Avere vent’anni: KORPIKLAANI – Voice of Wilderness
Se con Spirit of the Forest i Korpiklaani avevano fatto intuire il loro potenziale, con Voice of Wilderness quest’ultimo esplode definitivamente, tanto che, con ogni probabilità, è proprio questo secondo album il più riuscito della carriera del gruppo finlandese. Si gioca tutto su un equilibrio tra evocazione e cazzeggio alcolico, il primo rappresentato dall’eredità degli Shaman (la primissima incarnazione del gruppo) e il secondo rappresentato dal fatto che, beh, sono finlandesi e gli piace bere e fare casino nelle saune. Il disco si apre proprio con Cottages and Saunas, che già dal titolo mette le cose in chiaro sulla direzione che si sta prendendo, ma proseguendo si hanno gioiellini di atmosfera agreste come Fields in Flames, Native Land e la bellissima strumentale Pine Woods, e anche qua già a partire dai titoli si capisce dove si va a parare.
I primi Korpiklaani erano apprezzabili proprio per questa commistione strana tra i due opposti, questo continuo saliscendi di tono che ti faceva chiedere, ogni volta che un pezzo finiva, su che cosa si sarebbe orientato il pezzo successivo. Ed è tutto molto convincente e paradossalmente omogeneo, senza singhiozzi o il rischio di spezzare la poesia. È tutto riconducibile a un modo naturale di approcciarsi alla Natura, senza le esagerazioni borghesi di noi cittadini che ne abbiamo uno sguardo per forza di cose esterno; è al contrario un approccio il più possibile disinvolto, dato dall’abitudine di vivere in mezzo a boschi e animali selvatici, mantenendo quindi un punto di vista spontaneo e autentico. Un qualcosa che rimane fermo anche in pezzi come Hunting Song, scelta come singolo, una frenetica corsa in levare di meno di tre minuti che andrebbe cantata in coro con un corno di birra in mano; o ancora della ormai celeberrima Beer Beer, che successivamente sarebbe stata tradotta in un’infinità di lingue diverse. Altrove, come nella strumentale Ryppajaiset o in Journey Man, si cerca all’interno dello stesso pezzo l’equilibrio tra i due principali fattori costitutivi del disco (e della ragion d’essere stessa di questi primi Korpiklaani).
Probabilmente il migliore dei Korpiklaani, si diceva. Il che non è poco, perché, nonostante da un bel po’ a questa parte Jonne Järvelä si sia adagiato su una comoda routine fatta di dischi semplici e troppo spesso anonimi, come del resto prevedibile considerato che escono per Nuclear Blast, agli inizi i Korpiklaani erano davvero un gran bel gruppetto. E ora, per rappresentare equamente e degnamente le due anime della banda, ci sentiamo Hunting Song e Pine Woods. (barg)


non li seguo più da almeno 15 anni ma i primi (almeno) cinque dischi son tutti divertenti, questo è il migliore anche secondo me
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Uno dei miei album della vita, uno dei più rappresentativi della mia adolescenza. Journey Man e Pine Woods imprescindibili nelle feste alcoliche con gli amici
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