La pietra tombale dei NINE INCH NAILS: With Teeth

Qui è dove/quando le idee sono finite. With Teeth è il primo disco insignificante di una serie che non si è ancora interrotta, come Nine Inch Nails o con il proprio nome e cognome assieme al socio Atticus Ross la sostanza non cambia: quando va bene sottofondi quel minimo più gradevoli delle musichette da sala da attesa, quando va male tappezzeria sonora di cui vorresti liberarti alla stessa maniera in cui si scacciano le mosche da una stanza, aprire la finestra e sperare che spariscano presto. Come quasi tutti gli altri, quando Trent Reznor chiude con alcol e droghe è anche il momento in cui smette di avere qualcosa da dire; certo c’è anche il problema di uscire dopo una serie di dischi impossibile da eguagliare per quasi ogni altro essere vivente su questo pianeta, c’è poi il fatto che intanto siamo invecchiati tutti quanti e quello che significava moltissimo ieri a stento smuove una pallida fotocopia di quello che è stato ogni giorno in più che passa, però With Teeth era e resta robetta inerte, indegna di sprecarci del tempo su.

Un disco nemmeno brutto, ancora peggio: del tutto inutile. Suona bene ma non lascia niente, Reznor ha composto e registrato nuovi brani in cui parole vengono pronunciate senza che qualcosa (qualsiasi cosa) venga effettivamente detta, strumenti producono note che non toccano nessuna corda da nessuna parte di cervello e/o cuore; a sforzarsi si può provare a muovere la testa quando parte il ritornello del primo singolo The Hand that Feeds alla radio o nelle sale da ballo dei locali con serate metal in programmazione, ma è inutile mentire a sé stessi quando l’encefalogramma rimane piatto e la voglia di rimettere su qualsiasi altro disco diventa sempre più una necessità.

Ai tempi era facile fingere interesse per gli arrangiamenti strapompati dalla produzione extralusso di Alan Moulder, non cambiare canale quando a notte fonda partiva il video di Only diretto da David Fincher, perché le alternative facevano più schifo; oggi sono esercizi di fede completamente privi di senso. Per chiunque voglia emozionarsi per qualcosa, ci sono sempre i primi tre in ordine crescente (come Andrea Pazienza che parte tre giorni prima del concerto di David Bowie “per essere da quelle parti”: Pretty Hate Machine normale, The Downward Spiral via via sempre più grande, The Fragile il massimo grande), o anche moltissimi altri dischi di moltissimi altri musicisti in realtà. Adesso Trent Reznor è a posto col cervello, il conto in banca pingue e (sembra) manco l’ombra di un problema; bella per lui, ma egoisticamente lo preferivo coi nervi lacerati e in grado di cacciare fuori The Perfect Drug in cinque minuti perché serviva un pezzo per chiudere la colonna sonora di Lost Highway (giusto per citare il brano da lui più detestato e non scadere nell’ovvio tirando fuori uno qualsiasi dei grandi classici del disagio che portano la sua firma).

Vent’anni fa With Teeth si faceva ascoltare, ma non sentivi proprio niente; oggi, con quasi tutta la musica del mondo a portata di banda larga, si può tranquillamente ignorare come tutto il resto della sua produzione post–The Fragile. Citando le sue stesse parole quando ancora aveva la testa in fiamme: è buffo come tutto ciò che avevi giurato non sarebbe mai cambiato, ora è diversoWith Teeth ne è la rappresentazione plastica, oggi migliaia di volte più che allora. (Matteo Cortesi)

6 commenti

  • Avatar di killemallit

    Non condivido , grandissimo album , de gustibus

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  • Avatar di Gianlu

    Era da un po’ che mi mancava una recensione della serie “eh ma gli Iron dopo Piece of Mind solo merda…”. Meravigliosa trollata.

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    • Avatar di Nonleggerlo

      Pensare di impostare una recensione così, tra l’altro di un disco uscito tempo fa lo trovo davvero, grottesco, sinceramente spero sia una trollata perché davvero… una “recensione” del genere di un disco reputato inutile è davvero la quintessenza dell’inutilità

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  • Christian Princeps
    Avatar di Christian Princeps

    Ha ragione il recensore,questo disco è stato l’inizio della fine. Ed infatti, nonostante il gruppo sia ancora in attività, i loro dischi (di gran lunga) migliori rimangono “The downward spiral” e “The Fragile” usciti negli anni ’90. Un gruppo finito,che non ha più nulla da dire e campa di rendita(forse si salva un po’ solo “Year zero” del 2007)…..

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    • Avatar di Gianlu

      “Downward e Fragile i migliori”, sacrosanto. “With Teeht è il primo disco insignificante di una serie che non si è ancora interrotta” parere personale, contestabile, opinabile, superficiale e un tanto al chilo che faccio sono due etti e mezzo, lascio?

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