R.I.P. Jürgen Bartsch

Otto anni fa tornai a casa ed trovai la mia ragazza strangolata con una corda da bucato: si era impiccata. Il suo viso era quasi blu, lei era morta e l’unica cosa che potevo fare era tagliare la corda con un coltello e aspettare la polizia. Persi un amico per un’overdose di eroina. In un pub un altro tizio cadde tra le mie braccia e morì ucciso da acido cianidrico. Tornai a Grevenbroich per iniziare una nuova vita, ma poco dopo mia zia si suicidò impiccandosi. La morte mi perseguitava anche nei sogni. L’unico modo per uscirne è stata questa band, che mi ha permesso di incanalare tutti questi cattivi sentimenti in una cosa chiamata musica, una sorta di valvola di sfogo per tutti i miei incubi di morte e suicidio. Nel 1990 ho incontrato Matton, il cui padre si era suicidato quando era un ragazzo e la cui madre morì di cancro poco dopo. Le prime canzoni erano assolutamente negative, opprimenti ed oscure: così nacque Dark Metal, perché questa descrizione si adatta totalmente alla musica che abbiamo suonato.

Non sono passati neanche due giorni dalla scomparsa di Nisse Karlén dei Sacramentum che ci giunge oggi la notizia della dipartita, per una malattia non resa nota, di un altro dei membri storici della scena estrema anni ’90, vale a dire Jürgen Bartsch, fondatore e principale compositore dei Bethlehem. Il nome a qualcuno potrebbe fare venire in mente l’omonimo serial killer tedesco che uccise quattro adolescenti tra il 1962 e il 1966, ma non si tratta di alcun tipo di tributo o omaggio: lui si chiamava proprio così.

I Bethlehem sono senza dubbio da annoverare come il gruppo che ha posto le basi per quello che oggi conosciamo come depressive black metal, sebbene Jürgen abbia sempre tenuto a specificare di non volere che la sua band fosse classificata come black metal. Il loro esordio del 1994 (anche il loro disco più noto) si chiama infatti Dark Metal, un’inquietante miscela di doom e rifferama comunque legato al black metal che resta ancora oggi uno dei dischi migliori del genere, assieme al successivo Dictius Te Necare che riesce nell’impresa di essere ancora più nero e angosciante del precedente. Ecco, se volete approcciarvi al gruppo tedesco andate sul sicuro con i primi due che, per quanto mi riguarda, esprimono in modo perfetto l’essenza nichilista e profondamente malata della band.

In una vecchia intervista del ’96 lo stesso Jürgen affermò di aver creato i Bethlehem come valvola di sfogo per riversare in musica tutti i suoi continui incubi legati alla morte e al suicidio, a causa di una serie interminabile di disgrazie che ha subito nel corso della vita. E pare ci sia riuscito piuttosto bene. (Michele Romani)

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