MOTORPSYCHO – Yay!

Motorpsycho have always been about the balance between hard and soft, electric and acoustic, big and small, light and shade … and now the time was right for a lighter touch to balance the scales. Yang to the Yin of earlier, more epic works (N.O.X., The Crucible, and Chariot Of The Sun), this is also an album that is relatively easy on the ears, and that actually works really well with a cup of tea at noon.

Con un comunicato che dice tutto sulle intenzioni dei norvegesi, con Yay! inizia un nuovo capitolo dell’avventuroso viaggio dei Motorpsycho. Dopo un importante numero di album incentrati su sonorità più progressive e pesanti, come i dischi della trilogia di Gullvåg e i successivi Kingdom of Oblivion e Ancient Astronauts (che ho recuperato in ritardo: discreto ma decisamente non memorabile, con un sound ancora più pesante), serviva un netto cambio di rotta e, come sempre, c’è stato un vero e proprio reset, in primis come band.

Così, ancora una volta, i Motorpsycho hanno “ricominciato da due”, ovviamente da Bent Sæther e Hans Magnus Ryan, con una formazione che condiziona fortemente anche il suono, quasi totalmente acustico e con una pressoché totale assenza di batteria. Sin dall’iniziale Cold & Bored i norvegesi mettono in chiaro le cose: composizioni brevi, un folk inglese anni ’70 con molte incursioni psichedeliche e, a livello di suoni, un classico approccio “nordico” testimoniato dalla produzione di Reine Fiske. Composizioni semplici ma mai banali che sembrano provenire da un’altra epoca e da un altro contesto, come si evince da Patterns, primo estratto dall’album che pare un inedito di qualche sconosciuta band scandinava del 1969.

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In questo contesto così placido e “mansueto” trovano comunque spazio momenti più irrequieti e lisergici, che non vanno praticamente mai a “rubare la scena” al mood generale dell’album, con l’eccezione della lunga e straordinaria Hotel Dedalus, settantiana e zeppeliniana fin dal titolo e che, soprattutto nel suo incipit, richiama proprio composizioni più epiche degli inglesi (à la Kashmire, per intenderci).

Al di là di questa eccezione – relativa, perché comunque il brano si inserisce perfettamente nel sound “passatista” dell’album – il resto delle composizioni, dal singolo W.C.A. alla bellissima Real Again (Norway Shrugs and Stays at Home), traccia un percorso assolutamente coeso, coerente e davvero molto piacevole.

Immaginate composizioni passate come Bedroom Eyes o B.S. da Phanerothyme, oppure Circles da It’s a Love Cult, inseritele in un contesto più vintage e malinconico e potrete agevolmente capire l’approccio che i Nostri hanno avuto per questo Yay!. Una malinconia che viene fuori quando meno te lo aspetti, come nella già citata Real Again che parla dell’isolamento avvertito durante il periodo del Covid e della lontananza dai propri cari, oppure dalle partiture della conclusiva The Rapture, tra i brani che meglio riesce a inglobare il mood di un album, che è davvero perfetto per questi mesi.

Non so voi, ma i miei ascolti sono sempre legati alle stagioni: ciò non significa che non riesca a godermi A Blaze in the Northern Sky anche a luglio, ma di certo lo metterò su meno di frequente rispetto a, che so, uno Screamadelica.

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Yay! è perfetto per l’estate. O meglio per la fine di quelle giornate estive fatte di nulla assoluto, di ozio sulla battigia o su un lettino, o anche a casa su divano con il condizionatore a palla dopo che il sole ti ha finito di stordire nelle passate ore e hai il pensiero che la domenica sta finendo e la settimana entrante è alle porte, con il suo carico di stress, di stimoli e di scocciature. Quando raggiungi quel naturale e benefico stordimento in cui si avverte un senso di beatitudine e di malinconia per un momento che, come è giusto che sia, sta già svanendo.

Yay! è un “piccolo” disco, assolutamente riuscito, coeso, che rimetterò su molte volte fino alla fine dell’anno e che pur non essendo una delle migliori prove in assoluto dei Motorpsycho, rappresenta una manifestazione assolutamente tangibile della loro straordinaria ecletticità e capacità di scrivere ottime canzoni, anche dopo trentacinque anni. (L’Azzeccagarbugli)

Days are getting longer, summer’s almost here. I thank my guardian angels we survived another year. When summer rolls around again, I’m gonna lay my head back in the grass and count my blessing one to one, and hope it won’t be my last.

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