Mortuary Drape / Masacre / Dead Chasm / The Great Observer @Defrag, Roma, 20.09.2025
Per i THE GREAT OBSERVER è il secondo concerto in assoluto. E si difendono bene in un contesto non facile, davanti a un pubblico di veterani venuti ad ascoltare due formazioni storiche. Il disco d’esordio è in fase di mixaggio e si sente che il lavoro a tavolino è stato parecchio (oltre tre anni, dicono loro su Facebook). I pezzi sono abbastanza complessi e strutturati, un death metal dalle venature epiche e sinistre, compatibile con le sensibilità moderne ma dai riferimenti ben radicati nei classici, con qualche incursione in territori contigui al thrash più estremo di fine anni ’80. Le chitarre strizzano l’occhio alla dissonanza ma la batteria è secca e decisa; passaggi dal discreto gusto melodico si alternano a esplosioni di caos. Azzeccato anche l’uso della doppia voce. Attendiamo con curiosità gli sviluppi.

Fa sempre piacere incappare in una band conosciuta solo di nome, dalla quale non sai assolutamente cosa aspettarti e che in pochi minuti ti abbatte e ti costringe a trascorrere i giorni successivi a recuperarne la discografia. La performance dei DEAD CHASM è la più violenta e parossistica della serata, nonostante non manchino passaggi doom nel loro death metal urticante e cupo, accostabile al filone riaperto dai Dead Congregation. Sono solo in tre e alzano un impressionante muro sonoro dalla frenesia prossima al black metal più intransigente. Sono tutt’altro che novellini, nomi noti del sottobosco lombardo-veneto con lunghi curriculum al quale hanno aggiunto un capitolo interessantissimo. Partite dall’ultimo Ep Spectral Tyranny, uscito pochi mesi fa, e poi andate a ritroso. Se amate il genere non ve ne pentirete. La Transcending Obscurity conferma di avere un fiuto pazzesco. Forse stasera sono quelli che mi sono piaciuti di più, non me ne vogliano gli headliner.

Suonare Brutales masacres o Escoria a Roma, e in decine di altre città europee per i MASACRE è la rivincita di una vita. Negli anni ’90 il gruppo colombiano aveva una rete di contatti fittissima e il debutto su Osmose aveva suscitato notevole curiosità ma non riuscirono mai a promuoverlo in tour fuori dal loro Paese, al tempo teatro di violenze tali da rendere difficilissimo per i suoi cittadini ottenere visti per l’estero. È la rivincita di una vita e danno il meglio, con i brani più datati che risplendono di luce nuova grazie alla sopraggiunta maturità e un’esperienza dal vivo sempre più solida. Una Dios del horror è molto meglio sentita stasera che su disco.
Sono ormai tre anni che girano con molta costanza l’Europa e a volte fanno il tutto esaurito. Sono quelle riscosse che a volte la mezza età regala, consentendoti di affrontare la vecchiaia con pochi rimpianti. La risposta dei convenuti è calorosa, i Masacre la onorano con foga e intensità. Il cantante Alex Okendo, unico membro costante dei sudamericani (ma della formazione del glorioso Reqviem è tornato da un pezzo anche il chitarrista) non smette di sorridere. Si chiude con Death Metal Forever il cui ritornello viene urlato da tutti, inclusi i curiosi che l’avevano imparata sul momento.

Mentre i MORTUARY DRAPE iniziano a sciorinare implacabili la scaletta dello storico All the Witches Dance, come la colonna sonora di un horror all’italiana con effetti speciali di Giannetto De Rossi, mi viene presto in mente quanto scrisse Giuliano a proposito della loro recente data a Oslo. Ovvero, suonano troppo meglio di quanto sarebbe necessario e quell’atmosfera notturna che ci aveva fatto innamorare dei loro primi dischi esce sacrificata dalla precisione e dalla furia dell’esecuzione. È giusto così, da un certo punto di vista: sono questi i suoni e l’approccio dei Mortuary Drape di oggi. Il concerto però attinge dal passato, non dal percorso artistico che i piemontesi hanno intrapreso negli ultimi vent’anni.
Questa veemenza thrash si adatta bene, per esempio, agli estratti da Secret Sudaria, meno al materiale ancora più vecchio, dove tirare un pochino il freno avrebbe giovato. Anche perché non c’è tempo per respirare, le canzoni vengono sparate una dopo l’altra come le staffilate di uno dei demoni più incazzati della prima bolgia. Basso alto nel mix (da sempre una loro peculiarità), nessuna pausa, nessuna interazione con il pubblico, Walter è un officiante gelido che, sceso dall’altare, ci congeda tetro e ineffabile. La messa è finita. (Ciccio Russo)

Ola de violencia!
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