L’importanza dalla sanità mentale: Tesseract @Alcatraz, Milano – 28.01.2024

Dopo il primo capitolo con i Periphery il sabato, rieccomi domenica con la mia guida, il Maestro Supremo, a sentire stavolta i Tesseract. Avrei voluto scriverne più serenamente. Invece, con quella miseria che mi danno qui su Metal Skunk in quanto collaboratore junior, ho potuto affittare solo un freddo, disadorno e senza internet bad and breakfast (e il “bad” è voluto) in Valle Orco. Capite? In Valle Orco. Pensate, voi che leggete e vi sollazzate nel leggere, che meschino gerente è l’amministratore dileguato di MS.

“Principio sì giolivo ben conduce”, scriveva Matteo Maria Boiardo.

Domenica nebbiosa e fredda a Milano. Si sta bene con in mano una tazza di caffè americano bollente, leggendo un libro. In serata il Maestro Supremo e io ci vedremo con un ulteriore sodale. Voi come interpretereste questa frase? Io con un: “Ok, alle 19:00 davanti all’Alcatraz”. Invece alle 15:10 il suddetto sodale mi manda un messaggio: “Sono in coda”. E per quattro ore starà lì, fermo, in piedi, senza poter usare un bagno. A dir la verità nemmeno dopo, perché, guadagnata forse la prima fila, non potrà lasciarla se non alle 22:50 a fine concerto. Con la vescica a pressione Zeppelin. Mi pare folle, mi ricorda la varia umanità notturna che mia moglie, caposervizio in ambulanza, va a soccorrere nei turni notturni, tornando con racconti oltre i confini della realtà.

Nuovamente configurazione con palco B, senza sold out, ma la popolazione è appena minimamente inferiore a sabato.

The Callous Daoboys

Terrificante il gruppo di apertura, i The Callous Daoboys. Va benissimo la sperimentazione (compresa una violinista, credo lì per la bella presenza), ma non possiamo ingoiarci ogni pastone casuale di rumore e suoni – che la parola musica la riserverei ad altro – con questa scusa. Spero di non vederli e sentirli mai più. Il gruppo ci tiene a farci sapere, tra l’altro, che non è presente il banchetto del loro merchandising perché il locale ha chiesto il 25% sulle vendite; il cantante era decisamente imbestialito. Unica nota di merito alla chitarrista: non per la bravura, ma per quella che io chiamo “la faccia contenta”. Sapete, il volto dei musicisti “presi bene”, che si vede che stanno vivendo il loro sogno. Ah, il cantante non si prende nemmeno la briga di introdurre il successivo gruppo, che pure è di spessore stratosfericamente superiore.

Unprocessed

Ed eccoli, gli Unprocessed. Bella scoperta! Mi posiziono sul mixer, e l’audio stasera è perfetto. Sul lato tecnico veramente posso solo togliermi il cappello, tutti gli strumentisti sciorinano una prestazione maiuscola, asservita però ad una forma-canzone di spessore, in cui godi sia del suono sia della difficoltà esecutiva sia della sinergia del tutto, molto oltre la somma delle mere parti. Per me i migliori della serata, fautori anche di circle pit scatenati. E hanno anche avuto l’educazione di ringraziare quelli che hanno suonato prima, forse puntavo alla santificazione.

Tesseract

C’è vivo interessa tra la platea per i Tesseract. Il Maestro Supremo è qui per loro, per esempio. Fanno parte di una certa onda prog aggressiva, e, lo dico subito, sono una macchina da guerra. Non una nota fuori posto, affiatamento totale, possesso del palco e del pubblico. Dei professionisti senza sbavature. Ottima la scelta degli effetti luci, algida, a supporto di una proposta che vuole essere straniante, riuscendoci. Il circle pit si fa più aggressivo e veloce, in un paio di momenti praticamente il popolo metal corre in cerchio come un centometrista. Il cantante una gioia per lo spettatore: non “gesticola”, ma recita addirittura la canzone di turno, aumentando di molto l’effetto immersivo. Consiglio caldamente di presenziare a future date.

Si chiude con un paio di bis (il giorno prima evitati dai Periphery), nella migliore tradizione.

Ancora una volta, Satana si è sentito, e la notte milanese è stata un po’ meno fredda. (weareblind)

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