Resoconto del Magnolia Stone, festivalino incentrato sulla musica da sigaretta truccata. Vibrazioni positive, birre a prezzi onesti e tante belle cose.
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Il più classico dei dischi di ritorno dopo l’ancora più classico scioglimento definitivo, una riuscita summa di vecchio e nuovo dove a non convincere appieno sono proprio i tentativi di riallacciarsi al passato.
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Un perfetto esempio del lato più alcolico e cazzarone del folk metal, ottimo come sottofondo per barbecue, sbronze nella foresta e risse a colpi di pentole in testa.
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Abbiamo riascoltato questo capolavoro e siamo stati subito scaraventati in una foresta innevata, nel mezzo di una tormenta, tra lupi feroci, orsi e giganti di ghiaccio. Qualcuno ci venga a prendere.
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La chiave di lettura per potersi godere questo disco è smettere di cercare riferimenti ai vichinghi e immaginare tutto come un concept su dei folletti incazzosi e strafatti di steroidi.
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