Gli ENSLAVED sono più forti delle tasse e della morte

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Di immancabile e puntuale, si usa dire, ci sono solo le tasse e la morte. Un senso positivo alla questione si può trovare proprio con gli Enslaved, che da venticinque anni pubblicano dischi a ritmo serrato senza mai, MAI, andare fuori fuoco. Il fatto che nel frattempo abbiano cambiato più volte radicalmente genere, rimanendo sempre attitudinalmente coi piedi per terra pur sviluppando un approccio per così dire colto alla materia,  li rende ormai un unicum in una scena estrema sempre più asfittica e autocelebrativa. Il loro prossimo disco si chiamerà In Times e sarà nei negozi il 6 marzo; il pezzo scelto per aprirne la strada è Thurisaz Dreaming, di cui purtroppo è stata divulgata solo una versione tagliata (5 minuti a fronte degli 8 che troveremo sull’album). Iniziamo a prendere appunti per la playlist di fine anno.  

5 commenti

  • Avatar di lukasbrunner

    L’anno promette bene. I Malnàtt non hanno deluso. Ora aspetto con anZia gli Enslaved. Quest’anteprima, come gran parte del loro lavoro, mi ha richiesto qualche ascolto, ma una volta entrata in circolo ha fatto un effettone.

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    • Avatar di Charles

      Eh, i Malnàtt… non ho ancora una opinione definitiva in merito, ma non posso dire che mi abbiano convinto, questa volta.

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      • Avatar di lukasbrunner

        Piaciuto meno rispetto a “Principia Discordia”, di sicuro. Molta sperimentazione, qualcuna riuscita, qualcuna un po’ meno. D’altro canto, hai due scelte: o riesci a fare lo stesso album per tutta la vita (ma se non ti chiami Lemmy o Angus Young i risultati possono non essere così positivi), o provi qualcosa di nuovo, e rischi di bucare. Un po’ come la maratona dell’agnolotto alla Raviola Galante: su 8 piatti diversi, non tutti possono piacere a tutti. Comunque, pezzi come “La lancetta di Longino”, “Sol”, o “Sleipnir, il progresso”, sono di tutto rispetto. Ed alla fine della fiera, lo riascolto molto volentieri, anche se è un po’ impegnativo da digerire.

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      • Avatar di Charles

        Restando in metafora, se tu mi inviti alla maratona dell’agnolotto e come abbinamento, al posto dello stufato di asino, mi proponi uno stufato alla Guinness ma vuoi spacciarmelo per un piatto gourmet, eh, mi fai incazzare. Cioè, sono tutte cose buonissime, per carità, però penso pure che mi stai pigliando per il culo cercando di fare il Cracco de noatri e facendo passare una portata poco conosciuta ai più come una sperimentazione talentuosa. Non so se ho reso l’idea.

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