BLIND GUARDIAN – At The Edge Of Time (Nuclear Blast)

Non so se nei miei lunghi anni su MS io abbia mai avuto l’occasione di spiegare quello che rappresentano i Blind Guardian per me. Probabilmente non riuscirei a farlo, al di là di una elencazione di roboanti e sterili superlativi assoluti, quindi rinuncio anche adesso, in attesa di tempi migliori per la mia capricciosa ispirazione. L’attesa per questo At The Edge Of Time è stata piuttosto tiepida: sono grande e navigato abbastanza da capire quando un gruppo ha esaurito il proprio genio compositivo, e ho imparato ad accontentarmi per non rimanere troppo scottato. Il precedente A Twist In The Myth era un buon disco, con cinque-sei pezzi buoni quando non fenomenali (soprattutto Otherland, Turn The Page, Lionheart, Skalds And Shadows) e qualche riempitivo pericolosamente vicino alla boiata (non riesco tuttora a capacitarmi che la scelta del video sia ricaduta sulla tremenda Another Stranger Me, forse la peggior canzone in oltre vent’anni di storia della band). La parabola era già chiaramente in discesa: la defezione dello storico batterista Thomas Stauch e l’abuso di chitarre ritmiche erano due colpi difficilmente rimarginabili allo stile dei Blind Guardian, che nella loro carriera hanno sempre fatto un disco diverso dall’altro ma mantenendo sempre fermo un proprio marchio di fabbrica che iniziava allora a perdersi per strada. A Night At The Opera (splendido come splendidi erano tutti i dischi precedenti) rimane forse il loro punto d’arrivo, il culmine naturale del loro processo evolutivo, ed è emblematico che l’ultimo pezzo dell’album, And Then There Was Silence, fosse il più rischioso e ambizioso che avessero mai composto. Quello che è venuto dopo è tutta un’altra storia, ed è da questa consapevolezza che bisogna partire per giudicare At The Edge Of Time.

Il disco non è per nulla malvagio. Dal teaser pensavo molto peggio, ma ascolti reiterati me l’hanno fatto rivalutare. Non ci sono i pezzi brutti di A Twist In The Myth (forse solo la mediocre Valkyries) e neanche i suoi picchi: è un album scorrevole, che non ti fa venire voglia di premere lo skip in avanti. Per lo skip indietro è un altro discorso. La canzone migliore è forse la prima, Sacred Worlds, una riedizione allungata di Sacred, il pezzo scritto per il videogioco Sacred 2 e di cui sotto potete vedere il video direttamente tratto dal gioco. Ci sono due belle ballate medievaleggianti, Curse My Name e War Of The Thrones, ormai istituzionali e sulle quali si va sempre sul sicuro. Non ci sono comunque canzoni che spiccano particolarmente sulle altre, di sicuro nessuna che possa rivaleggiare con un pezzo a caso dei primi sette dischi.

Qual è il problema, esattamente? Il problema è che i Blind Guardian non sono più loro. Magari ad un ascoltatore che a differenza mia non abbia speso larga parte della propria vita sui loro dischi quest’affermazione sembrerà assurda ma fidatevi: è così. Non è colpa di Frederik Ehmke, che non è Thomen ma ce la mette tutta e rimane un buon batterista. Non è colpa di tutta la paccottiglia orchestrale, episodica e neanche troppo invasiva. Non è colpa di Hansi Kursch che ha cambiato modo di cantare, perché questo è comprensibile e del tutto naturale. Non è neanche colpa, buttiamola lì, dell’aspetto con cui il disco si presenta, a partire dall’artwork bambinesco per finire con una photosession in cui fanno le facce cattive (proprio loro, che hanno scritto i testi più belli e intensi del power metal e che hanno dato uno schiaffo in faccia a tutto il ciarpame grafico di genere con la magnifica copertina di A Night At The Opera). La vera differenza con i Blind Guardian che furono è nella chitarra di Andrè Olbrich. Non esiste praticamente più. At The Edge Of Time è un disco basato tutto sulle chitarre ritmiche, senza le linee soliste che caratterizzavano i dischi precedenti e rendevano i Blind Guardian davvero diversi da qualsiasi altro gruppo power. Pare che Andrè ed Hansi abbiano modificato il proprio approccio compositivo, concentrandosi solo sulle melodie principali e sulla forma canzone, senza curarsi più di tanto degli arrangiamenti. Ma le melodie di Tales From The Twilight World erano di un altro pianeta, e ciò risalta particolarmente se cerchi di giocartela a quel livello. A Night At The Opera era forse imperfetto, a volte farraginoso, ma anche una vera esperienza sonora. Si poneva su un altro piano rispetto ai primi dischi, e il punto d’interesse di una Age Of False Innocence stava più nell’arrangiamento, nella freschezza e nella sovrapposizione di armonie che nelle melodie in sé.

At The Edge Of Time è un disco con una produzione nella norma, arrangiamenti nella norma e melodie nella norma. È comunque meglio del 99% delle altre produzioni power attuali, ma c’era un tempo in cui i Blind Guardian erano meglio di qualsiasi altra cosa. Ora non lo sono più, e nessuno vuole processarli per questo: gli anni passano per tutti, e il loro invecchiamento è comunque dignitosissimo. Perché tutto lo sfogo qui sopra è solo frutto dell’amarezza di uno che continua a considerarli come il suo gruppo preferito e si rende conto che un disco paragonabile a Imaginations From The Other Side non tornerà mai più, ma non mi si fraintenda: l’acquisto è comunque obbligatorio per chiunque abbia un cuore. E adesso, come per ogni gruppo nella fase calante di carriera, non vedo l’ora di andarmeli a vedere dal vivo e perdere ancora una volta la voce su Time What Is Time. (barg)

27 commenti

  • Sarebbe da leggere in diretta nazionale.

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  • a me piacciono tantissimo, questo lo compreró a scatola chiusa

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  • lafessadesoreta@soreta.com

    Più meno d’accordo su tutto.

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  • “compreró” con l’accento acuto m’ha sventrato.

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  • Non male come recensione, davvero, i miei complimenti perchè è molto sentita e ben scritta….però per me questo disco è un passo in avanti rispetto al precedente, QUASI…e ripeto QUASI al livello di a night to the opera, ma ci metto un altro QUASI…
    Anche io come il recensore ho vissuto tantissimi anni con questo gruppo, probabilmente il mio preferito in assoluto, cullato dalle loro suggestive melodie assolutamente fuori da questo mondo.
    Fino a nigh to the opera, che considero un capolavoro, non hanno mai sbagliato. Già quì risento con il recensore, la copertina di a night è bruttina a dirla tutta ;) però i disegni di “non mi ricordo come si chiama” erano molto meglio di queste ultime due stronzatelle di a twst in the myth e at the edge of time, con quegli inflazionati dragoni adatti per gamma ray e rhapsody ma non certo per i blind guardian.
    Il vero passo falso, per contenuti, arriva con a twist in the myth….ma quest’ultimo anche se non innova nulla, è comunque un ottimo disco.

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    • Ti rispondo dopo 12 anni dalla tua recensione . Non so che cultura tu abbia in ambito metal, non te ne faccio una colpa nessuno è onnisciente e ognuno ha le sue giuste opinioni , personalmente non rispondo quasi mai in nessuna webzine di stampo metal ma in questo caso ho voluto rispondere ( dopo 12 anni dal tuo intervento) per colmare e dissentire sulla tua lacuna in ambito grafico. L’autore in questione è Andreas Marschall artista e disegnatore di copertine storiche di alcune delle più grandi band Heavy metal Europee (e non solo) tra cui : somewhere far Beyond appunto dei BG, tales from the twilight world dei BG, ma anche immaginations from the other side sempre dei BG, black hand inn dei Runnig Wild , Pile of Skull Runnig wild e ancora altre band come Destruction, Hammerfall, Grave Digger, Gamma Ray ma anche In Flames, King diamond, Kreator . Insomma ne vogliamo parlare del suo CV ? Per favore non diciamo eresie; si può dire tutto del cambiamento climatico, di come i blind guardian oggi siano spompati, di come il metal sia diventato plasiticoso ma non diciamo castronerie sulle copertine di ANDREAS, davvero , l’appellativo di bruttino lasciamolo ad alcuni compositor in Photoshop
      Peace 😂

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  • “Già quì risento con il recensore, la copertina di a night è bruttina a dirla tutta”

    La copertina di A Night at the Opera separa nettamente lo statuto colossale dei Blind Guardian pre-quel disco dal successivo crollo post-quel disco. E’ una copertina geniale, cazzona, metamusical/letteraria, coraggiosa che li denota come consapevoli di potersi permettere quello che vogliono, dopo aver riempito il CD con un’ora di QUELLA musica. Cioè, il disco fa oggettivamente paura a livello di arrangiamenti, poetica, coraggio e materiale. Puoi sentirlo per anni e trovarci sempre cose paurose dentro. Non sarà coeso come Nightfall o immediato e potente come Imaginations o sincero come i lavori prima, ma è un cazzo di lavoro di cesello pauroso. Se ti permetti una copertina del genere vuol dire che PUOI permettertela. Poi a dirla tutta quella copertina e booklet mi mettono allegria e mi fanno sentire a casa – le ultime puttanate photoshoppate con dragoni e luci in hdr mi fanno una tristezza infinita piuttosto (cosa appaiabile alle ballads da qualche anno a questa parte, sempre orecchiabilissime ma ormai completamente appoggiate sul canovaccio “A Past and a Future Secret” spogliato da tutta l’immediatezza magica.)

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  • Non sono molto d’accordo con il recensore. Rispetto ai brani di “A twist in the mith” (penalizzati forse più per la loro distanza dallo stile tipico BG che per mancanza di stile vera e propria) si sono rimessi molto in carreggiata, basti pensare a “Tanelorn” e “A voice in the Dark” che sembrano quasi quasi riedizioni di pezzi del lontanissimo “Battalions of Fear”, sia come rifferama che come strutture vocali; Hansi è tornato davvero in forma (merito dei fantomatici periodi di “terapia” in Asia o del ritocco in studio non è comunque dato sapere fino al prossimo live) e l’aggressione delle sei corde è all’arma bianca in quasi tutti i pezzi, altro che “solo ritmica”. Ammetto ke sono stati azzardati, dopo il controverso (e non ho ancora capito il perchè, visto ke hanno dimostrato un coraggio e un’abilità immani) “A night at the opera”, a aprire e chiudere il disco con due suite lunghe, pompose e complesse…ma diamine se le hanno fatte bene! “Wheel of time” a parer mio (e di molti altri cui l’ho fatta obbligatoriamente sentire) è addirittura oltre la mastodontica “And then there was silence”, visto che la pelle d’oca inizia non appena parte il cantato per dissiparsi solo dopo una manciata di secondi dopo la fine. L’ho comprato in edizione doppio disco, ho ricevuto in regalo i bilgietti per la loro data italiana, mi sembra di essere tornato indietro nel tempo, quando le loro canzoni mi facevano perdere la testa e mi facevano venire le lacrime agli occhi. So che non ci sarà mai una replica dei capolavori del passato, ma un ritorno in grande stile così non me lo aspettavo per nulla, anzi ero addirittura preoccupato che potessero miseramente fallire come tanti altri, e non sono mai stato tanto felice di sbagliare. Siamo nel 2010, non più negli anno 80-90, e loro sono ancora tra i pochi che riescono a reinventarsi senza perdere il marchio, e senza tentare di brillare del riflesso del sole del passato. Parola, dopo quanto detto, quasi in più: MAGNIFICI.
    Ps: Un plauso a Frederik Ehmke, su “A twist in the mith” era un pò freddino, ma finalmente ha capito con che gruppo sta suonando.

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  • "Er Doom" royzaul

    Sarà che le mie aspettative nei loro confronti per la prima volta in vita mia erano nulle (visto quanto non ho sopportato ”A Twist… ” ), ma non mi è dispiaciuto. Chiaramente il passato era di un altro pianeta, ma tra i tanti invecchiamenti di band che in passato erano tra le mie preferite, quello dei BG mi sembra uno dei più dignitosi.

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  • Mr. Er Doom concordo…moltissimi grandi gruppi sono diventati l’ombra di loro stessi…o perché si sono adagiati sugli allori o per limiti fisici…per questo secondo me uesto disco dei BG merita di più di un “non male ma loro non sono più loro” …

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  • Ragazzi…seconde me dovreste farvi una cura di “curse my name” prima di operare paragoni azzardati con i vecchi album. Ovvio che non ha nulla a che vedere con “a night at the opera”, ma se poniamo sullo stesso piano due lavori dei Blind Guardian, magari a distanza di tempo, noteremo sicuramente che è uno spreco di tempo inutile. Se non vi è piaciuto riascoltatelo, ma non bestemmiate°°

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  • Sto riascoltando per la milionesima ed una volta “At the edge of time”, e cercando un’immagine della copertina da associare ai brani che ho salvato nell’I-pod sono capitato su questa recensione.
    Sentita e ben scritta senz’altro, ma mi piacerebbe dissentire su alcune cose: d’accordissimo che lo stile dei Blind ha una firma sempre meno simile a quella dei primi album, d’accordissimo col fatto che A twist in the Myth non fosse all’altezza degli altri album a livello musicale (ma come contenuti mi è invece piaciuto molto, siccome era abbastanza innovativo per i nostri buoni vecchi Bardi), però…

    Per quanto mi riguarda, At the Edge of Time è uno dei migliori album che i Blind Guardian abbiano mai prodotto. E’ troppo diverso da Nightfall in Middle Earth (il loro capolavoro assoluto) per confrontarli, ma abbastanza simile a A night at the Opera (che anche è davvero un bell’album) per farmi dire che i Blind hanno raggiunto l’apice del Metal orchestrale.
    Quello che dite delle linee di chitarra solista, molto ridotta, e delle melodie, che fanno da padrone, è verissimo, ma vi immaginate Wheel of Time con una linea di chitarra solista come quelle dei primi dischi? Sarebbe una schifezza, perché le due cose non c’entrano nulla una con l’altra.
    A mio parere, con questo disco i Blind mettono ordine nel chaos fecondo di A night at the opera e gli danno compimento con qualcosa che molti hanno tentato ma nessuno è riuscito a rendere così coerente e scorrevole. E si vede la differenza con Metal opere varie, anche molto belle, e con gli arrangiamenti orchestrali del power in generale (e non parlo solo di quelli efficaci ma “pacchiani” in stile Rhapsody)!

    Devo anche dissentire sul tasto “replay”: l’ho usato un’infinità di volte. In particolare con la ricca e maestosa Wheel of Time, che non mi stanco mai di ascoltare e che trovo sia assolutamente al livello di And then there was Silence, e forse più matura, più scorrevole.

    Prima che mi diate del profano per il fatto di mettere questo album al di sopra dei primi, volevo dire che la mia venerazione per i Blind Guardian è senza pari: ho iniziato ad ascoltare metal con loro quando ero molto più piccolo (passando direttamente dalla musica classica di Beethoven, Wagner, Chopin e Tchaikovsky ai Bardi), e dire che ritrovo in loro la complessità compositiva e la potenza della musica classica, oltre alle normali caratteristiche del metal (che pure incarnano benissimo) non è affatto un punto a loro sfavore ;)

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  • Sui BG non posso che aggiungere la mia.

    A Night at The Opera, checché se ne dica, è un disco sbagliato. Ipertrofico, ipercaotico, troppe idee tutte insieme, forse malato di hybris, con Hansi che canta due ottave sopra il suo tono naturale raggiungendo risultati discutibili e comunque improponibili in sede live. Una delle cose che rovina il disco è l’eccesso di fraseggi solistici a fare da sottofondo alle strofe, cosa che aveva già rovinato una bellissima canzone come When Sorrow Sang. Per fortuna con Twist in the Myth questo approccio è rientrato, i BG sono tornati più asciutti. Certo, l’apice compositivo di A Night at The Opera si era esaurito, ma ci sono canzoni che amo moltissimo (New Order stupenda). Secondo me le due sperimentazioni di Fly e Another Stranger Me sono riuscitissime, per quanto inusuali per la band (o forse per questo).

    E con At the Edge of Time? Un passo avanti e uno indietro.
    Il passo avanti sta in osare finalmente tantissimo con le orchestrazioni: quello che hanno fatto in Sacred Worlds e Wheel of Time non lo avevano mai fatto prima, e hanno tirato fuori due capolavori. Le ballate War of Thrones e Curse my Name (una delle mie preferite di tutta la loro carriera) sono anni luce al di sopra di qualsiasi cosa acustica-medievale sia mai stata fatta dai gruppi power negli ultimi dieci anni.
    Il passo indietro consiste nei pezzi direttamente power, questa volta diretti e pesanti ma secondo me completamente privi di mordente. Compresa Voice in the Dark, che è pure un bel pezzo orecchiabile, ma che non ha nulla dell’originalità presente fino a due dischi prima.

    I miei stra-adorati Blind Guardian, secondo me, sono finiti, a meno che non si buttino completamente sulla strada orchestrale e facciano un intero disco come Sacred Worlds – Curse my Name.

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  • I metallica fanno cagare

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  • ^ Non lo metto in dubbio, come anche gli Slayer ovviamente, osceni a strabanali.

    gran bell’album questo comunque

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  • Allora, anche per me i Blind Guardian sono il mio gruppo preferito, ma il fatto che si dica che A Twist in The Myth sia un pessimo disco non lo accetto! Che possa essere una tua opinone (tua, intesa di Roberto Bargone, colui che ha scritto l’articolo) ok, ma che sia così e basta no! In quel disco ci sono degli assoli mostruosi che in altri dischi non c’erano e Lionhart è una bellissima canzone! Una delle più belle dell’album! Come cavolo si fa a dire che è una boiata? A me ascoltando A Twist in the Myth non mi è MAI venuta voglia di fare skip per mandare avanti una canzone, me le ascolto tutte d’un fiato. Invece su Nightfall in Middle-Earth, che io considero il loro miglior disco in assoluto musicalmente, mi è venuta più di una volta la voglia di skippare, ma non perché non mi piacessero, ma perché quelle canzoni erano belle singolarmente, essendo spezzate da intermezzi, mentre su A Twist in the Myth le canzoni non hanno intermezzi e mi piace ascoltarle tutte di fila. L’unica canzone dove forse un po’ ti posso dar ragione che non sia granché è The New Order, che non mi ha mai entusiasmato. anche Skalds and Shadows è una delle migliori canzoni celtiche che abbiamo mai fatto, e personalmente a me piace molto ma molto di più di A Bard’s Song Into the Forest, che fanno sempre nei concerti, ma proprio non hanno niente a che fare e Skalds and Shadows gli da 2 giri se non di più! Cioè musicalmente non ci sono paragoni tra le 2.
    Comunque se ti vai ad informare, scoprirai che A Night at The Opera è stato il loro peggior album che sia mai stato fatto. Ma non lo dico io, lo dicono le critiche, la gente che l’ha ascoltato, è stato proprio un flop. Se vai a vedere su internet, c’è scritto, basta anche Wikipedia, che è vero spara un sacco di cazzate, ma per ciò che riguarda la storia dei gruppi è la migliore.
    Poi un’altra cosa, a te (Roberto “Trainspotting” Bargone) piaceva un sacco Immaginations from The Other Side, che è del 1995, ma non so se sai che in quell’album, Hansi oltre ad essere il cantante suonava anche il basso, così come in tutti quelli precedenti. Da quando ha smesso, vedi Nightfall in Middle-Earth, 1998, hanno raggiunto l’apice col miglior album in assoluto mai composto, ma non dei Blind Guardian stessi, non di tutti i gruppi power, ma di tutti i gruppi metal secondo me, in quell’anno. Quindi non diciamo idiozie; è vero che magari possano aver avuto un calo che è anche normale, ma che A Twist in the Myth sia un pessimo disco ce ne corre…! Poi non sottovalutare troppo Fredrick Emke, perché è molto più giovane di Thomen Stauch e questo significa che potenzialmente ha molto più talento di lui, e te lo dice uno che suona pianoforte da 13 anni ed ha iniziato a 7 anni a studiarlo… Io ho 2 fratelli più grandi, e anche loro hanno suonato il piano, ma non sono mai stati bravi quanto me (non è per vantarmi, è stato detto dal mio maestro, quindi…)
    Poi cosa pensi che Fredrick Emke solo perché non c’è più Thomen Stauch non sappia suonare la batteria per Mirror Mirror ad esempio? Allora secondo te nei concerti gli album prima di A Twist in The Myth non li dovrebbero più fare? Ma dai per favore… Vatti a riascoltare la prima parte di The Edge, del tuo odiato A Twist in the Myth, dove c’è tutto l’assolo di batteria, poi mi vieni a dire di nuovo se Fredrick Emke non è all’altezza di Stauch! Eccazzo, opinioni si, ma idiozie abissali no, quelle non le accetto!
    Un’ultima cosa vorrei dirla riguardo all’ultimo album: si è vero che non è all’altezza dei precedenti album, ma secondo me è molto meglio così e ora ne spiego il motivo. Ormai sappiamo tutti lo stile dei Blind e l’abbiamo apprezzato essendo unici nel loro stile (e badate bene che non ho scritto nel loro genere, perché sono 2 cose completamente diverse: il genere è il power, ma ce ne sono a bizzeffe di gruppi power, ma lo stile è come suonano le varie melodie e i vari arrangiamenti). Se avete mai ascoltato altri gruppi power, noterete che dopo un po’ lo stile è sempre quello, perché ogni genere musicale ha una sua struttura e difficilmente se ne può uscire altrimenti si rischia di non rispecchiare più nel power… I Blind Guardian, invece, sono talmente bravi che anche se cambiano un po’ il loro stile, rimangono unici, è per questo che è reputato il miglior gruppo power metal mai esistito! E vi dirò che il loro ultimo album, anche se è cambiato un po’ nello stile, è bellissimo lo stesso, molto piacevole e melodico con arrangiamenti molto originali. Anche perché se non avessero cambiato stile, sai che palle dopo un po’! Cioè è vero che sono unici, ma dopo la loro unicità rischiava di diventare un po’ monotona, di stufare un po’ di gente, non so se ho reso l’idea. Invece la grandezza dei Blind sta proprio in questo: cambiare stile ed essere sempre i migliori!!!

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