SUNBURST – Manifesto
Gli ellenici Sunburst si sono presi il loro tempo per dare un seguito al riuscitissimo Fragments of Creation, disco al limite della perfezione e graziato dalla performance di Vasilis Georgiou, un tizio che vi potrebbe decantare il menù della pizzeria sotto casa facendolo sembrare avvolgente, caldo, vellutato e lussurioso, manco fosse la pubblicità di una nota crema di yogurt crucca. Georgiou è un clone di Roy Khan ma al tempo stesso non lo è, in certi momenti lo ricorda tantissimo in altri se ne discosta abbastanza, come alla fine gli stessi Sunburst: a tratti somigliano ai Kamelot migliori e meno powerosi, in altri momenti danno qualche suggestione progressive che però rimane tale, in effetti non si scostano mai dai quattro quarti e le partiture non sono certo così complesse, insomma una sorta di Dream Theater faciloni, poi per carità sono tutti bravi ma Vasilis e Gus Drax, il chitarrista, sono quelli che fanno la parte del leone.
Il disco complessivamente è meno sinfonico del precedente, sono presenti inserti orchestrali ma in misura assai minore rispetto a Fragments of Creation e comunque non tendono mai a prendere il sopravvento sulle chitarre, che rimangono sempre bene a fuoco. D’altronde immagino che Gus Drax sia il compositore principale, quindi è piuttosto ovvio che ci siano chitarre da tutte le parti. Manifesto è gradevolissimo ma complessivamente meno riuscito del precedente, con i primi pezzi un po’ meno coinvolgenti della seconda parte, nella quale figurano le ultime due canzoni, Manifesto e Nocturne, che secondo me sono l’apice del disco. In ogni caso, sempre per quanto mi riguarda, questo è un ottimo lavoro, un pelo sotto a Fragments of Creation ma veramente nulla di cui lamentarsi. Anzi, ad avercene ogni anno di dischi così. Bravi. (Cesare Carrozzi)


Gus G.? Sicuro?
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Hai ragione, correggo
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