Splendidi quarantenni: SAVATAGE – Power of the Night
I Savatage pre-Paul O’Neill erano un gruppo già conosciuto nel circuito locale di Tampa in Florida. Stiamo parlando di una scena dove il Morrisound Studio ancora non era automaticamente associato al “suono Scott Burns”, che non era ancora in mente di Dio. L’Ep The Dungeons are Calling e soprattutto l’album Sirens già avevano mostrato un certo talento, in crescita esponenziale fin dai tempi in cui il quartetto era conosciuto col nome di Avatar.
Una sera, un solerte impiegato della gloriosa Atlantic Records decide di andare a vedere dal vivo in un locale alla periferia di Tampa gli Zebra, allora una delle bande di punta del catalogo più “popolare” dell’etichetta di Ahmet Ertegun, rimanendo folgorato dall’energia sprigionata dal gruppo-spalla, tali Savatage.
Inizia quindi un lento ma inesorabile lavoro teso al logoramento dei piani alti della casa madre, a New York City, tramite il quale il rappresentante A&R viene convinto a mettere sotto contratto questa formazione, che dal canto suo suona fresca, con delle belle idee e con un chitarrista FENOMENALE.
Jason Flom, questo il nome del capoccia responsabile dell’allargamento della scuderia Atlantic, vola a Tampa, dove si rende conto pure lui dell’energia sprigionata sul palco dal gruppo e del coinvolgimento del pubblico assatanato. Tutto è pronto dunque, e, anche se il demo registrato presso, ancora una volta, i Morrisound da Rick Derringer non convince, nulla può fermare la scalata dei Savatage a gruppo di culto di una scena metal che a questo punto si diffonde a macchia d’olio in tutta la nazione. Max Norman viene dunque allertato e i nostri, armi e bagagli, vengono spediti nel molto meno tropicale Nord-Est, ai Bearsville Studios precisamente, in quel dello stato di New York.
Il passo avanti rispetto a Sirens e Dungeons are Calling è gigantesco. Canzoni come la sinistra Unusual e in particolare In the Dream sono solo un’anticipazione di quello che verrà poi perfezionato in maniera assoluta e maniacale dall’innesto della penna di Paul O’Neill da Hall of the Mountain King in poi: la ricerca della formula perfetta del concept e della power ballad, tutte cose che i Savatage avrebbero padroneggiato alla perfezione da quel momento in poi. Innesti orchestrali, pianoforti e tastiere danno al tutto un tocco molto più maturo e sinistro allo stesso tempo, tanto che le composizioni hanno forse subito l’influenza del luogo spettrale presso il quale i nostri si accasarono: una residenza nota come Turtle Creek, dove già in passato avevano alloggiato gli Stones, Hendrix e John Lennon (Bearsville si trova non lontano da Woodstock). Come ricorda Jon Oliva,
“il luogo era sicuramente infestato. Ricordo distintamente quadri che mutavano inspiegabilmente. Un giorno vedevi una cosa e il giorno dopo, passando affianco allo stesso dipinto, ne vedevi un’altra”
Ci sono anche pezzi come Warriors, ispirato all’omonimo film di Walter Hill, ma soprattutto quello che rimane un vero inno nonchè uno dei riff più belli della storia dell’heavy metal, ovvero il pezzo eponimo, per il quale Criss Oliva escogita una genialata quale il variare leggermente dalla solita accordatura un tono sotto, abbassando il MI basso a DO, ottenendo così quello scurissimo e potentissimo suono che rende perfettamente l’infatuazione per la notte, e tutto ciò che è oscuro e misterioso, che avrebbe animato i Savatage in maniera così decisa anche su Hall of the Mountain King, dopo il mezzo passo falso di Fight for the Rock.
Criss Oliva amava particolarmente suonare Washed Out, che chiude il primo lato del disco, in quanto veloce e dritta al punto, senza troppi fronzoli. C’è anche un tentativo di arrivare alle radio nazionali con Hard For Love, composta su misura secondo lo stile al tempo imperante, un po’ glam e un po’ sleaze, con quei testi nemmeno tanto a doppio senso. D’altronde la Atlantic voleva sicuramente qualche ritorno dall’investimento fatto, e sicuramente Skull Session o Necrophilia non erano il materiale adatto, e nemmeno la raffinata In the Dream. Ad ogni modo il tira-e-molla con la casa discografica, che voleva cambiare il titolo in un più edulcorato Hot for Love, si conclude con gli Oliva che, testardamente e anche con un bel po’ di malizia, decidono di impuntarsi e non cambiare il raffinato riferimento alla nota funzione corporale.
Questo è l’album su cui continua anche la tradizione del “verso del gabbiano”, come mi piace chiamarlo. Ovvero le urla di terrore già presenti su Sirens e che qua troviamo su Fountain of Youth, canzone che i Savatage si portarono a Bearsville praticamente già pronta da Tampa, ispirata ad un pozzo di acqua fetida sito a pochi chilometri da casa Oliva, che avrebbe negli anni successivi attirato sempre più turisti in quanto si credeva che in quel luogo si trovasse la famosa fontana della giovinezza della leggenda di Ponce De Leon.
Dice ancora Jon Oliva:
“Dei primi tre dischi, Power of The Night era sicuramente il migliore, e ancora oggi fa la sua figura”
E personalmente sono d’accordo al 100% con lui, visto che questo rimane un classico intramontabile di puro heavy metal ottantiano che dà un’impronta importantissima a un suono che sarebbe poi diventato ancora più complesso ed elegante, regalandoci alcuni dei momenti più emozionanti della storia di questo genere. Almeno fino a quando non sopravvenne la tragedia, in forma di un maledettissimo ubriaco al volante che avrebbe potuto schiantarsi da solo su un palo, in quel triste giorno di ottobre del 1993. (Piero Tola)





so di andare controcorrente, ma a me la “prima fase” dei Savatage piace un sacco, più dell’ultimo periodo. Forse addirittura preferisco Sirens… Rispetto per tutto quello che viene dopo, ma non sono un gran amante delle orchestrazioni (e questo -metà anni 90- valse anche per Rage e Blind Guardian)
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Veramente sono con te, anch’io preferisco Sirens e i miei dischi favoriti di Rage e Blind Guardian sono Perfect Man e Follow the Blind.
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Questo disco è un’autentica bomba sonora. Diretto, potente, oscuro, melodico ed iconico, risulta essere una delle migliori produzioni dei mitici Savatage; e poi Criss era semplicemente unico…
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chi c’è stasera???
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Presente
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magari dovevo specificare, il numero preferirei non si vedesse in chiaro :)
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Ho salvato il numero di telefono e ho cancellato il commento, così non rimane qui alla mercé degli scammers. Ti scrivo quando arrivo all’Alcatraz, a dopo
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