Ristabilire la fiducia nell’umanità con Sin di VANDENBERG

Proprio mentre sto sentendo uno dei dischi che aspettavo di più quest’anno, ecco che in fondo alla schermata di Tidal mi appaiono i classici suggerimenti “in linea” con l’ascolto del momento. Uno mi attira in particolare. Vedo la copertina, con gli squali che si librano leggiadri tra i grattacieli e mi chiedo cosa potrà mai andare storto. Il logo è quello di Adrian Vandenberg e la cosa degli squali non è proprio una novità (lo aveva già fatto in passato, solo che in quell’occasione svolazzavano in mezzo al deserto): ecco perché il tutto ha un’aura di famigliarità.

Premendo il fatidico tasto, tutti i mali del mondo evaporano. Semplicemente: dimenticate decenni di musica di merda pseudo-indipendente e finto-depressa, formazioni a sei o più componenti con dj inclusi e rappate varie, pseudo-sperimentazioni dei miei coglioni, plastificazioni, compressori, trigger, merde varie e godetevi quaranta minuti di pura goduria musicale, offertavi da gente che sa suonare, sa cantare e sa cosa sia il caro vecchio rock n’ roll. Sentite l’urlo primordiale di Mats Leven e i riff in denim smanicato.

Mr. Vandenberg è un nome di culto tra chitarromani e riccardoni vari, e ai più sarà noto per essere stato colui su cui la scelta di un certo David Coverdale è caduta più di una volta per i suoi Whitesnake. Non esattamente uno che di chitarristi bravi non capisce un cazzo.

Sin è invece la prova provata che troppi anni di alternativate varie, indie-minchia e altre cagate hanno fatto una quantità di danni che sembrava irreparabile. Fortunatamente poi sono gemme come questa che fanno credere ancora nel genere umano. Genere umano che, attenzione, nell’arco che va dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e dalla successiva nascita del rock a oggi non è mai stato in tanti conflitti come da quando queste musiche di merda si sono rivelate all’umanità. Al contrario, quando la roba come quella contenuta su questo Sin era popolare, al massimo ci si minacciava, si andava a guerreggiare nel sud-est asiatico per un po’, ma per il resto l’unica violenza ammessa era quella di una stecca da biliardo spaccata in testa al tizio che al bar rompe le palle alla tua donna, magari proprio con musica come quella di Vandenberg in sottofondo. Ci sta a pennello, no? Oppure il caricatore svuotato sul pezzo di merda che si introduce nottetempo in casa tua senza essere invitato. Legittimo, mi pare.

Fatemi anche dire una cosa che salta subito all’orecchio, se si possiede un impianto decente: per quanto fossi inizialmente straconvinto che potesse pure essere un album di materiale “ripescato”, leggo che Sin è del settembre del 2023, ma la produzione è S-T-U-P-E-N-D-A. Niente saturazioni al limite della distorsione. Basse frequenze limpidissime e missaggio perfetto. Fantastico. Sono andato a vedere chi è il responsabile e ho scoperto che si tratta di tale Bob Marlette, famoso per alcuni lavori di Airbourne, dischi di una ventina di anni fa di Alice Cooper, Rob Zombie e addirittura il disco solista di Tony Iommi del 2000. È quasi commovente vedere che ci sono professionisti del genere ancora in giro.

Date un ascolto a questa perla e vi verrà voglia di alzare il dito medio e ruttare in faccia al coglione col monopattino, i capelli viola e la manica di tatuaggi con farfalle, stelline ecc che avete appena fatto sbandare sul marciapiede e che si sta lamentando. (Piero Tola)

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