ANORA, il meno peggio tra i film in corsa agli Oscar
In un differente periodo storico, uno in cui escono anche bei film, Anora starebbe molto in basso in un’ipotetica classifica “Il Meglio del 2024”, probabilmente non ci entrerebbe nemmeno; purtroppo la realtà è diversa e tocca accontentarsi. Comunque i pregi superano i difetti quanto basta per sorridere, che vista l’aria che tira è più che abbastanza: intanto è il primo film di Sean Baker con dentro solo attori professionisti, si capisce dalle prime inquadrature ed è un gran sollievo. Qui niente freak, casi umani e derelitti in generale, illusi con prospettive inesistenti di sfondare a Hollywood e sfruttati per solleticare le morbosità festivaliere di quello stesso tipo di pubblico che normalmente si ferma a guardare gli incidenti prima che i paramedici vengano a rimuovere il cadavere – ad es. la vecchia di Starlet, prima e ultima volta in un film, morta poco tempo dopo la fine delle riprese; i ragazzi di vita protagonisti di Tangerine, prostituti di colore e pure trans, anche per loro prima e ultima volta; la mamma in The Florida Project, raccattata dalla strada e ributtata per strada, ora la trovi su Onlyfans. Di conseguenza, la trama e il suo sviluppo sono molto meno ricattatori rispetto al diabolico standard bakeresco (già in Red Rocket aveva iniziato a imboccare in parte la strada del disimpegno rispetto al lercissimo, voyeuristico resto): certo non manca il disagio, naturalmente il catalogo di brutta umanità non è che sia evaporato di colpo – qui c’entrano una prostituta alla Pretty Woman, multietnica e sbarba in ossequio ai tempi che corrono, e la malavita russa che invece è sempre attuale, da James Gray Little Odessa/I Padroni della Notte a David Cronenberg La Promessa dell’Assassino – ma il degrado vero si intravede soltanto per un attimo, di colpo, passa e se ne va tanto rapidamente da risultare indolore se non ti ci fermi e non ti ci sforzi a pensare. Tutto il resto sono gag una dietro l’altra, e più aumentano le bassezze più ci si ammazza dalle risate come forse giusto i nostri nonni coi film di Jerry Lewis. È stato fondamentale per me vederlo al cinema, in una sala piena dove tutti ridevano al momento giusto, ed era pieno di momenti giusti; a casa non sarà mai la stessa cosa.
A non cambiare, a prescindere dalla condizione in cui lo si vede, è la prova titanica di Karren Karagulian, il pilastro su cui si regge l’intera fragilissima impalcatura del film. Con qualunque altra faccia e qualunque altro corpo, Anora sarebbe stato un errore; così invece diventa l’unico film in grado di ricordare Fuori Orario (il migliore Scorsese di sempre quando non sei dell’umore per vedere mafiosi o prenderti male con le sceneggiature di Paul Schrader sbronzo/strafatto) e tutto il meraviglioso portato storico annesso – l’eccellenza della cocaina negli anni 80, quanti soldi in più girassero, la qualità della vita, la quantità di pensieri in meno, il potere d’acquisto della moneta qualunque essa fosse, e tutto il resto che oggi è solo il pallido simulacro di un’idea che i più quando va bene ricordano molto alla lontana, quando va male possono solo sperare di avere l’astrazione per immaginare. In questa successione di belle immagini e ricordi indotti (reali o artificiali che siano) l’interpretazione di Karren Karagulian è del tutto a livello, quando non superiore, con i più clamorosi esempi di attori che si sono annullati nel personaggio che hanno interpretato: Robert Mitchum/Harry Powell, Martin Sheen/Kit, Gene Hackman/Harry Caul, Jack Nicholson/Jack Torrance, Ray Liotta/Henry Hill… da oggi e per sempre, Karren Karagulian/Toros. Al confronto, tutti gli altri diventano poco meno che fastidiose comparse, inclusi la protagonista (Mikey Madison, il nuovo sogno bagnato dei nerd che ne capiscono di cinema) e il tirapiedi sensibile Yura Borisov, la stessa faccia che interpreta lo stesso ruolo direttamente da Compartment No. 6 ma in versione parecchio depotenziata. Vale la pena vederlo per le gran gag e il più spettacolare attore intercettato in un film negli ultimi decenni; qualsiasi altro sottotesto è risibile, fasullo quanto una banconota da tre euro, pretestuoso e infingardo più di una qualsiasi tribuna elettorale, e in generale Anora resta una cosetta indie americana come negli anni 90 ne uscivano a camionate (ognuna meglio di questa). Ma per il 2024 e come è messo l’occidente nel 2024 diventa oro puro; per quel che mi riguarda, molto probabilmente l’unica visione al cinema dopo la quale non mi sia maledetto per la decisione volontaria di entrarci e rimanerci. (Matteo Cortesi)


pezzo di Cortesi in cui dice che era tutto meglio quando era giovane e bello, tipo la Fallaci. Solo che questa volta parla di cinema. Sempre lo stesso schema. Non vi siete rotti il cazzo pure voi?
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