The Blossoming: gli ÆTHĔRĬA CONSCĬENTĬA ci riprovano

Sono già passati tre anni dalla pubblicazione del secondo disco Corrupted Pillars of Vanity, e sono pertanto maturi i tempi per l’uscita di una nuova opera dei francesi Æthĕrĭa Conscĭentĭa, già doverosamente incensati su queste pagine. Ho però l’impressione di non aver fatto particolare breccia, perché mi aspettavo riscontri più entusiastici per questi artisti che, a mio parere, sono compositori fenomenali, nonché eccellenti strumentisti. Artisti che il recensore lo mettono in imbarazzo, perché tentare di descrivere la loro musica in modo esauriente risulta assai difficoltoso, bisogna ardire etichette che possono anche risultare ridicole. Che ne pensate di progressive experimental avantgarde psychedelic black metal? Non ci avete capito niente, eh? Lo credo bene, probabilmente nemmeno io; però incredibilmente è una definizione che ha senso, giacché, su stilemi compositivi riconducibili senza dubbio al black metal più evoluto, i Nostri, sfruttandone appieno la versatilità, divagano in ogni campo possibile ed immaginabile.

Facciamo un esempio: l’attacco di Hesperadh è puro post-rock sperimentale, cui segue una sezione avantgarde black il quale poi si evolve in una sfuriata black metal classico; a questa segue una sezione di progressive rock psichedelico ispirato da capisaldi del passato come Hawkwind o Magma (che per concepire musica contorta erano dei precursori), mentre un arrangiamento di sassofono acuisce la sensazione di avanguardismo. Il tutto perfettamente integrato e bilanciato, come se suonare in questo modo dispari, con tempi sbilenchi e riff complicati, che sottendono frasi musicali dissonanti sì ma non disarmoniche, fosse la cosa più normale di questo mondo. Diffidate da chi li etichetta semplicisticamente jazz black per il solo fatto di includere nelle partiture sezioni di sax, qualche tastiera siderale e qualche arrangiamento di voce pulita (anche femminile). Nella musica dei francesi c’è molto di più, c’è un intero mondo che non è ancora stato completamente esplorato; e a questo punto mi domando se mai lo sarà, perché l’impressione che danno questi fenomeni è che la loro creatività sia infinita e che anche il loro Universo potenzialmente non abbia limiti.

L’avere in parte snellito la durata delle composizioni (nessuno dei sei brani oltrepassa i dieci minuti, cosa per loro inusuale) ne aumenta l’efficacia e la fruibilità, oltre ad avergli consentito di sfruttare maggiormente il formato-canzone più classico, permettendo all’ascoltatore di riconoscere con più precisione lo schema secondo il quale il pezzo è costruito. Questo, oltre al fatto di non porsi alcun limite nella stesura di ogni brano (Daimu Kadasdra Ko Antali è semplicemente pazzesco, e dura solo 5 minuti e mezzo), rende The Blossoming un disco sostanzialmente unico in campo metal estremo. Sensazionalmente unico. Almeno un ascolto è obbligatorio, ma è impossibile che un simile lavoro non faccia breccia nell’anima di chi chiede al metal qualcosa in più di Manowar o DarkThrone. Vanno bene anche loro, ma gli Æthĕrĭa Conscĭentĭa sono qui per ricordarci che il mondo è andato avanti. (Griffar)

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