Non cazzeggiate sul ghiacciaio: UNGFELL – De Ghörnt
Gli Ungfell li conosciamo bene: ce ne parlò il sempre prodigo Griffar in occasione di Es Grauet, che si rivelò un capolavoro di black & folk montano, arrivato a seguito di una carriera già ricca di ottime uscite. Per chi non li conoscesse, sono un duo di svizzeri che si sono formati nel 2014 e che si sono distinti fin dagli esordi per la loro fusione di elementi popolari alpini con sonorità black metal. I due musicisti sono Menetekel, che si occupa della composizione e della maggior parte degli strumenti, ovvero chitarra, basso, tastiere e fisarmonica; lo accompagna Vâlant alla batteria e alle voci supplementari. Un’altra caratteristica è la loro capacità di raccontare storie ispirate da leggende e racconti popolari alpini, con uno stile derivato a volte dalla musica medievale e rinascimentale, anche grazie all’aggiunta di strumenti tradizionali e non convenzionali. Insieme ad altri gruppi loro connazionali, fanno parte del Helvetic Underground Committee, una sorta di circolo organizzato per la diffusione del metal estremo svizzero, per l’appunto. Hanno un blog e lo trovate anche su Facebook. Non mi stupirei se la mente unica dietro a questa associazione fosse proprio Menetekel, dal momento che lo ritroviamo dentro a quasi tutti i gruppi che la formano, sia come musicista che come produttore, a volte sotto nomi diversi. Comunque sia, non è sbagliato consultare le loro pagine di tanto in tanto, dal momento che dalla Svizzera arrivano spesso proposte interessanti.
De Ghörnt segna un parziale cambio di direzione per gli Ungfell, risultando più metal e meno folk rispetto al precedente Es Grauet: lo troviamo più tirato, la velocità dei brani è mediamente più alta e anche le scelte musicali sono fatte per valorizzare la spontanietà e l’energia. L’uso degli strumenti tradizionali, pur presente, è ridotto e tutto risulta maggiormente integrato nel tessuto black metal, rendendo meno evidente quell’aspetto teatrale e da rievocazione storica che caratterizzava i lavori precedenti, né troviamo quegli intermezzi che facevano da cornice ad ogni brano su Es Grauet, dal momento che qui notiamo solo qualche brevissimo momento introduttivo o qualche interludio. Dal punto di vista tematico, De Ghörnt è un concept che narra la vicenda di un ambizioso e avido cacciatore di montagna, il quale si spinge fino a un ghiacciaio, in particolare quello dell’Aletsch, e qui deve fare i conti con il mitologico Rollibock, una creatura leggendaria dal corpo villoso e la testa di capra che, secondo la tradizione alpina, protegge la montagna e punisce chi la danneggia o la sfrutta.
Le storie del Rollibock racontano che possa emergere con un fragore terribile, portando disastri naturali come valanghe o inondazioni, e in effetti si vede proprio una scena del genere sull’illustrazione di copertina del disco. Oltre al suo significato leggendario, il Rollibock è oggi un simbolo culturale della regione dell’Aletsch, utilizzato per sensibilizzare sulla necessità di proteggere l’ecosistema alpino. Sul piano musicale, l’album è un connubio straordinario tra ferocia e melodia. Pur rimanendo fedele alle radici black metal del gruppo, incorpora venature storiche e narrative che ampliano la gamma espressiva del disco. Il canto in dialetto svizzero-tedesco aggiunge autenticità e un legame profondo con il folklore locale, conferendo unicità a questa opera. La produzione è affidata all’esperto Greg Chandler (Esoteric), che è riuscito a trovare un perfetto bilanciamento per valorizzare tutti gli strumenti e la complessità del materiale sonoro degli Ungfell, in modo che tutto suoni ben definito, ma anche aggressivo quanto occorre in questi casi. In definitiva, De Ghörnt rappresenta un altro grande passo avanti per gli Ungfell: un album che riesce a sorprendere con una narrazione ricca, un suono potente e una notevole capacità di evoluzione. (Stefano Mazza)


