Vent’anni di Crushing the Holy Trinity, split vessillo del black metal moderno

Chi anni fa ha avuto esperienze nelle fanzine o comunque nei media musicali si ricorderà dei CD promozionali; e chi era solito acquistare dischi direttamente dalle etichette si ricorderà come nel pacco ne arrivavano sempre 3 o 4, per invogliarti a comprare pure quei titoli o comunque farne pubblicità con gli amici. Il caro vecchio passaparola, anche oggi più indispensabile che mai nonostante tutto sia alla portata di tutti in tre secondi. Ora i promo sono completamente in disuso, io sono anni che non ne vedo uno simile a quelli del passato, ma ci sono ancora etichette piccolissime che, ad ogni ordine, ti mandano una compilation promozionale contenente un brano di ogni band del loro roster, reiterando una tradizione che man mano sta comunque svanendo. Eppure la pubblicità è l’anima del commercio, no? Hai comprato questo mio disco? Ti stimo ma ne pubblico anche altri, dai un’occhiata, magari potresti volerne uno.

Questa lunga e nostalgica intro è per aiutarmi a trovare un giusto inquadramento per Crushing the Holy Trinity, un triplo CD/vinile uscito per mano di Northern Heritage vent’anni fa e da molti considerato il miglior split album di tutti i tempi. Il fatto è che un titolo al quale partecipano sei gruppi diviso in tre parti (Father, Son, The Holy Spirit, i sottotitoli di ogni singolo supporto) e dalla durata complessiva di circa due ore hai voglia a chiamarmelo split: essendo tutti i gruppi coinvolti legati a doppia mandata con l’etichetta di Mikko Aspa – tutti finlandesi tranne i Mgla, e in tre dei sei è coinvolto Mikko in prima persona – il prodotto assume i connotati di un’autocelebrazione, ed è pure errato definirla compilation vista la non indifferente durata di ogni performance. Non si parla di un singolo brano da tre minuti o di un sample e basta: ogni band gode dello spazio di un EP, quantomeno. Ci aiuta allora il Garzanti, che alla voce compendio spiega “sintesi di cose diverse”. Ecco, adesso ci siamo.

Crushing the Holy Trinity è un compendio di tutta l’arte passata in qualche momento nel tempo negli scaffali dei negozi di dischi e prodotta da Northern Heritage, etichetta estrema in mano ad un personaggio pure estremo, ma con un cervello di prim’ordine e una visione a lunghissimo raggio di cosa sia la musica black e quante sfaccettature possa avere. In un’elegante confezione A5 sfoggiano la loro arte per primi i Deathspell Omega con la lunghissima Diabolus Absconditus, 22 minuti e mezzo di alternanze tra il religious black più catastrofico e ossessionante e passaggi che travalicano il concetto di heavy metal, dilagando nel rock/fusion, nel progressive acido, nell’ambient puro. Un brano concepito da menti aliene per menti aliene, malato, immemorizzabile anche se lo si ascolta diecimila volte. Uno dei loro prodotti più ostici in assoluto senza dubbio.

Mikko Aspa

Segue il progetto funeral doom-black di mister Aspa, gli Stabat Mater, con un brano da 18 minuti di una pesantezza oltre l’insopportabile, puro orrore messo in musica, l’ineluttabile destino nefasto che si avvicina a noi lentamente e di cui nulla può arrestare l’incedere inesorabile. Il secondo disco ospita Clandestine Blaze e Musta Surma, è il più breve dei tre e propone il classico black finlandese che riconosciamo ad entrambe le band: più diretto ed hardcore quello della band di Mikko, più debitore degli Horna quello dei Musta Surma. Rispetto ai due gruppi precedenti la differenza stilistica è abissale, ed è proprio quanto Crushing the Holy Trinity vuole significare: non esiste un unico modo di interpretare il black metal (e i suoi derivati), basta avere un minimo di mentalità aperta e si possono apprezzare molteplici sfumature l’una diversa dall’altra.

Mgła

Holy Spirit chiude la trilogia con la presenza dei Mgła, che per la prima volta pubblicano i pezzi dell’EP Power and Will. Il classico suono dei polacchi, frenetico, nervoso, sommessamente melodico e perfido fino al parossismo. Proseguono gli Exordium che sono tra tutti il gruppo meno noto (e anche gli unici che oggi non esistono più), il più rozzo e brutale, che vomita un raw black metal minimale, sudicio, ripudiante qualsiasi concessione alla melodia o a passaggi meno spigolosi. Anche Unevangel, il pezzo che conclude la loro scaletta (e quindi tutta la baracca), pur essendo lento per impostazione, è ossessivo ed è fonte di discreto malessere e disagio. Nella loro breve carriera queste caratteristiche sono state una costante, perciò, se avete piacere, riscoprite una band di rozzo satanico black metal meno conosciuta ai più.

Mi preme ribadire che qui sono radunate sei band straordinarie, una diversa dall’altra, neanche lontanamente paragonabili tra loro. L’autorevolezza del Garzanti non perde mai vigore: una sintesi di cose diverse. Detto che solo i brani di Deathspell Omega e Mgla sono stati ristampati in seguito, mentre tutti gli altri si trovano solo qui sopra, vale la pena confermare che in Crushing the Holy Trinity non ci sono creazioni che scendano al di sotto dell’eccellenza. È un vessillo, un modo di proclamare al mondo intero la propria importanza ed influenza, il più classico dei classici “va’ e di’ quanto Cesare è forte”. Un’operazione simile non è mai stata fatta da nessun altro, neanche da label ben più facoltose e strutturate, e non è mai nemmeno stata imitata. È il miglior “split” di tutti i tempi, dunque? Mah… non so. Ha veramente importanza? (Griffar)

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