Birra del discount e risse alle giostre coi MANTAR: Post Apocalyptic Depression

Al contrario di chi ne ha scritto prima di me e da come loro stessi si descrivono, ho sempre pensato si senta benissimo che i Mantar sono un duo. La scelta di escludere uno strumento spesso deriso ma praticamente insostituibile come il basso ti costringe inevitabilmente a coprirne in parte la mancanza, limitando alcune scelte stilistiche e costringendoti a propendere per altre. Questo però non implica che non si possa creare qualcosa di bello ovviamente, e Transilvanian Hunger ce lo dimostra. Con una chitarra e una batteria anche i Mantar di roba bella ne hanno fatta parecchia, sempre pregna di un’attitudine underground grezza e verace come un veneto che va a messa la domenica mattina e appena fuori bestemmia all’aperitivo prima di pranzo. The Modern Art of Setting Ablaze, per quanto mi riguarda, è stato il loro picco più alto. Con il successivo nonché penultimo Pain is Forever and This is the End (non conto Grungetown Hooligans II, essendo un disco di cover) hanno però iniziato ad avere alti e bassi all’interno dello stesso lavoro, un po’ per via dello stile sempre simile, un po’ per il limite di cui sopra.

Questo Post Apocalyptic Depression mi dà la stessa impressione. Intendiamoci: idee buone ce ne sono e le canzoni sono per lo più orecchiabili, ma manca quell’atmosfera più oscura e perversamente malvagia dei primi dischi, che ora è bilanciata da un suono più rock’n’roll, tutto birre da quattro soldi, tori meccanici, auto cassonate e ehi-tu-che-hai-da-guardare-vuoi-fare-a-botte?. Inoltre, e questa è la pecca più grande, l’album poggia praticamente tutto su cosidetti mid-tempo che girano in un raggio di bpm ( ovvero i battiti per minuto del metronomo) abbastanza stretto; qualche sfuriata o qualche rallentamento in più avrebbe aiutato a renderlo meno ripetitivo. C’è di buono che i Mantar sono comunque ben lontani dall’andare col pilota automatico, sono ancora riconoscibilissimi con il loro stile che sfugge a definizioni strette e qualche pezzo figo lo tirano fuori sempre, come Rex Perverso, Halsgericht o anche Axe Death Scenario, per cui anche questo Post Apocalyptic Depression lo si ascolta volentieri, in fin dei conti. (Luca Venturini)

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