CHICKENFOOT – Chickenfoot III (E1 Music)

Di quel po’ che mi resta di attitudine metal c’è uno strutturale sospetto nei confronti dei cosiddetti supergruppi. Tendo ad accogliere sempre con indefinibile fastidio tutto ciò che è maistream ma a volte mi trovo a dover cambiare opinione. Di recente però era successo coi Black Country Communion e basta. I Chickenfoot sono quindi ascrivibili a quella categoria dei supergruppi, per l’appunto, nati per gioco dall’esperimento di vecchie glorie del metal e del hard rock. Nei casi come questo, inoltre, non si può mai prescindere dal presentare un breve curriculum dei singoli componenti, cosa sempre fastidiosa che mi dà l’orticaria e che mi asterrò dal fare, perché siete gente istruita. Andando per le vie brevi, dunque, vi dico soltanto che i “super musicisti” in questione sono Sammy Hagar e Michael Anthony (Van Halen), Chad Smith (Red Hot Chili Peppers) e Joe Satriani. Il formidabile combo pare si sia formato per una fortuita casualità: due di loro hanno la casa al mare vicino (potete immaginare di che tipo di casa vacanze si tratti). A dispetto del nome, Chickenfoot III è il loro secondo album. Senza mezzi termini III è un disco assolutamente riuscito: coinvolgente, ottimamente suonato (manco c’è da dirlo) e prodotto, divertente e soprattutto credibile. Non si tratta di quattro vecchiette rincoglionite che giocano a fare i teenagers e che però poi vanno da Fabio Fazio in uno studio ipercondizionato perché fuori c’è freddo e rischi di incontrare la gente vera, quella che ti tira addosso le uova marce quando te le meriti. Chickenfoot mi sembra tutt’altro che una operazione commerciale, non è nato per essere tale e non credo finirà col diventarlo. Il primo omonimo album risalente al 2009 è piacevole ma non mi risulta particolarmente originale (attenzione stiamo sempre parlando di ottima musica prodotta da una efficientissima e rodata catena di montaggio). Credo fosse un tentativo più per divertirsi che per divertire, la scelta dello strano nome dato al gruppo ne è una testimonianza. III da parte sua sembra fatto per dare gioia anche a tutti gli altri. Si libera da certe facilonerie funky e un po’ glam del precedente e, pur rimanendo estremamente catchy ed efficacissimo già dal primo ascolto (come è giusto che sia il genere Hard & Heavy), risulta più roccioso. Ma anche diretto, senza fronzoli e tecnicismi, blueseggiante con l’aggiunta di qualche classica ballata. Parlare di influenze musicali e reminiscenze non ha alcun senso. Insomma ascoltatevelo, lo consiglio vivamente. Secondo me, la migliore uscita non strettamente metal di questo anno. (Charles)

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