Piccole donne: Witch Fever, Grandma’s Ashes, Faetooth

L’anno scorso ci siamo goduti l’esordio delle Aptera. Bel disco. Un disco di metallo, senza molti distinguo. Volendo distanziarci invece giusto un po’ dalla musica che preferiamo, ma non molto, di band totalmente al femminile ne stanno emergendo altre. Giovani, acerbe, rumorose il giusto. Magari un po’ pompate da media virtuali in cerca della prossima cosa grossa. O per lo meno di musica disturbante ma non troppo. Che si sa, non conviene.
Si parte con quattro giovanissime albioniche, le WITCH FEVER. Immagine goth-punk, riff e suoni tra post punk e grunge. Congregation lo diffonde la Music for Nation, ha una buona produzione, un buon tiro, una bella copertina. Le ragazze ancora acerbe, ma i pezzi fanno il loro e si appiccicano in testa. I pezzi sono costruiti su un giro ed un urlo. Elementari. Per ora suonano sgradevoli quel tanto per non essere repellenti, e appaiono sgradevoli il giusto per non essere disturbanti. Cresceranno? Lo speriamo, perché no.
Le GRANDMA’S ASHES, terzetto giovanissimo parigino, dicono di suonare stoner prog rock. Lasciamo da parte le definizioni e accettiamo qualche svenevolezza e raffinatezza pop di troppo: This Too Shall Pass, quando ha i riffoni, ha bei riffoni. Cupi, circolari, suonano benissimo. Siccome il primo pezzo ne ha uno bello tondo, l’attenzione stava a mille. Poi un po’ è scemata. Diciamo che è un disco che potreste consigliare agli amici indie. Non si dovrebbero spaventare. Semmai il contrario. Se non fa per voi, comunque, lo capite subito. Questa che vi metto qua in basso parte moscia, ma finisce per essere un buon pezzo grunge. Gli altri singoli sono più soft, per cui fatevela andare bene. La chitarrista si fa vedere con una bella chitarra a punta tipo Flying V, ma qualcosa mi dice che limeranno ancora le (poche) asperità nel prosieguo. Se poi vorranno assomigliare a Saint Vincent, io farò loro i miei migliori auguri, ma non mi scapicollerò ad ascoltare altro. Voi non sapete chi sia Saint Vincent? Meglio.
Infine le FAETOOTH, delle tre quelle dall’immagine più acqua e sapone ma anche le più metalliche. Doom, sludge, post doom. Qualche svenevolezza. Tipo SubRosa senza le trame di violino. Melodie pulite indie, ma diversi passaggi più heavy e voci growl, persino. L’anno scorso, Remnants of the Vessel si è preso le sue soddisfazioni in alcune classifiche della stampa, quella forse più attenta all’hype. Ora, non ne vado matto, ci sono momenti suggestivi ma le trovo ancora un po’ piatte, monotone. Dicono di suonare fairy doom e sono di Los Angeles. In sostanza la versione cupa delle Warpaint. Non male, ma non proprio la mia tazza da tè. Giovanissime pure loro, comunque. Piccole donne cresceranno, si spera. Il pezzo qua sotto, intanto, è bello.(Lorenzo Centini)
Le Faetooth mi sembrano davvero promettenti.
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