Sfida tra i ghiacci: AARA contro ÄERA
AARA – Eiger
Al termine della trilogia Eos/Hemera/Nyx, completata l’anno scorso come meglio non si poteva, si stentava ad immaginare che già quest’anno gli Aara avrebbero proseguito immediatamente il loro cammino, senza pause o momenti di riflessione di sorta e senza guardarsi indietro; ma si sa, gli svizzeri sono infaticabili e i due artisti principali del progetto Berg e Fluss (come sempre magistralmente supportati alle pelli da J) a quanto pare non sono da meno.
Agli Aara piace raccontare storie, sicché anche Eiger – così si intitola il nuovo episodio – risulta essere un concept album, questa volta incentrato sulla tragica storia di uno scalatore che perisce tentando l’ascesa alla cima di quest’iconica montagna omonima, situata nelle Alpi Bernesi, che nel corso della storia molte vite ha esatto come tributo.
Lo stile del gruppo non si è modificato più di tanto, anche se dal mio punto di vista Eiger è lievemente inferiore ai capitoli precedenti della band; spiazza un po’ il continuo alternarsi tra le consuete sfuriate chitarristiche (accostabili come sempre ad artisti del calibro di Lunar Aurora e Paysage d’Hyver, pur se rivedute e corrette), composte basandosi su riff lunghi e complessi, portatori di cupe e infelici melodie, e i molti momenti acustici, atmosferici e rilassati, presenti indubbiamente in quantità insolita rispetto al passato. Se invece le voci di Fluss, come sempre stridule e difficili da digerire per i non avvezzi, sono un marchio di fabbrica rimasto invariato, è doveroso notare che nel complesso le partiture sono diventate più contorte, meno repentine, e questo, specialmente durante i primi ascolti, suscita una certa perplessità. Anche la lunghezza non indifferente dell’opera – siamo sui 55 minuti – rende l’accostarsi al disco meno immediato dell’usuale, vuoi per l’atmosfera sensibilmente più tragica rispetto a quanto proposto dal gruppo in passato vuoi perché le trame melodiche comunque sempre ben presenti nei solchi di Eiger sono meno evidenti. Non esagero se a tratti mi è sembrato di ascoltare una versione più frenetica degli Antrisch, penso di rendere l’idea.
Il disco, va detto, cresce col tempo. Messo nello stereo per la prima volta mi ha spiazzato, l’ho trovato… diverso dal solito. Non necessariamente un male, per carità, anzi è normale che stiano cercando soluzioni nuove dopo essersi cimentati persino in una trilogia, cosa nel black metal più unica che rara. Un po’ comunque disorienta: più arcigno, più sperimentale in un certo senso; meno fruibile di primo acchito, più bestiale. Anche perché non esiste un brano che si stagli sugli altri, come loro consuetudine; piuttosto sembra che il disco sia concepito per essere sempre ascoltato nella sua interezza, con brani concatenati, nessuno dei quali subordinato agli altri. Questo implica una certa quantità di ascolti prima di mettere del tutto a fuoco quanto la band ha avuto intenzione di creare in questo loro sesto album, ed effettivamente ogni volta si apprezzano nuove sfumature, nuove situazioni che ne accentuano il gradimento. Quindi è sicuramente un disco da consigliare agli estimatori della musica del duo svizzero, raccomandando anche di dotarsi di una certa pazienza prima di affrettarsi in giudizi negativi. Sono i soliti Aara, ma Eiger non è il solito disco degli Aara.
ÄERA – Phantast
A rompere almeno in parte le uova nel paniere agli Aara ci pensano i tedeschi coevi Äera, accomunati ai loro ben più blasonati colleghi dall’anno dell’esordio (2019) da una proposta musicale non molto dissimile, anche dovuta alle evidenti influenze Lunar Aurora, da un moniker ai limiti dell’omonimia e, in virtù di ciò, naturalmente molto meno considerati da pubblico e critica.
Uscito poco prima del nuovo lavoro dei colleghi, Phantast si fa preferire per un certo numero di peculiarità che, almeno in questo episodio, gioca a loro favore: intanto è più breve, poco più di 41 minuti, e di conseguenza è più immediato, diretto, spontaneo e questo nel campo del black atmosferico ha una discreta rilevanza; poi è anch’esso vario e molto strutturato nel songwriting, con piacevoli alternanze tra momenti nei quali spaccano tutto senza fare prigionieri ad altri nei quali è tutto più soffuso, crepuscolare, oscuro e pesante pur restando corposo, denso, fottutamente heavy metal, e pure questo ha una discreta rilevanza; infine, a conti fatti, all’ascolto anche superficiale (cosa mi tocca scrivere…) è più istantaneo e d’impatto rispetto al nuovo Aara pur essendo intenzionalmente più groovy, più calato nel contesto atmospheric black metal da manuale.
Essendo stati scritti in un lasso di tempo molto più dilatato, i riff sono più studiati fin nei minimi particolari e molti di essi sono assolutamente accattivanti, senza esagerare. Appena il brano di apertura Kosmos attacca entra subito nel vivo e piazza immediatamente uno dei riff dell’anno: veloce, memorizzabile dopo pochi attimi, aggressivo quanto serve per costruirci sopra un brano che in circa 9 minuti esplora campi nebbiosi con insospettabile dolcezza, svariando tra la furia più bieca e l’atmosfera più adorabile. In totale i pezzi sono quattro e il migliore è proprio Schattenkreuz, il più lungo visto che sfiora il quarto d’ora; bilanciatissimo tra momenti acustici, altri più intensi o ancora più soffusi fino all’introspezione, il brano si rincorre e si spezza in numerosi rivoli, al punto che nemmeno ci si accorge della sua considerevole lunghezza. Ecco, questa è una delle caratteristiche che fanno preferire a Eiger questo nuovo episodio degli Äera: tutto l’album vola via e lo si riproduce più spesso e più volte grazie alla sua snellezza ed alle sue melodie elaborate comunque immediate, lungi dall’essere plasticose o catchy o peggio banali. Suonato in modo più che buono e gratificato di una costruzione e di un’ingegneria dei suoni di livello superiore, Phantast, almeno per quest’anno, vince la sfida con gli Aara, ammesso che ai due gruppi una simile competizione interessi effettivamente. (Griffar)





che goduria questo articolo, comunque a me tutti i dischi degli Aara hanno dato la sensazione di crescere con gli ascolti, all’inizio ti ritrovi in questa tempesta di chitarre, blastbeat feroci e la voce diabolica di Fluss, col tempo cominci a districarti e a trovare la strada, forse pure io preferisco la trilogia ed anche il magnifico esordio, ma questo Eiger è pur sempre un album coi controco. Il pezzo che spunta maggiormente per me è Felsensang.
Gli Aera invece li ho ascoltati solo una volta, attratto dal nome e dalla cover del disco, mi era piaciuto, ma devo recuperare sicuramente.
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