Una chiamata nel cuore della notte: Rob Dukes torna con gli Exodus
Tempo fa avevo un’amica che ora non vedo più da parecchio tempo. Bazzicava parecchi locali notturni di una grande città mitteleuropea ed era simpatica e amava divertirsi. Aveva qualche problemino dovuto a qualche bicchiere di troppo, ma nel compenso era una compagnia abbastanza piacevole. Io ero impegnato con la sua migliore amica, e questa mi raccontava, spesso e volentieri, delle disavventure della simpatica ragazza di cui sopra: famiglia abbastanza disastrata, padre alcolizzato, ecc ecc. Di conseguenza, R. D. (così la chiamerò) aveva anche un bisogno di essere accettata e di affetto che a tratti mi commoveva, specialmente per quanto concerneva i rapporti con l’altro sesso.
Non di rado, infatti, rispondeva alla chiamata di un tale che, probabilmente dopo essere andato in bianco durante la serata, la chiamava o le mandava un messaggio, ovunque fosse e rigorosamente nel cuore della notte, per incontrarsi a casa sua o a casa di lei, ove si presentava con intenti non equivocabili.
Ovviamente non stiamo parlando di una tipa che quando passa per strada fa voltare tutti gli uomini, ma piuttosto di una ragazza abbastanza nella norma. Non particolarmente avvenente ma nemmeno inguardabile. Se fosse stata della prima tipologia avrebbe avuto meno difficoltà nel farsi rispettare, partendo avvantaggiata grazie all’aspetto fisico. O forse semplicemente non si sarebbe mai prestata a questi giochetti. Invece si faceva trattare come un calzino di ricambio, e ne era pure consapevole, stando a quello che mi veniva raccontato.
Onestamente non so, e non posso capire cosa potesse spingere questa brava ragazza, solare e dal cuore generoso, a ridursi ad un così basso livello di autostima. Volendo si sarebbe potuta mettere a cercare seriamente un brav’uomo, iniziare un rapporto duraturo e magari essere finalmente appagata sentimentalmente. Pure se non si trattava di un Brad Pitt o di un sosia di chiunque sia il bellone-mascellone di turno che va tanto di moda oggi. R. D. meritava di più, solo che la spia dell’autostima non si accendeva nel momento decisivo, e quindi cedeva alle lusinghe effimere di questo gentiluomo che semplicemente non aveva trovato di meglio da scopare quel determinato giorno. Il ciclo continuava ininterrottamente. A volte a distanza anche di mesi.
Ci perdemmo di vista, e ancora oggi non so se questa storia continui oppure i due abbiano smesso completamente di frequentarsi. Chissà, magari ancora oggi lui ha il numero di lei in rubrica e lo tiene in caldo per i tempi di magra, un po’ come un certo gruppo storico della Bay Area di San Francisco ha fatto con Rob Dukes. A volte basta una semplice chiamata nel cuore della notte, dopo una litigata o una crisi coniugale… (Piero Tola)



Dukes non è nemmeno nella norma, per il thrash è pure un bell’uomo. Grinta, presenza, cazzimma. Ma, come già capitato ad altri grandi cantanti non accasati, purtroppo ha più bisogno lui di loro. Io ne godo, Souza insopportabile, ma me ne dispiaccio.
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Molto meglio lui di steve, che ben venga
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