Celebrare la gloria di Roma con i DEOS: Augustus Omnipotens

Fa piacere che nelle province galliche si riconosca il ruolo civilizzatore avuto da Roma in quelle lande un tempo barbariche. Giulio Cesare approverebbe infatti con grande fermezza l’opera dei Deos, quartetto di potentissimi legionari provenienti da Annecy, incantevole paesino dell’Alta Savoia incastonato sull’omonimo lago. A dir la verità la fedeltà di quelle zone alla gloria di Roma ha carattere antico e fiero: quello era infatti territorio degli Allobrogi, bellicosa tribù già subietta nel 121 A.C. da Quinto Fabio Massimo (in seguito soprannominato Allobrogico anche per distinguerlo dal Temporeggiatore, il dittatore eroe della Seconda Guerra Punica), la quale partecipò attivamente alle campagne cesariane nella conquista e sottomissione della rimanente Gallia, che per qualche motivo continuava a fare resistenza. Invano, come noi sappiamo.

Ma non solo: gli Allobrogi furono tra quelle tribù che rimasero fedeli a Cesare e non vollero tradirlo per passare dalla parte del re barbaro Vercingetorige, come invece fecero altri. Grande è dunque l’amicizia tra Roma e gli Allobrogi, e di conseguenza tra noi di Metal Skunk e i Deos, autori di un black/death metal completamente devoto agli antichi fasti capitolini. Formati nel 2014, sono appena usciti con il loro quarto album che si chiama nientemeno che AUGUSTUS OMNIPOTENS (mi perdonerete il maiuscolo) ed è un concept totalmente incentrato sulla figura del primo imperatore romano. Tra di loro c’è pure un chitarrista aquilano pelato, di sicuro il gemello separato alla nascita di Cesare Carrozzi. La loro devozione all’Urbe è testimoniata anche dall’abbigliamento, come potete constatare voi stessi.

Ma il disco com’è? Ovviamente è bellissimo: del resto loro sono discendenti degli Allobrogi, guerrieri rinomati e leali a Roma, e noi siamo leali a loro. È molto diverso dai precedenti (che per la cronaca si chiamano Ghosts of the Empire, In Nomine Romae e Furor Belli) e in ciò segue la tradizione, perché in appena un decennio i Deos hanno avuto un’evoluzione nettissima, mai ripetendosi. All’inizio erano molto sinfonici, per certi versi più in linea con il black melodico di marca svedese anni Novanta, dopodiché sono passati per uno stile più d’atmosfera e ora sono finalmente approdati a lidi più affini al death metal, anche se il black rimane la loro cifra distintiva. Augustus Omnipotens è molto più diretto dei precedenti ed è strutturato soprattutto su ritmiche cadenzate che gli conferiscono un approccio marziale e tendente all’epico. Messe da parte tastiere e orchestrazioni, protagoniste dei dischi precedenti, l’atmosfera viene qui ricercata con diversi metodi. E funziona. Ora aspettiamo tutti un bel tour insieme ad Ade, Centvrion, Ex Deo e magari pure i Voltumna, così dissezionano un fegato di pecora e ci danno i pronostici per la Champions League. (barg)

2 commenti

  • Avatar di weareblind

    Ma il Cunctator ebbe anche forti critiche. Scipione, aggressivo, rase al suolo Cartago. Ma perché non iniziate a scrivere articoli in latino?

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    • Avatar di trainspotting

      Verissimo che la tattica del Cunctator all’epoca fu fortemente criticata, ma alla fine la storia gli diede ragione. Per gli articoli in latino ci possiamo pensare, magari facciamo uno dei nostri lauti contratti a qualche rinomato accademico per la correzione delle bozze.

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