L’italiana che (forse) scovò Bin Laden e poi portò in tribunale Stato e CIA

La storia di Mary Pace è semplicemente surreale e ci giunge da un’unica fonte: i suoi racconti. Nei primi anni Sessanta, ancora adolescente, parte dal suo paesino, Sgurgola in provincia di Frosinone, alla volta di Roma, per incontrare un parlamentare. Qualcuno l’ha raccomandata, chiedendo all’influente politico di aiutare la giovanissima ciociara disoccupata a trovare un impiego. Un uomo dello Stato di quella caratura dove potrebbe indirizzare una teenager di provincia senza arte né parte? Ci sono tantissime opzioni. Potrebbe, ad esempio, farle ottenere un posto di commessa in un negozio di abbigliamento o magari potrebbe farle fare la donna delle pulizie da qualche parte. Al limite potrebbe anche piazzarla in un ufficio a svolgere mansioni di poco conto. E invece no: il misterioso onorevole la affida a Giovanni de Lorenzo, in quel momento comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, ma non solo: il graduato è anche il capo del SIFAR, il servizio segreto militare. La richiesta di lavoro di una ragazzina di Paese, insomma, viene soddisfatta assegnando alla giovinetta un ruolo da agente segreto.

Mary a questo punto comincia l’addestramento: corsi di paracadutismo, arti marziali e studi su “ogni tipo di arma”  (comprese quelle “relative allo Scudo Spaziale”) diventano il suo pane quotidiano. Impara inoltre a guidare “tutti i mezzi”, sino a diventare “la prima donna ad essere impiegata sul campo dal servizio segreto militare del proprio Paese” (in realtà questo primato appartiene a Luisa Zeni, ma sono dettagli).

Uno dei primi compiti affidati alla giovane agente del SIFAR è un’operazione di dossieraggio sui deputati più in vista, soprattutto quelli di sinistra. Internet non esiste ancora e quindi per svolgere una missione di questo genere è necessario avvicinare gli obbiettivi. A Mary Pace viene fornita una falsa identità e, fingendosi una venditrice porta a porta di enciclopedie, riesce – non si capisce bene come – ad intrufolarsi nella Camera per mesi. Il racconto prosegue in un climax sempre più incredibile, al punto da sembrare la trama di 00-2 agenti segretissimi con Franco e Ciccio: grazie sia agli accorgimenti già citati che alla giovane età, la spia carpisce immediatamente la fiducia dei deputati, i quali la invitano tranquillamente a partecipare a feste ed eventi di natura privata, aprendosi con lei sino ad arrivare a spifferarle praticamente tutto, informazioni riservate comprese. È così che la Nostra riesce a stilare dei dettagliati dossier su – tra gli altri – Nilde Iotti, Enrico Berlinguer e persino  Giulio Andreotti.

Nel dicembre del 1999 Mary ottiene delle informazioni clamorose: qualcuno le preannuncia gli attentati alle Torri Gemelle di New York dell’11 settembre 2001. La solerte agente segreta avvisa le autorità competenti, ma nessuno fa nulla per evitare il peggio. Non finisce qui: nel 2002 la nostra James Bond in gonnella, dopo aver ricevuto delle segnalazioni dall’Intelligence venezuelana, neutralizza “un sofisticato attentato in danno del presidente Hugo Chavez, organizzato nei minimi dettagli dalla CIA”.

L’evento che in un certo senso cambia la vita di Mary Pace avviene nel 2003: qualcuno le rivela le coordinate del nascondiglio del latitante più ricercato del mondo: Osama bin Laden, il nemico pubblico numero 1. Lei, tra l’altro, ha già conosciuto il notissimo terrorista durante una missione segreta sull’isola di Gerba negli anni Novanta, quando il temuto saudita è ancora un agente della CIA. Anche la fonte di questa epocale notizia è sconvolgente: Guido Giannettini. Ma chi è quest’uomo?

Guido Giannettini

Tarantino, classe 1930, giornalista, simpatizzante dell’estrema destra, ma anche e soprattutto collaboratore prima del SIFAR e poi del SID, nonché – tra le altre cose – imputato, insieme a personaggi del calibro di Franco Freda e Gianadelio Maletti, nel famoso Processo di Catanzaro per la Strage di Piazza Fontana, nel corso del quale viene condannato all’ergastolo in prima istanza e poi assolto nei successivi gradi di giudizio. Durante il seguitissimo procedimento giudiziario, i media lo ribattezzano Agente Zeta, nonostante non fosse quello il suo reale nominativo ai tempi della sua intensa attività nei Servizi Segreti.

Secondo Mary, Guido Giannettini, suo maestro/mentore storico, le rivela l’esatta ubicazione del ricercatissimo terrorista leader di Al Qaida praticamente mentre è sul letto di morte (l’ex collaboratore del SID spira il 12 maggio del 2003), certo che la valentissima allieva sia la sola in grado di utilizzare al meglio quella preziosissima informazione. Dopo il trapasso dell’Agente Zeta, la spia della provincia di Frosinone è l’unica persona al mondo a sapere dove sia esattamente Bin Laden. Il 20 agosto del 2003 Mary Pace contatta la DIGOS. Due ispettori, qualche giorno dopo, raccolgono una dettagliata deposizione della Nostra e inviano l’informativa al Ministero dell’Interno.  Poi, però, non succede assolutamente nulla, quindi Mary decide di allertare i diretti interessati: gli Stati Uniti. Il Governo degli Usa ha messo una taglia sulla testa di Osama. E la cifra non è mica da ridere: ben 25 milioni di dollari. L’agente Pace inizialmente prova a contattare l’FBI, ma senza successo. Nel frattempo passano gli anni. Nel 2010, cercando in rete, Mary trova un indirizzo mail della CIA e lo utilizza per comunicare al famoso servizio di intelligence statunitense che conosce la posizione esatta del rifugio dell’odiatissimo saudita. La CIA risponde, si fa dare tutti i dettagli, si complimenta e poi sparisce per sempre.

Il compound di Abbottabad

Il 2 maggio 2011 degli uomini dei Navy SEAL, le forze speciali della Marina a stelle e strisce, individuano ed uccidono Bin Laden in un sanguinoso conflitto a fuoco all’interno di un complesso residenziale di Abbottabad, in Pakistan. Si tratta della famosa Operation Neptune Spear. Sin da subito vengono sollevati diversi dubbi sull’operazione, anche dai media ufficiali. Per ovvi motivi, Mary è in prima fila tra gli scettici.

Per l’agente segreto Pace, infatti, il video dell’uccisione dello sceicco del terrore è una farsa. Bin Laden non si è mai rifugiato nel famoso residence, ma in un’area boschiva, sempre in Pakistan, all’interno di una grotta, cioè il luogo che lei stessa ha indicato alla CIA nel 2010, lo stesso rivelatole da Guido Giannettini nel 2003. Osama Bin Laden, l’uomo ricercato da mezzo pianeta – stando alle parole di Mary – rimane nello stesso posto per otto anni, sino alla sua uccisione, tra l’altro in realtà non eseguita dai già citati militari statunitensi, ma da non meglio precisate forze straniere. Per evitare che i Navy SEAL rivelino i retroscena della finta operazione, il Governo statunitense decide di ucciderli.

Queste ultime affermazioni di Mary Pace, per ovvi motivi, non possono essere confermate né smentite, ma va comunque precisato per dovere di cronaca che molti componenti di quel reparto, dopo la Neptune Spear, fanno effettivamente una brutta fine.

A questo punto Mary Pace pretende la taglia: quei 25 milioni di dollari sono i suoi, senza se e senza ma. E non li richiede a gran voce per avidità: con quella ingente somma vuole costruire una moderna struttura ospedaliera a Sgurgola. Per ottenere ciò che pensa le spetti di diritto, l’ex agente dei servizi segreti porta in tribunale sia il Ministero dell’Interno che la CIA. Dopo una rigorosa selezione, sceglie un avvocato di un certo spessore: Carlo Taormina. La vicenda fa il giro del Paese e finisce sui giornali, anche quelli nazionali. Nadia Toffa, per conto de Le Iene, la storica trasmissione di Italia 1, va a casa di Mary e le fa un’intervista sulla questione. La storia, insomma, diventa un mezzo caso. Il 2 maggio del 2013, nel secondo anniversario della morte di Bin Laden, Mary finisce in coma e si risveglia dopo nove giorni. Cosa le è successo? Lei sa per certo di aver subito un attentato, anche se non è in grado di ricordare né le modalità né gli autori dello stesso.

Il governo degli Stati Uniti non invia nessuno a rappresentare la CIA, quindi il tribunale lo dichiara contumace. Ma qual è l’epilogo di questa epica battaglia legale? Non ci sono notizie precise in merito. Da quel che ho capito, l’iter giudiziario non si è mai concluso, perché Mary Pace è venuta a mancare il 30 agosto del 2019. Titoli di coda, insomma. The End. A questo punto, come diceva qualcuno diversi lustri fa, la domanda sorge spontanea. Anzi, le domande: chi era Mary Pace? È stata sul serio un agente dei servizi segreti per decenni? Sapeva davvero dove si nascondeva Bin Laden? Se sì, glielo aveva rivelato Guido Giannettini o chi altro? Qualcuno ha davvero cercato di ucciderla nel 2013 per chiuderle la bocca per sempre? E tutte le altre storie che ha raccontato sono reali al 100%, basate su un fondo di verità o totalmente inventate? La risposta è facilissima: non lo sapremo mai. Però vi consiglio caldamente di visitare il suo blog, dove potrete trovare, oltre alla pubblicità dei suoi numerosi libri, diverse storie pazzesche e svariati scritti in cui la Nostra parla liberamente di molti temi. Ed è proprio con lo stralcio di un suo vecchio post, intitolato Una professione infame, che voglio concludere:

“Esistono tante persone, che Voi in parte conoscete, le quali si recano ogni giorno al lavoro, sfoggiando eleganti borse di pelle, ma, soprattutto, ostentando nauseante arroganza ed estrema superbia. Consapevoli di esercitare un immenso potere, nonché di possedere l’autorità per devastare arbitrariamente il destino di ogni uomo, essi si autocollocano sullo stesso piano di Dio. Consci di essere oggetto di servile adulazione e di supina sottomissione, da parte di una vile pletora di ruffiani, essi manifestano sdegnosa presunzione. Mi riferisco ai magistrati.

Tali personaggi sono soliti scavarsi la fossa con le proprie mani. La loro eliminazione mi lascia completamente indifferente. Anzi, mi procura momenti di vibrante soddisfazione.

Brandendo una lucente ed affilata baionetta, li infilzerei tutti, uno ad uno, e li ridurrei a brandelli. Si meritano soltanto una fine del genere.” (Il Messicano)

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