Benvenuti alla festa alcolica dei TROLLFEST: Wilkommen Folk Tell Drekka Fest

Nel 2005 il genere zumpappero zumpappà metal è pienamente affermato e vede una piccola esplosione di nuovi gruppi dediti al folk metal, la maggior parte dei quali evidentemente suggestionati dalle possibilità di sfascio senza ritegno offerte dalla vita campestre e dal contatto stretto con la natura, ballando nudi tra gli alberi intorno al fuoco. In linea di principio tutto ciò era in netto contrasto con le primitive intenzioni del genere, la cui filosofia vedeva la ripresa della musica folklorica in quanto pagana e rituale; questa sensibilità è comunque rimasta affine alle frange più estreme dello suddetto genere, da cui l’adagio molto spesso declamato su queste pagine “il folk metal è una cosa seria”. Però noi siamo metallari, ci piace fare casino e ci mettiamo tempo cinque minuti a mandare in vacca tutto, e dunque ecco Wilkommen Folk Tell Drekka Fest dei norvegesi Trollfest, ovvero “benvenuti alla festa alcolica”.

Di fatto con questo loro debutto ci si diverte molto, dato che è ben suonato e risulta fresco pur essendo chiaramente derivativo. In qualche modo gli riesce di essere diverso da un qualunque lavoro dei Finntroll, al punto da rappresentarne una buona alternativa senza esserne totalmente una copia carbone. Forse è qui che gli fa gioco il lato goliardico del genere: laddove i colleghi finlandesi puntano tutto o gran parte sulle suggestioni fiabesche e fantastiche, con storie di battaglie e atmosfere sinistre vissute però da un punto di vista esterno e che dunque puntano a destare coinvolgimento con la meraviglia, qui i Trollfest interpretano semplicemente dei troll che bevono, fanno casino e, molto prosaicamente, si tirano le pentole in testa e litigano. E in fondo chi è che resiste alla tentazione di fare casino, non fate le verginelle. Soprattutto ai tempi, era evidente che si sentisse il bisogno di rompere ulteriormente le barriere del genere; non è un caso, secondo me, se in quegli anni si erano moltiplicati piccoli festivalini gestiti come feste della birra, le cose stavano andando in quel verso e i Trollfest sono stati tra quelli che ne hanno colto meglio lo spirito facendosi bizzarri alfieri del folk metal con spiedini di carne alla brace in mano. Skål! (Maurizio Diaz)

2 commenti

  • Avatar di Gabratta

    C’è stato un periodo nella mia vita, diciamo la prima metà degli anni 20, dove ero letteralmente impazzito per i primi 4 dischi dei Trollfest: soprattutto Villanden che credo sia ancora il disco con più ascolti sul mio last.fm (e che considero tutt’ora il loro migliore)
    Questo primo Willkommen Folk ha delle buone idee che mano a mano miglioreranno col tempo, soprattutto quando cominceranno ad incorporare roba balcanica (vero loro tratto distintivo rispetto agli altri colleghi scandinavi), ma appunto, le loro robe alla fine sono perfette per le serate a suon di carnazza e (tanto) alcool. Per quel che mi riguarda sono stati un must assoluto nelle grigliate di pasquetta in giro per i boschetti siciliani (le cosiddette “arrustute”) e non solo…peccato che li abbia persi di vista da qualche anno, anche se mi è capitato di imbattermi nel pezzo che hanno portato al Sanremo norvegese nel 2022, nel tentativo di rappresentare la Norvegia all’Eurovision: una roba banalissima e facilotta, ma comunque meglio dell’orribile pezzo che avevano portato i Keep of Kalessin qualche anno prima.

    Che poi, avessero portato Der JegerMeister (a proposito di Villanden) in quel circo che è l’Eurovision almeno ci saremmo divertiti

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