Io ed Edoardo Giardina partiamo dal comune con la più alta concentrazione di scrittori di Metal Skunk per chilometro quadrato e arriviamo al Legend. Al parcheggio sul retro troviamo un capellone che ci fa segno di mettere la macchina in un buco nel quale non stava manco una bicicletta. Il ragazzo si scusa se ha fatto da parcheggiatore abusivo e dice che voleva darci una mano a parcheggiare solo in cambio di informazioni su come uscire da lì. Afferma che il totem all’entrata non ha fatto nemmeno un bip. Lo rassicuriamo che è tutto normale e lo accompagniamo all’entrata del locale, salutandolo per separarci e lasciarlo al suo destino. Entriamo nella sala a metà concerto del gruppo sudamericano SELBST. Purtroppo fin da subito ci rendiamo conto che i ragazzi sono penalizzati da suoni orripilanti, la voce si sente a tratti, la batteria è indecente, insomma: uno schifo. Tra l’altro penso che loro stessi si sentissero male sul palco, perché sembrava che ognuno suonasse per i cazzi propri e in certi punti non si capiva proprio niente di cosa stessero facendo. Probabilmente non avevano un fonico con loro e si è decisamente sentito. Un gran peccato assistere ad una performance così, perché su disco non sono affatto male.

Usciamo per una birra e rientriamo trovando un suono di sottofondo e le luci già abbassate. L’ambiente ha già assunto un’atmosfera ieratica e poco dopo entrano loro, gli
ULCERATE. Solo un pugno alzato per salutare il pubblico e siamo investiti da una potenza annichilente con
To Flow through Ashen Hearts, traccia di apertura dell’
ultimo fantastico disco. È chiaro fin da subito che i neozelandesi, a differenza dei Selbst, un fonico ce l’hanno. Tutto è perfetto, i brani scorrono con un’intensità tale da lasciare i presenti senza fiato. È uno spettacolo potentissimo. Il trio non dice una parola, il pubblico è in completa adorazione estatica. Il batterista Jamie Saint Merat è quanto di più incredibile io abbia mai visto. Tecnico, pulito, fluentissimo, un gusto incredibile per gli arrangiamenti ritmici e melodici. Paul Kelland, cantante e bassista, parla solo prima del penultimo pezzo per ringraziare brevemente il pubblico. Non c’è molto da dire, se non che abbiamo assistito e partecipato a un rito artistico di superba fattura. Quando il concerto finisce e ritrovo Edoardo lui sapientemente riassume in due parole ciò a cui abbiamo assistito:
“Porca puttana!”. Il Milan nel frattempo vince in casa del Real Madrid. Una serata fantastica. Arrivo a casa e mi assale però l’angoscia. Il capellone sarà uscito dal parcheggio? Mi rivolgo a voi, lettori milanesi: se qualcuno passa in zona Legend può dar un occhio ed accertarsene? Aveva un’utilitaria bianca e una faccia simpatica. Grazie. (Luca Venturini)
“Dal comune con la più alta concentrazione di scrittori di Metal Skunk per chilometro quadrato”.
Sanguinetto (VR)?
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