Perry Farrell sclera e attacca Dave Navarro sul palco perchè aveva l’acufene e il mal di gola

Onestamente non so se tra voi ventiquattro lettori metallari truci e trucidi che seguite la webzine più possente d’Italia ci sia gente che è affezionata ai Jane’s Addiction. Io sì, lo devo ammettere. Non perché ci sia in sé niente di male, ma perché, tra il preziosissimo lavoro dei colleghi che ci tengono sempre aggiornati sulle uscite der diaulo, tra riffazzi lenti e atmosfere spettrali o blast stupramadonne, sono convinto che  sia bene “spezzare” con un po’ di roba mainstream e soprattutto con una sana metalnovela, come veniva chiamata su queste stesse pagine tanti tanti anni fa nella versione cartacea. Per intenderci, quella roba divertentissima che succede quando le luci del palco si spengono, o meglio, come in questo caso specifico, si smorzano.

Sto parlando ovviamente dell’ultimo, virale delirio di Perry Farrell, personaggio a cui la droga non basta mai, nemmeno alla veneranda età di sessantacinque anni suonati.

La droga dà, la droga toglie. In questo caso toglie, visto l’annuncio, non sorprendente ma sempre piuttosto pesante, della cancellazione di tutte le rimanenti date del 2024 dei Jane’s Addiction, fatto reso noto con un comunicato sui social in cui si scusano con gli acquirenti dei biglietti e, nemmeno troppo velatamente, indicano il responsabile, senza edulcorare i riferimenti alla follia più totale che lo ha portato a dare grande spettacolo nella data di Boston di qualche giorno fa.

Sì, perché Perry Farrell, a conclusione del classicone Ocean Size, si è avventato su Navarro, dapprima urlando cose incomprensibili e poi iniziando a spingere e sgomitare e menare le mani, il tutto con lo stoicissimo Dave che lo teneva a distanza con il braccio subito dopo avere terminato l’assolo. A quel punto c’è stato intervento del roadie per tenere a bada il pazzo drogato, e poi il vero capolavoro: Eric Avery, storico bassista della band, che nella penombra delle luci del palco effettua una presa stile Cicalone e inizia a sganciare una serie di uppercut allo stomaco dello scleratissimo frontman. Uppercut che, siamo sicuri, avrà tenuto in canna per trenta e passa anni e che non gli sarà sembrato vero di poter finalmente somministrare, quasi a voler esprimere un giudizio finale e spassionato sulla sua pluridecennale esperienza gomito a gomito con il vulcanico e istrionico cantante.

Le silhouette degli attori protagonisti sono ben visibili nel video postato su Twitter dalla moglie di Farrell, la quale non esprime giudizi sul comportamento del marito, ma piuttosto adduce tutta una serie di motivazioni che chiaramente porterebbero chiunque ad agire nello stesso modo verso i compagni di viaggio che, nel suonare e incidere album assieme a te per tutti questi anni, ti hanno permesso di comprare la megavilla, la Lambo e tutte quelle bustone di coca che ti sei tirato su negli anni. Nell’ordine: “Perry aveva l’acufene e gli altri suonavano a volumi troppo alti” (evidentemente – e giustamente – se la cosa ti dà fastidio, a sessantacinque anni  e dopo una vita sui palchi e nei festival, forse vuol dire che continuare a suonare in giro e fare la vita rock n’roll non è proprio più d’uopo), oppure: “Perry aveva il mal di gola da giorni”. Chi non inizierebbe a menare le mani contro il proprio chitarrista dopo tali difficoltà? Che poi in uno show di pochi giorni prima, a New York, molta gente si era lamentata che, diciamolo pure, Perry Farrell aveva fatto piuttosto cacare. Giustificato, alla sua età non più verde. Ma se c’è gente, come letto nei commenti online a quella serata, che ha speso ben duecentocinquanta dollari tra biglietti e logistica varia e si ritrova davanti una banda strumentalmente in forma smagliante, ma con la ciliegina sulla torta che invece della ciliegina è la proverbiale cacata a tortiglione, allora non è più tanto giustificato. Possono essere ancora un po’ incazzati pe’ sto fatto? (cit.)

Io dico, abbiamo tutti conti da pagare, chi la bolletta dell’Enel, chi la rata dello yacht attraccato a Palm Springs, però non è che si può continuare a pretendere di essere dei figli di troia maledetti e drogati tutta la vita. Ad un certo punto ci sia aspetta che sta gente si calmi e vada in pensione, oppure che si calmi, si renda conto che a certi ritmi non può più andare, e si accontenti di girare le arene e fare contenti i fan che magari non ebbero l’opportunità di vederti trent’anni prima, tra un bicchiere di succo di frutta e l’altro. Se ci è riuscito Dave Navarro non vedo perché non ci possa riuscire Perry Farrell.

Ad ogni modo, da vecchio estimatore di una grande band che ho amato molto e che mi ricorda la gioventù spensierata e alcune estati passate nei parchi di Amsterdam a sbomballarmi il cervello come ogni monellaccio degli anni ’90 che si rispetti, auguro al buon Perry di sconfiggere i suoi demoni, una buona volta. (Piero Tola)

7 commenti

  • Avatar di Bonzo79

    “cacata a tortiglione” una chicca assoluta che mi rivenderò prima possibile

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  • Avatar di nxero

    Amati visceralmente per anni, ero rimasto interdetto dal loro rientro con “strays”, ciò nonostante andai al concerto susseguente all’ Alcatraz. Fu uno dei concerti più deludenti cui abbia mai assistito, l’unica cosa a salvare la performance fu una “Three days” da urlo, per il resto vidi una band eccessivamente ferma sugli allori passati (mi aspettavo fuoco e fiamme, vista la nomea che avevano all’epoca) per circa un’oretta di conecerto con Farrell avvolto in un boa di struzzo. Non li rivedrei, comunque non al prezzo di adesso.

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    • Avatar di Fanta

      Non sono così convinto che sia una questione individuale, ascrivibile a un eccesso idiosincratico di Farrell. Forse un’irruzione di simmetria, per dirla con Matte Blanco; ma non uno strascico da astinenza o da abuso di cocaina.

      Lo vedo più come un fallimento “collusivo” (nel senso etimologico, da cum-ludere), la rottura di un canone implicito e tacitamente condiviso. Ovvero: siamo ancora una band e ognuno di noi rema nella medesima direzione.

      Anagraficamente il buon Perry è il più vecchio della cricca. E credo anche fosse il meno motivato a fingersi una cazzo di rock-star, mentre hai seri problemi con la dentiera e il pannolone da incontinenza. Non ha retto emotivamente la pantomima. Non perché non sia un professionista. Ma il suo rapporto con la musica nel corso del tempo è evoluto rispetto agli altri. Ha fatto cose importanti da organizzatore di eventi, soprattutto. È lui l’eminenza grigia che ha creato il Lollapalooza, per esempio.

      Credo che con una parte di sé avesse sentore che la cosa non potesse funzionare. Non era per nulla a suo agio nel ruolo, non solo per limiti “strutturali”. Credo si sentisse ridicolo e umiliato, in qualche modo declassato in un ruolo lontanissimo dal suo modus vivendi attuale. Di qui l’agìto impulsivo e il mandare tutto a puttane.

      Mi dispiace per la brutta figura che ha fatto. Ma in un certo senso è stato il più lucido nell’interrompere l’oscenità disgraziata e mortificante del mettere in scena il ridicolo. Cosa che dovrebbe far riflettere anche altre cariatidi con la chitarra a tracolla.

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      • Avatar di mark

        “una questione individuale, ascrivibile a un eccesso idiosincratico” …. “un’irruzione di simmetria” … “un fallimento “collusivo” (nel senso etimologico, da cum-ludere), la rottura di un canone implicito e tacitamente condiviso”.

        Ne deduco che nella vita non ti occupi di saldature ad argon. Scherzi a parte, è interessante vedere come qualcuno si fermi ad analizzare in dettaglio la persona e l’artista, mentre gran parte dei lettori me compreso avrà pensato “e ‘sti cazzi, e che volevi? dopo un vita a calarsi l’impossibile….”.

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  • Avatar di Fanta

    @mark,
    è solo una speculazione la mia, da spettatore. Perché per capirci qualcosa bisognerebbe essere implicati nella vicenda. Ascoltare i diretti interessati e cavarne un senso.
    Di una cosa sono convinto: è molto più rock (per dirla con un vecchio adagio di Celentano) passare da schizzati, mattacchioni impicciati con la bamba, piuttosto che ammettere a se stessi e agli altri che non se ne ha più. O che non ci si riconosce più in un certo modo di interpretare il personaggio, sentendosi “falsi”.
    Non dico che questa uscita di scena sia stata ponderata, no. Ma l’effetto è meno disturbante in un certo senso, per chi osserva.
    P.s. non sarebbe stato male occuparsi di saldature ad argon.

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  • Avatar di lucaciuti

    Farrell assomiglia all’ultimo Freddie Mercury

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