La lista della spesa di Griffar: A DIFFERENT CLOUD, PART OF THE ANIMA, WOE

Almeno per qualche tempo, questi articoletti collettivi che vi consigliano un po’ di buona musica da ascoltare verteranno su materiale uscito l’anno passato, e non necessariamente negli ultimi mesi. Mi capita di perdermi qualcosa immediatamente quando esce, salvo recuperarlo in tempi successivi. Specificamente in questo capitolo si parla di black atmosferico: le band citate sono tutte attive in quel particolare ambito e hanno un’impostazione per certi aspetti molto simile, sebbene ovviamente ognuna di esse ne proponga una sua peculiare visione che, di fatto, le distanzia tutte in modo significativo.

Sul finire di dicembre è uscito il secondo album del progetto solista di tale Demian, del quale si sa solo che è europeo e null’altro, manco l’Europa fosse uno staterello delle dimensioni del Ghana. Va beh, prendiamo atto che non ci vuol far sapere da dove viene. Sto parlando di A DIFFERENT CLOUD, e il titolo dell’album Vardøger con la o barrata alla norvegese potrebbe far sospettare una provenienza nordica. Anche la musica proposta ha diversi punti di contatto con le latitudini più settentrionali, specialmente con quanto proposto dagli Ulver in Bergtatt e in Nattens Madrigal, dato che il disco in questione sembra l’esatto punto d’incontro tra i due capolavori degli (un tempo) blackster norvegesi.

I cinque brani, tutti compresi in durate non banali, dagli otto ai dieci minuti, sono molto veloci e aggressivi eppure celano al loro interno quelle melodie soffuse e crepuscolari che gli Ulver ci hanno fatto amare circa trent’anni fa e che mi fanno venire i brividi al solo scriverne rievocandole. Le chitarre sono praticamente tutte impostate sul tremolo picking monocorda anche quando i tempi si fanno meno veloci, cosa che succede in ogni brano; e meno male, perché in quei frangenti le composizioni si tingono di sfumature cangianti, sovrapposte, coinvolgenti e seriamente emozionanti. Landscape è indubbiamente un gioiello traslato in forma di brano musicale, ma non gli sono da meno nessuno degli altri pezzi, nemmeno la conclusiva e più strana Snow, impostata per intero su pianoforte e tastiere suadenti come una nevicata (per l’appunto), perché questo artista evidentemente sa come si scrive un eccellente brano atmospheric black metal. Registrazione impeccabile, all’altezza della qualità delle composizioni, con ogni strumento che ha il suo spazio ben definito; pure la voce – che propone uno screaming acidulo classico – non viene tenuta in disparte come sempre più spesso succede. Lavoro notevolissimo, dedicategli del tempo e non ve ne pentirete.

Agonia, il debutto sulla lunga distanza del terzetto tedesco PART OF THE ANIMA, è uscito in settembre e mi ha subito solleticato curiosità, ma, per svariati motivi, l’ho ripreso solo in tempi più recenti ed è un disco del quale vale assolutamente la pena parlare. Anche in questo caso i brani sono cinque (più una breve strumentale posta in chiusura), sempre di lunghezza importante dato che in tre casi si oltrepassa la soglia dei dieci minuti. Attivi già da diversi anni, finora avevano fatto uscire solo un EP nel 2019, oltre a tre singoli. Evidentemente si prendono tutto il tempo che ritengono necessario prima di pubblicare musica nuova, e questo lavoro di rifinitura si rinviene immediatamente in ogni composizione.

Ogni riff è studiato nei minimi dettagli e, anche se pure loro prediligono monocorda lanciati spesso a forte velocità, la struttura delle loro opere è più articolata e i cambi di tempo più numerosi rispetto al loro collega sopra descritto. Non è impossibile trovare persino riffoni death metal cadenzati e pesanti, mentre una sovraincisione di chitarra disegna frasi romantiche, accattivanti, quasi melliflue. Complessivamente è più vario rispetto al disco di A Different Cloud, sebbene le melodie infuse dai tedeschi siano al primo impatto meno melodiche, facendo in modo che sia meglio ascoltare il lavoro più di una volta per apprezzarlo come indubbiamente merita. L’impostazione vocale invece è molto simile: anche in questo caso la registrazione, pure eccellente, evita di seppellire in lontananza le parti vocali, nitide e davvero riuscite. Agonia è un disco che turbina frenetico tra il puro nervosismo e la calma meditativa, in un continuo contrapporsi di situazioni differenti mirabilmente amalgamate tra loro. Sembra allora incredibile che la band non sia supportata da alcuna label e che abbiano dovuto autoprodursi il CD (anche in versione fisica digipak). Fategli onore e fatevi un favore, compratevi il disco.

Sempre in settembre è uscito il quinto album degli americani WOE, fuori per Vendetta records che è un’autentica garanzia di eccellenza. S’intitola Legacies of Frailty e, dei tre dischi di cui si parla qui, è il più cupo ed oscuro. Le velocità sono altissime, le sovrapposizioni di due o anche tre linee di chitarra sono continue, ma la produzione è più compressa, la scelta dei suoni più vicina al blackened death metal piuttosto che all’atmospheric. Merito anche del cantante, molto più vicino a un cantato gutturale semi-abbaiato più tipico del death metal che non del black.

Dove i Woe  rientrano alla grande nell’atmospheric è nelle aperture maestose di chitarra melodica inserite in modo sublime nel contesto. Il fatto è che si sente subito che questo è un gruppo di caratura superiore, che dalla sua ha anche un’esperienza maturata nel corso di una carriera ormai duratura: sono quindici anni che ci deliziano con dischi di livello alto/altissimo e non hanno mai sbagliato un colpo. La menata è sempre la stessa, li conoscono in troppo pochi per quanto meriterebbero effettivamente. Non si riesce a consigliare un brano specifico perché sono tutti quanti delle mazzate epocali. Da amare incondizionatamente. (Griffar)

2 commenti

  • Avatar di fabio rossi

    Mah,tutta questa attenzione verso un black metal atmosferico,malinconico ,a volte , shoegaze.Preferisco di più l’inutile Momento Morì dei Marduk o Astral Rape degli Aset.

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  • Avatar di Francesco

    Molto contento che si parli dei part of the anima, avevo fatto un ascolto appena uscito e mi aveva colpito parecchio, di sicuro comprerò l’album

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