I Tomahawk dissotterrano l’ascia da battaglia

Per dichiarare guerra a tutte le altre band, dopo ben sei anni di silenzio. Nel mentre che Mike Patton si tiene impegnato in collaborazioni experimental-trip-jazz-grind-vocalism-black-ambient (l’ultima di morriconiano respiro che merita attenzione è quella coi nostrani Guano Padano) riesce anche a quagliare coll’insano progetto Tomahawk. Non ci piove sul fatto che il primo omonimo album rappresentasse di già l’apice espressivo di Denison & CO., che Mit Gas fosse interessante anzichenò ma più di un pelino inferiore al precedente -a parer dello qui presente et scrivente- e che infine l’ultimo album oramai risalente al 2007, Anonymous, non fosse altro che il preludio al riposo forzato dei Tomahawk in una qualche clinica per psicotici e maniaci ossessivo-compulsivi. Fattovi il dovuto riassuntino delle puntate precedenti sono qui lieto di annunziare, gaudium magnum, l’uscita del nuovo pezzo Stone Letter (ce lo ascoltiamo poco più avanti) tratto dal nuovo album Oddfellows che è quasi pronto per uscire dalla magica fabbrica della Ipecac ove nanetti pazzi strafatti di mescal e Teletubbies sottopagati incartano i digipack al suon di musichette allucinogene. 

Il vecchio bassista è stato soppiantato da Trevor Dunn (Mr. Bungle/ Fantomas/ Melvins/ chetelodicoafare). Il pezzo spacca e non c’entra niente col tribalismo indiano d’America di Anonymous. Il tutto dovrebbe realizzarsi intorno al prossimo gennaio quindi non resta che riascoltarcelo a manetta fino a far scoppiare l’internet. (Charles)

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