Sharon Lopatka, la donna che volle essere seviziata fino alla morte

Sharon Denburg nasce nel 1961 in un’importante città del Maryland, Baltimora, negli Stati Uniti. La sua è una famiglia ebrea ortodossa molto conservatrice. Tutta la sua esistenza è estremamente ordinaria e lineare: è da sempre una ragazza studiosa e rispettosa delle regole, sia tra le mura domestiche che fuori. Nel 1991, però, succede qualcosa che scontenta i Denburg: Sharon si fidanza e poi si sposa con Victor Lopatka, dal quale, com’è in uso da quelle parti, prende legalmente il cognome. Il ragazzo è un muratore proveniente da una famiglia onesta, ma c’è un piccolo problema: non è ebreo, ma cattolico. Dopo diverse resistenze, il matrimonio viene accettato, seppur a malincuore, anche dai suoi. Per la ragazza questa unione è un vero e proprio tentativo di rottura con la morigerata esistenza condotta sino a quel momento.

La vita di coppia dei due, però, è abitudinaria e piatta: il marito lavora, lei rimane a casa. Avendo molto tempo a disposizione, Sharon si appassiona ad internet, in quel periodo in piena espansione negli Stati Uniti, e scopre che grazie alla rete può conoscere gente nuova e anche guadagnare. Nel 1995 apre il suo sito web, House of Dion, tramite il quale vende oggettistica e decorazioni per la casa. Gli affari vanno bene e le sue idee diventano addirittura un marchio registrato.

Sharon Lopatka

Quando le entrate cominciano a diminuire, Sharon si ingegna e viene a conoscenza di altri metodi per guadagnare tramite la rete: riempie il suo sito di banner pubblicitari di cartomanzia online, grazie ai quali percepisce del denaro per ogni click effettuato dai visitatori. Poco dopo scopre l’esistenza dei forum tematici e delle chatroom, che comincia a frequentare giornalmente. I temi cercati e/o trattati dalla ragazza non sono convenzionali: discute abitualmente in rete con degli emeriti sconosciuti di pratiche sessuali estreme. Immersa completamente in quel mondo, Sharon ben presto comincia a vendere la sua biancheria intima usata ai feticisti. Fiutato l’affare, carica sul suo sito numerosi video pornografici (spesso anche grotteschi) a pagamento. Victor non sa assolutamente nulla della doppia vita di sua moglie.

In questo marasma di perversione, la donna ad un tratto comincia ad interessarsi morbosamente ad una delle parafilie più deviate e malate esistenti sulla faccia della Terra: l’autoassassinofilia, cioè provare una sorta di appagamento sessuale all’idea di essere seviziati fino alla morte. Apre diverse discussioni nei forum ai quali è iscritta alla disperata ricerca di qualcuno disposto a realizzare quella sua assurda fantasia. Per mesi dialoga con decine di utenti, ma i tentativi finiscono tutti allo stesso modo: quando gli interlocutori si rendono conto che Sharon vuole davvero essere torturata sino a morire si tirano puntualmente indietro.

Bobby Glass

Nel 1996 si intensificano gli scambi di messaggi con Bobby Glass, un informatico di 45 anni che vive nel North Carolina. L’uomo ha una storia personale travagliata: per anni conduce una vita normale da padre di famiglia medio, ma quando si avvicina ad internet qualcosa cambia. Trascorre il suo tempo libero navigando in rete e trascura completamente tutto il resto. Sua moglie un bel giorno ha l’idea di dare un’occhiata al computer di Bobby e le si para davanti una realtà che la traumatizza: suo marito utilizza la rete solo ed esclusivamente per cercare video con contenuti sessuali disturbanti – non di rado anche illegali – e/o discussioni con altri internauti a tema sadomasochistico. Sconvolta come mai nella sua esistenza, chiede immediatamente il divorzio, costringendo l’ex coniuge ad andare a vivere in una roulotte.

Tra chat e mail, Sharon e Bobby si scambiano circa 900 pagine di messaggi, sino a quando decidono di incontrarsi per mettere in pratica ciò di cui hanno discusso così intensamente per mesi: Glass non ha alcun problema con la terrificante parafilia della sua amica virtuale.

La mattina del 13 ottobre del 1996 Sharon dice al marito che andrà a trovare dei suoi amici in Georgia per qualche tempo. Non è vero: in realtà sta andando da Bobby.

La fossa in cui è stato ritrovato il cadavere di Sharon. Sullo sfondo, la roulotte di Bobby Glass

Giorni dopo Victor trova casualmente un biglietto di sua moglie: “Se il mio cadavere non sarà mai ritrovato, non preoccuparti. Sappi che io sono in pace”. Allarmato, l’uomo si rivolge subito alla polizia. Gli agenti controllano il pc della ragazza ed arrivano facilmente alla roulotte di Glass. Oltre a quintali di immondizia e a decine di componenti informatici, le forze dell’ordine trovano diversi oggetti personali della scomparsa, giocattoli erotici, manette e corde. A brevissima distanza dalla squallida residenza di Glass, sotto pochi metri di terra, c’è il corpo in decomposizione di Sharon. Bobby viene arrestato con l’accusa di omicidio premeditato di primo grado. L’ex consulente informatico si professa innocente. La ragazza, secondo la sua versione, è morta in seguito ad un gioco erotico finito male accidentalmente: durante una sessione di bondage estremo, spiega Glass nel dettaglio, ha cinto il collo di Sharon con un cappio per un periodo di tempo prolungato senza rendersene conto, sino a provocarne involontariamente il decesso per asfissia.

Vista la natura quasi consensuale del delitto, la Corte dà a Glass una pena molto blanda: circa sei anni. Il delitto in questione, insomma, crea un precedente: il biglietto lasciato in casa da Sharon e le conversazioni virtuali con il suo carnefice provano la natura d’intesa dell’omicidio, il quale, però, appunto in quanto tale, non può essere accidentale. Il 20 febbraio del 2002, poco prima del suo rilascio, Bobby muore a causa di un infarto fulminante.

L’assassinio di Sharon Lopatka è uno dei primissimi casi della storia degli Stati Uniti in cui gli inquirenti hanno usato internet per produrre delle prove a carico di un indiziato. Questa vicenda ha anche ispirato un film, Downloading Nancy, uscito nel 2008. (Il Messicano)

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