Splendidi quarantenni: BULLDOZER – The Day of Wrath

Scoprire da giovanissimo l’esistenza una scena metal anche in Italia fu per me una rivelazione straordinaria, che trovai fra le pagine di riviste come H/M, Flash e Metal Shock. Quelle pubblicazioni trasmettevano un entusiasmo contagioso per una realtà che, fino ad allora, sembrava appartenere solo ad altri paesi. Ma se già l’esistenza di una scena metal nostrana era sorprendente, lo era ancora di più scoprire che vi fosse un movimento di metal estremo, per quanto limitato, animato da gruppi underground e da pochissime band di spicco che formavano l’avanguardia del genere. Tra queste avevamo i Necrodeath a Genova, gli Schizo a Catania e i Bulldozer a Milano, che erano i più anziani. Il loro LP di debutto, The Day of Wrath, pubblicato nel 1985, è uno dei manifesti della primissima scena estrema italiana: feroce, ribelle e competente. Il legame con i Motörhead e, soprattutto, con i Venom era chiarissimo e lo si avvertiva per le scelte stilistiche, per il tipo di voce e per il suono, ma i Bulldozer riuscirono a rendere quel modello personale, con un’originalità tutta italiana. Per ragioni anagrafiche, io li conobbi con Neurodeliri (1988), grazie alle recensioni e alle citazioni sulle già citate riviste. Successivamente, in un negozietto trovai la MetalMaster Compilation, una storica raccolta, uscita nel 1990 e pubblicata dall’omonima etichetta, dove c’erano gruppi come Strana Officina, Sabotage, Turbo, Alastor, Death SS, Nuclear Symphony, Deathrage, Mondocane, Dragon, R.A.F. ed altri. In quella compilation c’era anche un brano dei Bulldozer, che mi colpì per la sua velocità e per l’argomento pornografico di cui trattava, anche quello una novità assoluta: c’erano già stati gruppi che avevano cantato di sesso sfrenato e perverso, per esempio i Venom con Red Light Fever e Teacher’s Pet, oppure gli W.A.S.P. con Fuck Like a Beast, poi i Bathory sarebbero arrivati poco dopo con Bestial Lust, ma a nessun altro era mai venuto in mente di inneggiare a una pornostar esistente e fare la cronaca di una sua performance dal vivo e di un qualche suo film, come in Ilona the Very Best.

I Bulldozer stavano all’avanguardia dell’allora nascente movimento thrash e lo facevano in un modo perentorio e personale. Da tutte queste grandi novità, mi nacque la curiosità di approfondire la loro discografia e scoprire il loro primo album, The Day of Wrath, del quale a marzo 2025 ricorre il quarantennale. Ho scritto che facevano thrash metal: in realtà, in quegli anni le etichette dei generi non erano ancora definite come oggi. Certo, si parlava già di speed, power e thrash, ma i confini di queste definizioni erano sfumati e tutto poteva significare molte cose diverse. Oggi i Bulldozer vengono considerati anche proto-black, una delle sfaccettature del loro stile che li rendono una band fondamentale per comprendere lo sviluppo del metal estremo in Italia e, con il tempo, nel mondo. Comunque sia, i Bulldozer riuscirono anche a diventare primi in un’altra impresa: farsi pubblicare dalla Roadrunner Records, cosa che per un gruppo esordiente italiano era non soltanto considerato impossibile, ma proprio al di fuori di ogni possibile fantasia. Ebbene, loro riuscirono ad attirare l’attenzione dell’etichetta, grazie a un EP in 7” di due canzoni, intitolato Fallen Angel, che uscì nel 1984 e che si fece notare all’estero, specialmente per recensioni negative. Nello stesso anno incisero un demo, realizzato in sole tre copie, due delle quali furono spedite per posta: una venne destinata a King Diamond, che speravano potesse far loro da produttore, ma che declinò, mentre l’altra andò alla Roadrunner. Il materiale venne inciso per l’LP d’esordio poco dopo, con la produzione di Algy Ward dei Tank, mentre la terza copia dell’ineffabile demo del 1984 rimase nell’archivio del cantante AC Wild e, riscoperta nel 2013, venne poi usata per la ristampa a cura della F.O.A.D. Records col titolo di The Exorcism.

Quello che fu The Day of Wrath lo possono sentire tutti: un heavy metal primordiale, veloce, arrabbiato, spesso oscuro e maligno. Il tenore dei testi è parallelo allo stile musicale: parlano di orrore, follia, ribellione e sono accompagnati a volte da un umorismo nerissimo. Come dicevo, la stampa dell’epoca, anche quella specializzata, criticò duramente i Bulldozer, definendoli troppo grezzi e poco capaci di suonare, ovvero le tipiche osservazioni negative che ricevevano tutti i gruppi estremi, ma questo non frenò l’ammirazione da parte dei giovani metallari, i quali invece cercavano proprio di ascoltare gruppi che andassero in questa direzione di crescente velocità, pesantezza e oscurità. Dopo questi quarant’anni che sono trascorsi, The Day of Wrath ha mantenuto intatto il proprio grandissimo fascino e rimane un album imprescindibile, un documento storico di quando a livello mondiale il movimento estremo era agli esordi, in Italia ancora non esisteva niente di simile e i Bulldozer, insieme a una manciata di colleghi, contribuirono a gettare le fondamenta per tutto ciò che sarebbe venuto dopo. (Stefano Mazza)

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