Gli HEXENBRETT, ovvero come trovarsi Horst Tappert in un giallo all’italiana

A metterla giù semplice, pare facile: gli Hexenbrett sono due tedeschi dalle identità ben celate e in fissa per due cose: certo metallo black e heavy, datato e occulto, pagano e mitteleuropeo (Master’s Hammer tra i vecchi, Malokarpataan tra i nuovi), e le atmosfere del giallo-horror all’italiana. E già mi immagino il lettore di Metal Skunk medio verificare che abbia ancora soldi sulla carta prepagata. E se invece qualcuno storce il naso, dicendo che quest’anno di revival del vecchio cinema nostrano ne ha avuto a sufficienza, vi dico che però Nell’Ora Blu non dovrebbe mettere in ombra un disco come Dritte Beschwörung: Dem Teufel eine Tochter. Due partite diversissime. Qui non è una questione di filologia, ma un’atmosfera macabra, stilosa, da stendere su una manciata di brani marci cantati in lingua crucca, cosa che rende il tutto ancora più strano e fuori luogo, come una puntata dell’Ispettore Derrick incrociata per caso mentre fai zapping al primo tempo di una replica de Il Gatto a Nove Code.

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Lode ai due crucchi in questione, Jostu Feratu e Scarlettina Bolétt, per il livello di follia dimostrato. E alla Dying Victims Productions di Essen, che già pubblica una quantità esorbitante di uscite interessanti e stavolta ne piazza una che lo è particolarmente. Che poi non è vero che qui le colonne sonore dei gialli italiani sono solo una semplice fascinazione. La Plese de la Nuit, strumentale, sembra davvero una traccia metal scritta per un film. Oppure il finale con Sette Gocce di Sangue Rosso su Velluto Verde, coi due a dividersi le parti di vittima e carnefice recitando in italiano, tra assoli, synth e un arrangiamento di fiati. Una chicca. Però il grosso è altrove, in brani speed, riff classici e tanta sozzura. Um Mitternacht in apertura, coi synth di Fabio Frizzi in un lurido night di Monaco di Baviera. Dem Teufel Eine Tochter, spedita e black all’inizio. Marisa, quasi motorheadiana (quasi). Su tutte Wozu Die Angst, singolo horror punk credibilissimo, un basso tanto così e una specie di Cronos che abbaia in tedesco tra tastiere al neon. Gran pezzo ed album divertentissimo. Una specie di incubo scovato inaspettatamente tempo fa nella programmazione a notte fonda di Rete 4. (Lorenzo Centini)

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