirà un propria classifica dei loro dischi, e state certi che saranno dieci classifiche diverse. Il motivo è, secondo me, che hanno scritto di tutto: capolavori assoluti, dischi passabili, e palesi porcherie. Alla loro musica non si può rimanere indifferenti, questo è certo. Se lo siete, probabilmente avete torturato gli animali quando eravate piccoli. Ad ogni modo, fino al 2002 avevano fatto uscire album che, per un verso o per un altro, vanno dal mediamente bello allo strabiliante. Personalmente, se ho tempo di ascoltare un disco per intero il mio preferito è The Mind’s I, invece passo a qualche singolone di Damage Done, quando ho solo dieci, quindici minuti, e ho voglia di gasarmi.

Non credo sia del 2005 questa foto, ma fa ridere

Proprio dopo quest’ultimo disco esce Character, e sui giornali mi pareva se ne parlasse molto bene. Veniva descritto come potente, incazzato, maturo, senza voci pulite, qualche inserto elettro-industrial. E chi se lo perde, con tali roboanti recensioni? Cazzo, quando lo metti su la prima volta e parte The New Built, ti spettina: fill di batteria, blast beat, riff irresistibile, e in 50 secondi arrivi già al primo ritornello, che manco a dirlo è una bomba. Poi guardi il minutaggio dell’intero album, uno di quei gesti rituali che si fanno appena ascolti qualcosa nuovo, e vedi che in totale dura quasi un’ora, comunque in linea con la produzione dei Dark Tranquillity, e ti chiedi come faranno a tenere questo andazzo per tutto quel tempo. Fare dischi così intensi è sempre un po’ complicato, e la soluzione spesso è quella di stare intorno alla mezz’ora, massimo quaranta minuti. Parte però Through Smudged Lenses, e allora ti rimangi quanto sopra. Almeno fino a Mind Matters i Dark Tranquillity ci danno effettivamente molto dentro. A quel punto sei a 25 minuti circa, e mancano ancora cinque canzoni che hanno una media di quattro minuti. Arrivati in fondo, tutto sommato non è male neanche la seconda parte. Ma caspita, che peso.

Si ha come l’impressione che la band abbia voluto rimanere sulla scia di Damage Done ma per farlo abbia allungato inutilmente i brani complicandone anche le strutture. Se quindi le canzoni prese singolarmente si lasciano ascoltare, a perderci è l’impatto dell’intero album. Ci sono molte parti che potevano essere tolte. In questo senso, l’emblema del disco è Lost to Apathy. Poteva chiudersi a tre minuti e mezzo quando dopo l’assolo di chitarra riprende il motivo principale. Invece c’è un altro minuto. Cosa aggiunge quello stacco di tastiera e voce a una canzone che era già perfetta? Mi dà sempre come l’impressione di essere stato ficcato dentro a forza, perché ormai ti sei dato l’obiettivo di fare un disco d’impatto sì ma più strutturato, e non riesci ad abbandonare quell’idea. C’è tanta, se non troppa, roba in più su Character. Galvanizzati dal successo di Damage Done, forse i Dark Tranquillity non volevano ripetersi facendo uscire un album stilisticamente uguale. Sarebbe comprensibile. Non saprei. Fatto sta che oggi sembra un discone rispetto a quanto sarebbe uscito in seguito. (Luca Venturini)

4 commenti

  • Avatar di Bonzo79

    per me discone… forse l’ultimo

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  • Avatar di Fanta

    Se la felicità ci avvicina alla morte, perché fa correre il tempo più velocemente, come dice Duccio Patanè in Boris, è altrettanto vero che la noia il tempo lo allunga a dismisura. E magari ti fa anche venire un’orchite.

    Ecco spiegata la tua percezione di “poco meno di un’ora” quando in realtà il disco dura 48 minuti (siamo molto più prossimi ai 3/4 che ai 4/4 di un’ora).

    Non tra i miei preferiti del secondo periodo dei Dark Tranquillity. Tutt’altro. Se la gioca in negativo con We are the Void, dal mio punto di vista. Apprezzo molto, di contro, Fiction.

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    • Avatar di Cure_Eclipse

      Duccio (gran personaggio) come un novello Bergson.

      Sul disco: a me piace parecchio, tra quelli che riascolto con più piacere dei DT. Li ho persi quasi del tutto di vista dopo Fiction, avvertendo un appiattimento generale della loro proposta.

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  • Lorenzo (quell'altro)
    Avatar di Lorenzo (quell'altro)

    Ma infatti la grande delusione venne con Fiction.

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