Proust, le piattole, il Cocoricò e i TERROR CORPSE: Ash Eclipses Flesh
Se al protagonista de Alla Ricerca del Tempo Perduto è bastata una madeleine per rivivere dei ricordi di gioventù, a me è successo leggendo il nome della band death grind texana Terror Corpse. C’è meno poesia, sicuramente, ma in questa storia c’è un piattola-gate, cosa che Proust non credo abbia mai trattato.
Tanti anni fa, prima che entrambi ci trasferissimo altrove da Verona, avevo un amico, da qui in poi l’Amico, che era impallinato con la techno. Ma anche con la trance, l’hardcore e tutta l’elettronica estrema. Voleva sentire pompare la cassa e diceva che della melodia non gli fregava. Aveva centinaia di CD, vinili e terabyte di quella musica che io riuscivo a tollerare tra i 5 e i 10 secondi. Aveva una valanga di serate registrate al Dylan, famosa discoteca bresciana. Sapeva a memoria tutte le cazzate che diceva Franchino. Aveva pure comprato, dopo averlo ascoltato da me, Panzer Division Marduk in vinile, e aveva mixato Baptism by Fire facendone un pezzo mezzo black metal mezzo techno. Non era neanche male, mi ricordo.
L’estate del diploma delle superiori, io, l’Amico e altri due andiamo a Riccione in vacanza. Una sera ci chiede di andare al Cocoricò perché suonava chi sapeva lui. Non so se avete presente, anche solo di fama, che posto è il Cocoricò. Era, e forse è, una delle discoteche più famose del mondo. Un luogo leggendario tra gli appassionati di techno. Negli anni ’90 era di casa Rexanthony (figlio di Antonius Rex, ricordiamo, ndbarg). Nei 2000 ci hanno suonato Avicii, deadmau5, Skrillex, Van Buuren, Martin Garrix, nomi mondiali. Ovviamente, se vai in discoteca a 18 anni a Riccione, la serata comincia intorno alle 23 o meglio a mezzanotte.
Entriamo al Cocoricò intorno a quell’ora e subito l’Amico si piazza sotto la consolle. Vuole essere il più vicino possibile alla sorgente della musica, fissare le mosse del dj e i dischi che fa girare. Passano le ore e non si schioda nemmeno un minuto da là. È nel suo posto. La cassa pompa talmente tanto che in confronto quella di Litany sembra un suono per aiutare il sonno. Immaginate un TUNZ TUNZ TUNZ TUNZ TUNZ TUNZ ripetuto ossessivamente, senza mai una pausa.
Io e gli altri due, a un certo punto, diamo segni di cedimento. L’Amico è invece fresco come se fosse appena arrivato e, al contrario di quanto possiate pensare, vi assicuro che non si era calato niente né tanto meno aveva bevuto, visto che già allora, a 18 anni appena compiuti, era un salutista duro e puro. Uno che, mentre io e gli altri due dormivamo fino a mattino inoltrato, faceva 10 km di corsa sul lungomare. Gli diciamo che sarebbe il caso di tornare in albergo, sono le 4 passate ormai e ci stiamo fondamentalmente rompendo i coglioni. L’Amico vuole rimanere a tutti i costi. Gli altri due non ne hanno veramente più ed escono. Io rimango perché lui mi promette che mi avrebbe accompagnato a un concerto dei Marduk. Sapevo che non l’avrebbe mai fatto, ma non mi andava di rovinare la migliore serata della sua vita.
Rimaniamo fissi sotto la consolle, non c’è verso di spostarlo altrove. Andare al bar a prendere qualcosa da bere, o attaccare bottone con qualche ragazza è fuori discussione. L’Amico è lì solo per la musica, nient’altro. Nel frattempo è salito in consolle un dj che si era scordato l’accendino, e glielo passo io, più volte durante le rimanenti ore. Lui mi spiega chi è, come se dovessi essere onorato di passare da accendere a questo tizio, e io non so chi sia. Vorrei vedere se lui si sarebbe sentito onorato, che so, di passare un birra a Don “Lord Stomache” Decker degli Anal Blast. Io sì, ma l’Amico ne dubito. D’altronde la gente non sa cosa si perde a non essere metallari.
Restiamo dentro finché non finisce la musica, le luci si accendono e la serata finisce. Ormai è mattina, forse le 5.30, le 6 addirittura. Dalla piramide di vetro che sovrasta la discoteca entra la luce. Usciamo e troviamo gli altri due. Ci dicono che hanno dormito appoggiati a un albero. Si sono ricordati che le chiavi della stanza le avevo io e hanno dovuto aspettarci per forza. Torniamo in albergo a piedi perché non troviamo un taxi, e gli autobus non girano ancora a pieno ritmo, per cui il primo sarebbe passato dopo quasi un’ora. Ci facciamo circa 7 km e lo strazio è tanto. Uno degli altri due continua a grattarsi le palle e pensiamo abbia le piattole. Gli consigliamo di controllarsi il pube una volta arrivato in albergo, che non si sa mai. Le piattole sono i pidocchi del pube e possono essere fastidiose, soprattutto se sei al mare, hai 18 anni e esci ogni sera con la speranza di scopare. Arriviamo all’albergo, entriamo in stanza, noi tre ci buttiamo a letto. L’Amico no. Si fa un doccia, si cambia, mette le scarpe da corsa. Prende il suo iPod e ci dice: “Oh, io vado a correre. Mi sa che mi ascolto i Rotterdam Terror Corps ora. Vi aspetto in spiaggia”. Nessuno gli risponde.
I Terror Corpse hanno un nome pericolosamente simile a quel collettivo harcore-gabber piuttosto famoso, che l’Amico usò per darsi carica, semmai ce ne fosse stato bisogno, quella mattina. Loro però sono, come dicevo in apertura, una band death grind texana all’esordio con questo Ash Eclipses Flesh. Usciti a marzo di quest’anno con un EP di 18 minuti tutto ignoranza, death metal, grind e d-beat, tornano ora con un disco intero molto più sfaccettato. La base è sempre death metal, ma anziché pestare per tutto il tempo ora ci sono parti più lente con suggestioni alla Celtic Frost, tanto che a chiudere questo esordio c’è pure la cover di Into the Crypts of Rays. L’intero album è un misto di Incantation, Celtic Frost e hardcore (punk, no gabber). Il disco è vario, divertente e ben fatto. I Terror Corpse mettono assieme vari generi, amalgamandoli bene, senza suonare derivativi. La copertina è fichissima, i suoni pure. L’ascolto è assolutamente consigliato. È proprio uno di quei dischi che, per quanto mi riguarda, ora che ci avviciniamo a fine anno e bisogna cominciare a tirare le somme, può stare tranquillamente tra i migliori dell’ anno.
Quello col prurito pubico, alla fine, incalzato dalle nostre domande sul treno di ritorno verso Verona, ci disse che lui di piattole poi non ne aveva viste. Vai a sapere. Figurati se qualcuno ammetterebbe mai di averle prese. (Luca Venturini)




Rexanthony va ricordato per la cover di Vertigo che ne fecero i Labyrinth
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Scopare non è trve, però potrebbe essere hardcore radikult.
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