Mai dire banzai: ANIMALIZE – Verminateur
Son tornati i miei franco/asiatici preferiti, gli Animalize, il cui album precedente m’era davvero garbato, pur non essendo ancora, forse, da segnalare tra quelli di “prima fascia NWOTHM”. C’era però già un brano, a inizio scaletta, Samouraï de l’Univers, che avrebbe spettinato pure un fonatissimo cantante sleaze anni ’80. Per una band come la loro, che prende il nome proprio da una certa fase degli immensi Kiss, poteva già dirsi: missione compiuta. Ma dei veri kamikaze non possono fermarsi dopo un solo colpo ben riuscito, una vittoria isolata. Mirano per forza all’annientamento dell’avversario, e al proprio, nel frattempo, per la gloria dell’Imperatore. Per cui, ecco, che con Verminateur si avanza con ancora più spavalderia. Però tranquilli, non è questa la volta che gli Animalize si fanno saltare in aria, anzi, assestano un gran bel colpo, ma si sente che hanno voglia di prepararne degli altri, di dare filo da torcere ai nemici del Metallo fonato, gagliardo e stradaiolo.
Intanto, anche l’album nuovo ha un’apertura clamorosa, formato-banzai. Si intitola Armée de la Nuit, con le sirene del carcere in sottofondo. Provate a sentirla senza aver voglia di strillarne il ritornello nell’orecchio del vicino sul tremo, che sonnacchia beatamente mentre si reca al lavoro di primo mattino. Il mondo purtroppo ci pone dei vincoli, più o meno rispondenti a leggi e convenzioni, quindi adesso non importuno mica il mio vicino, pur sapendo che gli migliorerei la guornata, se in cuffia avesse pure lui gli Animalize. Che suonano sempre piu convinti, rocciosi, compiutamente melodici eppure semplici, agevoli, van giù come un cocktail tropicale fruttato. Occhio che la botta poi arriva.

Verminateur, insomma, ha le proporzioni di un gran bel disco di NWOTHM, di un suo sotto-sotto-sotto-stile particolare, ok, ma con le canzoni adatte a piacere a una platea più ampia dei soliti feticisti del metallo retrò. Già il secondo pezzo è un singolo mid-tempo, melodico e canterino, Damnée, con qualche ammennicolo-synth che fa tanto bei tempi andati e una chitarra solista di tutto rispetto. Anche quella di Cheval Astral. Ma con tutta l’attenzione melodica che volete, questo è un disco che a regime viaggia alla velocità di crociera di un caccia nipponico che va a schiantarsi contro una fortezza galleggiante. Prendere Verminateur stessa, un motore che carbura al massimo e una melodia contagiosa. Prendete Envahisseurs e i suoi cori.
Poi, certo, ci sono ben altre raffinatezze, ballate al pianoforte, synth horror, Tante, ma propio tante armonizzazioni di chitarra. Questo è un gran bel disco, non per i palati di tutti quelli che attingono al menu di Metal Skunk, ma per parecchi. Il salto di qualità rispetto a Meat We’re Made Of c’è e non solo per aspetti tecnici (registrazione, produzione). Spero non sia un problema per molti il cantato in lingua francese purché, signori, ammettiamolo, col Metallo ci sta da dio. Sai tempi dei Trust e dei Sortilège. Gloria al Metallo. (Lorenzo Centini)
