Si fa presto a dire NWOTHM: i selfie delle vacanze in giro per il mondo

Raccolta, oggi, di uscite internazionali di metallo tradizionale formato diapositive delle vacanze. Non si fanno più le diapositive, chiaro, anzi, ci si fa un selfie e via. Ma il concetto è quello. Partiamo dalle spiagge della Catalogna coi SAVAGED, di cui ero convinto di aver già parlato l’anno scorso in un calderone NWOTHM e invece no. Pensate come sto. Ho bisogno di vacanze. Pensavo di averne parlato per la copertina vagamentissimamente priestiana (c’era una bestia e c’erano gli artigli) del disco precedente Night Stealer. Invece quella del nuovo Rising è solo brutta e non riesco a ricondurla al Canone. Noi, comunque, non ci siamo mai spaventati davanti a una copertina brutta e quindi Rising ce lo ascoltiamo e ce lo godiamo pure, come anticipazione della vacanza. Metallo pesante, un po’ speed, un po’ sleaze, tanto fonato. I Savaged sono degli onestissimi manieristi, non hanno guizzi, vezzi o troppi lazzi, suonano quadrati e hanno canzoni quadrate. Per loro il grunge non è mai arrivato, per la gioia di Mickey Rourke, Marisa Tomei e Stefano Mazza. I Savaged sono fermi lì, seconda metà degli anni ’80, quando non dovevi vergognarti di andare dal parrucchiere assieme a tua zia. Rising non farà la storia, ma il suo lo fa. Senza pretese. Texas Bloody Texas è la migliore, un po’ più epica e cattivella. Quanto ci vorrà in volo da Barcellona a Fort Worth?

C’è anche chi in vacanza prende un aereo intercontinentale e se ne va in Perù. Io a Machu Picchu sogno di andarci, ma soffro di vertigini e non so se ce la farei. Se mi capitasse di restare giù, in città, magari cercherei di assistere per lo meno ad un live degli HYENA , che in realtà però sono di Cajamarca, dalla parte opposta del Paese. About Rock And Roll è l’album d’esordio, direttamente su Dying Victims Productions. Il titolo dice già tantissimo, ma la direzione è ancora più esemplificata dal titolo del brano di chiusura (Keep it True). Metallo classico roccheggiante, voce acuta e roca, in falsetto solo raramente. Quintetto classico e ben attrezzato, canzoni nostalgiche ma non esattamente memorabili. Album praticamente tutto incentrato sulla corsa e sulla foga, le melodie che vengono fuori son quel che si riesce, i riff abbastanza anonimi. L’attitudine c’è, ce n’è anzi in abbondanza, quindi una base buona su cui costruire un seguito ci sarebbe. Per ora ci sono proclami come Metal Machine, Ready to Explode od Epitome of Evil. Purtroppo, oltre le buone, buonissime intenzioni, in mente resta poco. Forse conviene farsi coraggio, vincere le vertigini ed unirsi alla comitiva diretta verso le vette a Machu Picchu.

Vento balsamico dal Nord, perché c’è anche chi in vacanza va a cercare refrigerio in Scandinavia. Lo facciamo anche noi con la one man band norvegese che risponde al nome di MORAX. Sarebbe un esordio, The Amulet, ma magari non lo direste, così come non pensereste che questo tal Nygård faccia tutto da sé. Trattasi di metallo classico e oscuro, anni ’80, quindi Judas Priest, Mercyful Fate e Black Sabbath era Dio. Qualche riferimento, giusto per dire che questa NWOTHM non è di quelle iperprodotte, le chitarre suonano calde e il tono in genere è abbastanza oscuro. I riferimenti spesi non valgono per la voce, piuttosto grezza. Ma per chitarre e strutture sì. Il risultato? Non male, davvero, brani avventurosi e mediamente taglienti. Quando si rallenta (Seven Pierced Hearts), l’aria cimiteriale dei pezzi più evocativi di Heaven & Hell e Mob Rules si fa ingombrante. E la cosa non può che fare piacere. Se poi la coda sa di Melissa noi siamo solo più contenti ancora. Gran pezzo. Sta a metà disco e pure la seconda parte inizia alla grande, con un riff ancora più misericordioso, quello di Inverted Church. Morax suona comunque rozzo, schietto, abbastanza lontano dal revival fine a sé stesso (o dalla modalità cosplay). E The Amulet fa venire voglia di ascoltare di più, al prossimo giro.

E chiudiamo con una nota di patrio orgoglio, anche perché, ce lo dice il telegiornale, sono sempre di più gli italiani che per le vacanze scelgono il Bel Paese, o semplicemente di non allontanarsi troppo da casa. Saprete ormai tutti dell’esordio degli STREGA, con dentro gente di Darkend e Ponte del Diavolo, no? Forse non tutti, non ancora. Bene, Stryx Strega Strygae (repetita iuvant) è solo un Ep di tre pezzi, ma gagliardi assai. Blackened heavy metal, lo chiamiamo di questi tempi che esiste una definizione per tutto. Significa che gli Strega suonano heavy cupo e oscuro e che le voci sono tra scream e quasi-growl. Qualche vocina stile Re Diamante parla da sé, ma i tre brani vivono di vita propria e sono anche ben differenti tra loro. Sarà una produzione sporca e amatoriale, ma la sensazione è quella di trovarsi di fronte a un’uscita indipendente anni ’90, anche se tanto del metallo che si sente è anni ’80. Armonizzazioni di chitarre gemellate, synth retrò, sessione ritmica cavernosa che pare registrata in una cripta. Voci macabre, urla, una decisa attitudine melodica. Solo tre canzoni, ma pure quest’esordio promette davvero bene per il futuro. Chissà che anche l’anno prossimo ad agosto non si scelga di restare da noi. (Lorenzo Centini)

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